GUICCIARDINI, Pietro (Piero)
Nacque a Firenze il 21 luglio 1808 dal conte Francesco e da Elisabetta dei marchesi Pucci, antica famiglia dell'oligarchia mercantile. Dal 1818 al 1824 frequentò l'Istituto fiorentino d'istruzione, di cui fu contemporaneamente allievo, seppur per breve tempo, Giuseppe Giusti. In seguito, dal 1825 al 1829, studiò presso la scuola dei padri scolopi di S. Giovannino. Già dal 1828 associato all'Antologia e al Gabinetto scientifico letterario di G.P. Vieusseux, con il quale fu anche promotore, 15 anni più tardi, dell'Archivio storico italiano, nel 1829 fu tra i 100 sottoscrittori delle azioni infruttifere della nuova Cassa di risparmio appena fondata dai suoi amici G. Capponi, C. Ridolfi e R. Lambruschini. Dal 1831 fece parte, insieme con il padre, della Società per promuovere il mutuo insegnamento, in cui ricoprì, per tre anni, la carica di tesoriere; dal 1830 fu socio dell'Accademia dei Georgofili. Nel 1833, essendogli stato affidato dal granduca Leopoldo II, già suo compagno di studi, il compito di riformare l'istruzione popolare in Toscana, si diede a raccogliere fondi per sostenere l'attività degli asili infantili, di cui fino al 1839 fu appunto il fondatore nonché l'organizzatore unico responsabile. La causa dell'educazione popolare univa allora in un clima di apertura ideologica i filantropi e i pedagogisti cattolico-liberali ai protestanti, le cui convinzioni cristiano-evangeliche vennero nel 1836 sposate dal G., che - sebbene non avesse ufficialmente aderito ad alcuna denominazione acattolica e dissentisse profondamente su punti essenziali di dottrina dai luterani come dai calvinisti - cominciò da allora a frequentare il culto della chiesa evangelica riformata di Firenze. Dopo un viaggio a Ginevra nel 1846, il G. passò dalla condizione di semplice fedele a quella di organizzatore e propagandista di un'opera di rigenerazione religiosa collettiva capace di penetrare in tutto il popolo senza dividerlo in sette e chiesuole.
Eletto il 28 genn. 1850 consigliere comunale a Firenze, si rifiutò, per ragioni di coscienza, di prestare giuramento e chiese di poter fare, invece, una semplice promessa. La sua domanda non venne accolta e fu perciò costretto a rinunciare alla carica. L'anno seguente, in maggio, fu condannato a sei mesi di dimora coatta con l'accusa di propaganda protestante ma, grazie alle pressioni diplomatiche britanniche, la pena fu commutata in esilio. Il G. diede allora inizio a lunghe peregrinazioni in Inghilterra (ove si fidanzò per pochi mesi, tra il 1855 e il 1856, con una giovane inglese e ottenne nel 1858 la cittadinanza), Scozia, Francia e Svizzera. Restò dunque lontano dalla Toscana fino al 1859, quando si illuse che il governo provvisorio di B. Ricasoli, seguendo un suo suggerimento, avrebbe sostituito alla religione di Stato la più ampia libertà di propaganda e di culto: "Il risultato del tutto negativo confermò la scarsa influenza esercitata dagli acattolici in genere e dagli evangelici in particolare, sulla politica ecclesiastica italiana e sulla soluzione del problema religioso, considerato quale coefficiente del processo dell'unificazione nazionale" (Jacini, p. 215).
Peraltro già dall'autunno del 1854 il G. aveva avviato a Nizza, con finanziamenti prevalentemente stranieri, una regolare opera di evangelizzazione, limitata in particolare agli Stati sardi ma pensata in prospettiva per tutta l'Italia. Uomo pratico più che guida teologica, portatore di un protestantesimo che sarebbe stato definito savonaroliano (Gangale, p. 18), affermava la derivazione della sua confessione dai riformatori italiani del secolo XVI, con ciò postulando la necessità di una Chiesa italiana autoctona, indipendente da ogni setta protestante e impegnata nel "rinnovamento morale e civile della coscienza degli italiani, quale base per la rinascita politica della nazione", in coerenza con i "principi del "puro Evangelo"" (Giorgi - Rubboli, p. VII).
Dividendosi tra il Piemonte e la Toscana e mantenendo sempre stretti contatti con i membri della Chiesa anglicana (dalla quale riceveva sussidi), dal 1861 al 1870 il G. collaborò alla vita delle chiese cristiane libere in Italia, che si collegavano alle chiese plimuttiste o darbiste d'Inghilterra. Suo braccio destro nell'opera di evangelizzazione, che ebbe presa soprattutto nell'ambiente contadino, fu T. Pietrocola Rossetti, con cui pubblicò a Torino nel 1864, in forma anonima, i Principî della Chiesa romana, della Chiesa protestante e della Chiesa cristiana: le Chiese protestanti "storiche" vi erano duramente attaccate e messe quasi sullo stesso piano di quella cattolica in quanto deviazioni dal modello dell'età apostolica, cui invece si faceva appello per una radicale intransigenza; vi era inoltre enunciato il principio della completa indipendenza di ogni congregazione, della libertà delle "radunanze", della varietà dei ministri della Chiesa e del loro carattere carismatico anziché professionale. L'opuscolo suscitò forti reazioni nelle file stesse dei "liberi", ai quali il categorico rifiuto opposto a qualunque forma di organizzazione e di disciplina ecclesiastica in nome della libertà dello spirito parve più che altro il trionfo del disordine. Nel giugno 1870, infatti, il G. non aderì alla fusione di 22 chiese libere in un'unica Chiesa cristiana libera d'Italia di forma presbiteriana e vi contrappose la sua corrente che prese poi il nome di Chiesa cristiana dei fratelli, e il cui organo di stampa fu La Vedetta cristiana, quindicinale affidato a Pietrocola Rossetti e il cui strumento di coesione e d'incontro fu l'"agape" di Spinetta.
Intanto, già consigliere comunale per due anni (1868-70) a Firenze, fu, sempre nel 1870, proposto come candidato per il collegio uninominale della sua città, ma venne nettamente battuto da Ricasoli. Da quell'anno in poi la precoce decadenza fisica, dovuta all'uricemia, all'artrite, alla quasi completa paralisi del braccio destro, al diabete e ai frequenti svenimenti, lo costrinse a una drastica riduzione dell'impegno per l'evangelizzazione; e ciò, insieme con calo degli aiuti finanziari causato dal fallimento della Banca Guarducci in cui erano depositati tutti i fondi, al progressivo estinguersi dei vecchi comitati, al contrasto dichiarato con tutte le confessioni protestanti, all'impreparazione culturale di molti evangelizzatori e alla morte di Pietrocola Rossetti, suo più fido collaboratore, causò inevitabilmente nell'opera da lui fondata un forte rilassamento.
Il G. morì a Firenze il 23 marzo 1886.
Tra le sue pubblicazioni di qualche rilievo: Documenti relativi al processo e incarcerazione del conte P. G. ed altri, esiliati dalla Toscana con decreto del 17 maggio 1851, Firenze 1851; Al popolo, ibid. 1851; e Rapporto sull'opera del Signore in Italia, Londra 1861-62.
Da ricordare in ultimo che il G. fu, durante tutto l'arco della sua vita, un abilissimo amministratore dei suoi poderi di Cusona, lavorando indefessamente per migliorare i metodi di coltivazione e per l'acquisto di bestiame. Sia per tradizioni familiari, sia per inclinazione personale, il G. fu uno straordinario collezionista di tutto quanto era reperibile nelle librerie antiquarie o si stava riproducendo sulla Riforma religiosa del secolo XVI in Italia. La Guicciardiniana, un insieme di oltre 10.000 volumi donati dal G. alla città di Firenze, annovera una delle più complete raccolte delle opere di Savonarola, più di 400 edizioni di Bibbie e numerosissime pubblicazioni dei riformatori italiani del Cinquecento.
Fonti e Bibl.: L'Archivio Guicciardini di palazzo Guicciardini in Firenze conserva 10 cartoni che contengono corrispondenza, circolari alle Chiese, documenti relativi alle cariche pubbliche, al processo e alla condanna del 1851, controversie religiose, appunti, articoli, materiale su asili infantili e scuole di mutuo insegnamento, cataloghi, ricevute e conti, nonché il carteggio relativo alla donazione della Guicciardiniana alla città di Firenze.
Per quanto riguarda l'interessamento britannico per la causa del G. nel 1851, cfr. Blue Books, vol. LXXII, 1854, p. 809: Tuscany, Correspondence between the British minister at Florence and the Foreign Office respecting the case of count G., May - June 1851. Sulla crisi tra J.N. Darby e le Chiese svizzere in seguito all'arrivo del G. a Nizza nel 1855: P. Duplan, Le Plymouthisme, son histoire et ses principales doctrines, Paris 1860, ad indicem. Sulla Guicciardiniana: T. Pietrocola Rossetti, La libreria G. sulla riforma religiosa in Italia nel sec. XVI nella Biblioteca nazionale di Firenze, Firenze 1877; D. Fava, La raccolta sulla riforma religiosa di P. G., in Id., La Biblioteca nazionale centrale di Firenze e le sue insigni raccolte, Milano 1939, pp. 137-140; G. Spini, introduz. a Il fondo Guicciardini nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze (catal.), a cura di L. Invernizzi, Scandicci 1984. Per quanto concerne il ruolo del G. nel protestantesimo del Risorgimento: F.S. Anderson, Heroes of the faith in modern Italy, London 1914, adind.; G. Gangale, Revival. Saggio sulla storia del protestantesimo in Italia dal Risorgimento ai tempi nostri, Roma 1929, pp. 20 s., 23, 87, 92, 94; C. Crivelli, I protestanti in Italia (specialmente nei secoli XIX e XX), II, Isola del Liri 1938, pp. 139-145; V. Vinay, Evangelici italiani esuli a Londra durante il Risorgimento, Torino 1961, ad ind.; R. Sylvain, Clerc, garibaldien, prédicant des deux mondes: Alessandro Gavazzi (1809-1889), I-II, Québec 1962, ad ind.; G. Spini, L'Evangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa cristiana libera d'Italia (1870-1904), Torino 1971, ad ind.; Id., Risorgimento e protestanti, Milano 1989, ad indicem. Sull'attività pedagogica del G. si veda, in particolare, A. Gambaro, I due apostoli degli asili infantili in Italia, in Levana, VI (1927), 1-2, pp. 27 s.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 255, sub voce. Tra le monografie cfr. C.A. Zanini, Del conte P. G., compiendosi il XVI anno di sua dipartita: discorso, Firenze 1902; S. Jacini, Un riformatore toscano dell'epoca del Risorgimento: il conte P. G. (1808-1886), Firenze 1940; D.D. Ronco, "Per me vivere è Cristo". La vita e l'opera del conte P. G. nel centenario della sua morte (1808-1886), Fondi 1986; P. G. 1808-1886. Un riformatore religioso nell'Europa dell'Ottocento. Atti del Convegno di studi… 1986, a cura di L. Giorgi - M. Rubboli, Firenze 1988; R.P. Coppini, P. G., un campagnolo toscano: vicende del suo patrimonio, in Rass. stor. toscana, XXXV (1989), pp. 49-58.