HEREDIA (Eredia), Pietro
Figlio di Carlo, segretario del duca Emanuele Filiberto di Savoia, nacque a Vercelli intorno al 1570, da famiglia di probabile origine spagnola.
Fanciullo cantore nel coro della cattedrale di Vercelli, studiò presso il collegio degli Innocenti di questa città; diventato accolito nel 1586, già nell'ottobre 1592 era sacerdote, come risulta da un documento in cui è menzionato con il soprannome di Spagnolino. Dopo l'estate 1594 si trasferì a Torino, entrando al servizio della corte di Carlo Emanuele I di Savoia come musicista. Dal 1597 ritornò a Vercelli come canonico del duomo, rimanendovi fino al 1610. Perduto il canonicato a seguito di una controversia con un altro aspirante al medesimo beneficio, lasciò Vercelli e si trasferì a Roma, presumibilmente prima del 1616.
In quell'anno, infatti, un suo mottetto fu pubblicato a Roma in una raccolta curata da F. Costantini e dedicata al cardinale Pietro Aldobrandini, contenente brani di diversi affermati autori dell'ambiente romano, fra i quali F. Anerio, G. Frescobaldi, R. Giovannelli, G.B. Nanino e S. Landi. Inoltre, un suo inno a 4 voci fu incluso (insieme con altri tre di G.F. Anerio) in una raccolta manoscritta, compilata nel secondo decennio del XVII secolo e appartenuta alla chiesa di S. Maria in Vallicella.
Alcuni anni più tardi, l'H. sembra essere ben inserito nell'entourage barberiniano; nel 1626, infatti, figura tra i musicisti che misero in musica varie poesie di Urbano VIII. A istanza del teorico musicale fiorentino Giovanni Battista Doni, l'H. mise in musica il sonetto in quattro parti, su testo del pontefice, Passa la vita all'abbassar d'un ciglio per voce sola e tre strumenti; il madrigale, condotto negli antichi modi dorico e frigio, fu poi pubblicato da Doni nel Compendio del trattato de' generi e de' modi della musica (Roma 1635) quale saggio delle teorie grecizzanti che egli intendeva riportare in auge, sfruttando la sua influente posizione nella cerchia di intellettuali che gravitavano intorno al cardinale Francesco Barberini, nipote del papa.
In un altro saggio del teorico fiorentino è ricordato il madrigale dell'H., "qui primus Donii nostri suasu specimen edidit veterorum ac genuinorum tonorum misturae" (Lyra Barberina, I, p. 114), alludendo qui ai due generi dorico e frigio che si alternano nella composizione. La comune appartenenza al milieu barberiniano e i rapporti fra l'H. e Doni sono testimoniati anche dai due brevi saggi di teoria musicale che il fiorentino dedicò al musicista vercellese: Discorso secondo del diatonico equabile di Tolomeo (ibid., I, pp. 356-364) e Degli obblighi ed osservazioni de' modi musicali (ibid., II, pp. 226-232).
Non sappiamo se l'H. fosse inquadrato stabilmente in una delle cappelle romane o prestasse regolare servizio in una chiesa. Pietro Della Valle, parlando del modo di "sonare per reggere un coro", afferma che "con tutto che la musica non sia la sua professione [dell'H.], lo fa tanto bene, come più volte abbiamo sentito nella chiesa del Gesù dove per sua divozione va spesso a sonare, ché io non posso credere che alcuno dell'età passata lo abbia fatto meglio di lui" (Della Valle, p. 160). In effetti il nome dell'H. compare regolarmente dal 1617 al 1629 fra gli organisti esterni ingaggiati per le maggiori solennità nella basilica di S. Pietro in occasione dell'esecuzione di musiche policorali. Dai pochi documenti che lo riguardano sembra emergere la sua familiarità con gli ambienti dei gesuiti, in particolare con il Seminario romano. Tullio Cima, maestro di quest'ultima istituzione, in una lettera del 1630 con cui chiedeva di essere assunto come maestro di cappella del Collegio germanico-ungarico, citava come testimone delle sue capacità "il signor Pietro Heredia" (Culley, pp. 328 s.), personaggio evidentemente ben noto negli ambienti gesuitici romani. Stando agli Annali di Girolamo Nappi, nel 1639 l'H. risulterebbe essere stato maestro di cappella al Seminario romano, ciò che spiegherebbe anche la sua attività di organista al Gesù, chiesa normalmente utilizzata per le cerimonie del Seminario (Casimiri, 1938, p. 61).
Secondo De Gregory (IV, p. 302), l'H. morì a Roma nel 1648.
Le sue musiche pervenuteci appartengono al genere sacro, sia in stile concertato, sia in stile "pieno". Una sua Missa super cantu Romano (1635) utilizza come motivo tematico una popolare melodia delle litanie della Beata Vergine, particolarmente diffusa a Roma e nell'Italia centrale. Due messe a quattro voci dell'H. vennero incluse da Florido De Silvestris in una raccolta accanto ad altre di Palestrina e G.F. Anerio: la Missa noni toni e la Missa pro defunctis; la seconda reca l'iscrizione "Missa pro defunctis / Clarissimi viri d. Raphaeli Magiotti suasu a Petro Heredia composita, eidemque inscripta".
Opere manoscritte: Missa super cantu Romano (4 voci e basso continuo; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mss., 16233, ottobre 1635; altre copie in Roma, Arch. del Gesù, e Münster, Bibliothek des Bischöfliches Priesterseminar, Santini-Sammlung; altra versione a 6 voci e organo, secundi toni [1635], Ratisbona, Proske-Bibliothek, BH.6258); Magnificat sexti toni (8 voci, ibid., BH.5259); Magnificat (8 voci in 2 cori e basso continuo; Trento, Biblioteca musicale L. Feininger, F.P. 95/1-9); Popule meus quid feci tibi (7 voci in 2 cori; ibid., F.P. 159/1-7; ed. moderna, a cura di L. Feininger, Trento 1970); Contristatus et dolens (5 voci; Bologna, Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale; Bergamo, Biblioteca civica "Angelo Mai", C.2.31.2; Vercelli, Archivio del Duomo); Libera me (4 voci; Padova, Biblioteca Antoniana); Lucis creator optime lucem (4 voci, Roma, Biblioteca nazionale, Mss. Mus., 144, cc. 9-16); Ave Regina coelorum (8 voci e basso continuo; Roma, Arch. del Gesù); Dixit Dominus primi toni (1632; 16 voci in 4 cori, Ratisbona, Proske-Bibliothek, BH.6257, attribuito anche a B. Graziani: Haberl, p. 39); Christus resurgens (8 voci, ibid., BH.6257, attribuito all'H. da Haberl, p. 26). Le seguenti opere sono conservate tutte nell'Archivio del Duomo di Vercelli: Missa Corona aurea et alia XIII vocibus concinenda; Messa da requiem (4 voci e basso cont.); Messa da morto (4 voci); Kyrie (7 voci). Magnificatprimi toni (4 voci); secundi toni (8 voci); tertii toni (5 voci); quarti toni (4 voci); quinti toni (6 voci); octavi toni (5 voci); octavi toni (8 voci); mottetti: Sacrorum cantionum (11 mottetti a 4 voci); Alleluia - Beatus vir sanctus Martinus (4 voci); Alleluia… Vercellarum episcopus (8 voci e basso cont.); Alma Redemptoris Mater (4 voci); Alma Redemptoris Mater (6 voci); Ave maris stella (6 voci); Ave regina coelorum (6 voci); Beati Eusebii (4 voci); Benedictus es Domine (9 voci); Cantemus Domino (3 voci); Credidi (12 voci); Circumdederuntme (4 voci); Conditor alme siderum (4 voci); Confitebor tibi (2 voci); Confitebor tibi (12 voci); Cum pervenisset beatus Andreas (4 voci); Domine quando veneris (4 voci); Eructavit cor meum (4 voci); Hic este vere martyr (8 voci); Laetamur Vercellenses (4 voci); Laetare Hierusalem (4 voci); Lauda Sion (4 voci); Manifestavit se iterum Iesu (4 voci); Maria stabat ad monumentum (8 voci); Nunc dimittis (4 voci); O sacrum convivum (4 voci); Panis angelicus (4 voci); Quam dilecta tabernacula (2 voci e 2 strumenti); Reginacoeli (4 voci); Rorate coelis (8 voci); Salve Regina (4 voci); Salve Regina (6 voci); Simile est regnum coelorum (4 voci); Veni sponsa Christi (2 voci); Videntes stellam magi (3 voci e basso cont.); Vultum tuum deprecabuntur (4 voci); Cantata non liturgica (8 voci); Aeterna Christi munera (3 voci); Sanctorum meritis (3 voci); Iustus ut palma (3 voci); Corona aurea (3 voci); Veni sanctae spiritus (3 voci); O bone Iesu adoro te (3 voci); Fuge dilecte mi (3 voci); Anima nostra (3 voci); In medio Ecclesiae (3 voci); Anima nostra exultabit (3 voci); Dominus Iesus in qua nocte (3 voci); In reditu episcopus ad cives (3 voci); Inviolata (3 voci); DomineIesuChriste (3 voci); O bone Iesu o piissime (3 voci); O bone Iesu exaudi me (3 voci); Iam sol recurrit aureus (3 voci); Cantemus Domino (3 voci); Victimae paschali laudes (3 voci).
Opere stampate: Anima mea (3 voci), in Selectae cantiones eccellentissimorum auctorum… a Fabio Constantino… simul collectae. Liber primus, opus tertium, Romae 1616; Passa la vita all'abbassar d'un ciglio, ibid. 1635 (1 voce e 3 strumenti; edito parzialmente in L'arte musicale in Italia, a cura di L. Torchi, Milano 1897-1908, IV, pp. 35-38); Missa noni toni (4 voci) e Missa pro defunctis (4 voci), in Messe a quattro voci, le tre prime del Palestrina, Roma 1646; 2ª ed., ibid. 1662; copie manoscritte della Missa noni toni sono conservate in Lucca, Biblioteca del Seminario arcivescovile, B.262 e B.278 (datate rispettivamente 1797 e 1717); B.286 (sec. XVIII: "trasportata alla quarta sotto e con alcune variationi di maggior comodo dei cantori").
I titoli di altre opere dell'H. sono elencati in un documento conservato in Roma, Arch. del Gesù, b. XXV, n. 1049.
Fonti e Bibl.: Vercelli, Arch. del Capitolo del Duomo, Atti capitolari, vol. 34, cc. 93v, 95; G.B. Doni, Lyra Barberina amphichordos, Florentiae 1763, I, pp. 114, 356; II, p. 226; P. Della Valle, Della musica dell'età nostra (1640), in A. Solerti, Le origini del melodramma, Torino 1903, pp. 148-179; G.A. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, Torino 1819-24, III, p. 255; IV, p. 302; C. Negri, Brevi considerazioni sull'evoluzione storica ed estetica della musica. Biografie dei musicisti vercellesi, Vercelli 1909, pp. 109 s.; S. Cordero di Pamparato, I musici alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia, in Biblioteca della Società storica subalpina, CXXI (1930), pp. 31-142; R. Casimiri, Annotazioni. Un'antica melodia… ancor vivente!, in Note d'archivio per la storia musicale, XI (1934), pp. 93 s.; W. Kurthen, Die Missa "super cantu Romano" von Pedro H., in Kirchenmusicalisches Jahrbuch, XXXI-XXXIII (1936-38), pp. 55-57; R. Casimiri, "Disciplina musicae" e "mastri di capella" dopo il concilio di Trento nei maggiori istituti ecclesiastici di Roma, in Note d'archivio per la storia musicale, XV (1938), pp. 61-64; H.E. Bach, P.H. und seine "Missa super cantu Romano", in Musica sacra, VII (1962); E. Maggini, Catalogo della Biblioteca del Seminario di Lucca, Milano 1965, pp. 288, 340; T.D. Culley, Jesuits and music. A study connected with the German College in Rome during the 17th century and their activities in Northern Europe, Roma-St.-Louis, MO, 1970, pp. 174, 328 s.; Manoscritti musicali inediti della Cappella eusebiana (catal.), Vercelli 1983, ad nomen; Catal. del Fondo musicale della Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II di Roma, Roma 1989, pp. 142 s.; A. Morelli, Note storiche sui manoscritti musicali della Biblioteca nazionale di Roma, ibid., p. 19; A.P. Sciolari Meluzzi, Il ritrovamento e l'inventariazione del fondo manoscritto dei secoli XVIII e XIX nella prima chiesa dei gesuiti, in Revista de musicología, XVI (1993), 6, pp. 3673-3683; F. Hammond, Music & spectacle in Baroque Rome. Barberini patronage under Urban VIII, New Haven-London 1994, pp. 63 s.; C. Lunelli, I manoscritti polifonici della Biblioteca musicale L. Feininger, Trento 1994, pp. 46 s.;, Bibliothek Franz Xaver Haberl, Manuscripte BH 6001 bis BH 6949, a cura di D. Haberl, München 2000, pp. 26, 38 ss.; G. Rostirolla, L'Archivio musicale della chiesa annessa all'ospedale di Santo Spirito, in L'antico ospedale di Santo Spirito dall'istituzione papale alla sanità del terzo millennio. Atti del Convegno…, Roma… 2002, in Il Veltro, XLVI (2002), 2, pp. 306 s.; TheNew Grove Dictionary of music and musicians (ed. 2001), XI, p. 411; DieMusik in Gesch. und Gegenwart (ed. 2002), VIII, coll. 1378 s.