HOLL, Pietro
Nacque a Roma il 2 maggio 1780 da Giuseppe, falegname, e da Olimpia Crescenzi. La sua formazione artistica si svolse presso l'Accademia di S. Luca, ove frequentò i corsi di architettura. Appena quindicenne, si aggiudicò il primo premio nella terza classe del concorso Clementino del 1795 con tre tavole acquerellate rappresentanti l'Altare del Ss. Sacramento nella basilica Vaticana; nel 1801 vinse, ex aequo con L. Baldi, il secondo premio del concorso Balestra, avente a oggetto la progettazione di una "Scuola militare per l'istruzione della Compagnia del Genio" (Marconi - Cipriani - Valeriani, nn. 1138-1143), nel prospetto della quale si ravvisa "l'uso di fregi, di coronamenti figurativi, di bugnati" successivamente utilizzati al teatro Argentina (Cardilli).
Nel 1804 l'H. redasse, con tutta probabilità in seguito a rilevazioni eseguite personalmente, una pianta degli scavi di Ostia, "la più antica tra quelle redatte con moderni criteri di rappresentazione", nella quale era riportata la situazione "successiva agli sterri settecenteschi effettuati dai cercatori di oggetti da collezione e alle campagne di scavo condotte da Giuseppe Petrini fino al 1804" (Lenzi).
La formazione dell'H. proseguì nello studio di A. De Dominicis, presso il quale fu primo architetto giovane (Guattani, II, pp. 152 ss.). De Dominicis ricopriva la carica di direttore delle Scuole cristiane di disegno nella sede di piazza di S. Salvatore in Lauro; i corsi avevano avuto inizio a partire dal mese di novembre 1796 e, salvo la sospensione nel periodo della Repubblica Romana (1798-99), proseguivano con sufficiente regolarità: l'H. prese ben presto ad assistere gli allievi e a sostituire il maestro nelle lezioni, così da divenire, allorché questi fu colpito da cecità, suo naturale successore, legittimato da papa Pio VII con l'ottenimento della coadiutoria nell'agosto 1806.
Sotto la direzione dell'H., l'istituto (denominato Accademia romana di architettura civile o Scuola de' principi del disegno e, più tardi, Studio pontificio delle arti) conobbe una fortuna sempre crescente, grazie anche all'istituzione, per iniziativa dello stesso, dei concorsi annuali di architettura civile riservati agli allievi e suddivisi in tre classi, ai quali prendevano parte, in qualità di membri delle commissioni giudicatrici, numerosi professori accademici di S. Luca.
Nel 1818, grazie a un rescritto pontificale "pro gratia ut possit proponi non obstantibus" (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 58, cc. 66v-67r) l'H. venne ammesso tra gli accademici di merito in S. Luca. Nel settembre 1816 divenne membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e nel 1825 ricoprì la carica di reggente. Nel medesimo anno redasse lo "scandaglio per i lavori di rifacimento delle incavallature alli tetti" nel palazzo apostolico in Laterano (Cardilli). Fu architetto "di luoghi pii e nobili famiglie" (Arch. stor. dell'Accademia naz. di S. Luca, vol. 86, n. 249: Supplica dell'economo della Reverenda Fabbrica di S. Pietro ed amministratore dell'eredità Giraud al pontefice Pio VII); progettò con "vago disegno" la sala di musica nel palazzo di Giacomo Lepri in Roma e la nuova fabbrica di questo in Genazzano (Diario ordinario, Cracas, 1816); nel 1832-33 realizzò per conto della Confraternita del Gonfalone la cappella Santa, o di S. Elena, in S. Maria in Aracoeli, demolita durante la Repubblica Romana e ricostruita dall'H. in forma di tempietto circolare con cupolino, delimitato da otto colonne di broccatello (Pietrangeli). Nel 1835, per il marchese Domenico Pallavicini, attese alla realizzazione, nelle vicinanze del lago Traiano, di "un arco trionfale […] sormontato da un gruppo di Roma cristiana trionfante sugli errori della profana" (Moroni, LIV), eretto in onore del pontefice Gregorio XVI in occasione della sua prima gita a Fiumicino, il 14 maggio 1835.
In qualità di architetto del Tribunale del governo ebbe l'incarico di effettuare, tra il 1820 e il 1821, numerose ispezioni nei principali teatri di Roma, allo scopo di verificarne l'agibilità e la sicurezza nell'imminenza delle rappresentazioni del Carnevale o della stagione primaverile. Nel novembre 1821, coadiuvato da una commissione composta da quattro accademici di S. Luca (L. Belli, G.B. Martinetti, B. Piernicoli, G. Salvi), verificò la regolare esecuzione delle opere della nuova fabbrica del teatro Valle, "tanto i lavori fatti finora […] quanto ancora quelli che rimangono a farsi fino al suo totale compimento" (Arch. stor. dell'Accademia naz. di S. Luca, Miscellanea Congregazioni, II, p. 9). Alcuni anni dopo (1826) gli furono affidati il progetto e la realizzazione dell'ampliamento del teatro Argentina.
Nel 1824 il duca Salvatore Sforza Cesarini aveva concesso il teatro in enfiteusi perpetua all'impresario Pietro Cartoni al costo di 1000 scudi annui. Due anni dopo si rese possibile il completamento dell'edificio, grazie all'acquisizione, al canone annuo di 10 libbre di cera lavorata, di 154 palmi quadrati di area pubblica che andavano ad aggiungersi a quelli occupati dalla struttura di carattere provvisorio dell'antica biglietteria. Tra gli interventi subiti dal teatro nel periodo ottocentesco, quello attuato dall'H. si pone come il più significativo sotto il profilo funzionale. L'ampliamento prevedeva un corpo di fabbrica addossato al precedente, nel quale l'H. ricavò il vestibolo, coassiale rispetto al teatro, e due locali laterali nei quali sarebbero state situate la biglietteria e una caffetteria. Quattro colonne doriche di granito grigio-rosa, probabilmente ivi rinvenute in occasione dei lavori di sbancamento, vennero poste a sostegno del solaio corrispondente al terzo ordine dei palchi. Superiormente al vestibolo l'H. collocò una sala da musica (nella quale, stando alle cronache dell'epoca, N. Paganini avrebbe tenuto un concerto durante il Carnevale del 1827); altri locali di servizio furono ricavati in corrispondenza del loggione. Quest'ultimo livello venne dotato di una scala che lo collegava direttamente col pianterreno: questo accorgimento - suggerito, forse, dalle stesse autorità pontificie (Tirincanti) - potrebbe aver avuto origine dal timore che gli spettatori delle classi meno abbienti arrecassero disturbo transitando, durante gli intervalli, lungo le rampe ellittiche principali. Il prospetto, sostanzialmente conforme all'attuale, è di matrice neoclassica, scandito da un doppio ordine di arcate a tutto sesto, il primo delle quali risulta interamente compreso entro un'alta fascia di opera a bugnato liscio. A coronamento della facciata l'H. pose un bassorilievo e un falso attico recante l'iscrizione "Alle arti di Melpomene, di Euterpe e di Tersicore"; non parrebbe attribuibile all'H. il fastigio attualmente visibile sulla sommità rappresentante un trofeo fiancheggiato da due raffigurazioni della Fama (Cardilli).
L'intervento posto in essere dall'H. suscitò numerose critiche tra i contemporanei. Le Memorie romane di antichità e belle arti del 1826 (III, p. 316: cfr. Moroni, LXXIII), rilevavano la non opportunità della decorazione scultorea, rappresentante "emblemi più guerreschi, che teatrali", nonché la pesantezza dei piedritti posti a sostegno delle arcate, ognuno dei quali "eguaglia (se pure non eccede) la larghezza del vano"; mentre nella sala da concerti posta al di sopra del vestibolo inutilmente si sarebbe ricercata "quella eleganza, che richiedevano la destinazione, e la capacità".
L'attività di docente e di direttore delle scuole di disegno fu mantenuta dall'H. fino alla morte. Negli Almanacchi cittadini è menzionato nell'elenco degli architetti con recapito al n. 44 di via de' Cesarini.
Dall'unione con Anna Garinei, sposata nel 1808, nacquero Filippo, Luigi, Francesco, Cesare, Salvatore e Angelo. Francesco morì di tisi nel 1842; Cesare, nel 1848. Di Luigi, nato nel 1821, anch'egli architetto, esistono numerose realizzazioni che ne attestano l'attività in Roma negli anni dal 1848 al 1872 (Roma, Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, ad indicem).
L'H. morì a Roma il 29 genn. 1850.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Camerale III, Teatri, bb. 2130, 2131, 2137, 2138; Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Carlo ai Catinari, Battesimi, 1765-1897, ad ind., e Stati delle anime, 1801-06; S. Lorenzo in Damaso, Matrimoni, 1762-1825, ad ind.; S. Maria sopra Minerva, Stati delle anime, 1843-47, pp. 7, 31, e Liber mortuorum, 1841-65, c. 37v; Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, Miscellanea Congregazioni, voll. 58, cc. 66v-67r; 86 n. 249; Diario ordinario di Roma (Cracas), 1795, p. 24; 1801, p. 7; 1804, pp. 3 s.; 1807, p. 12; 1814, p. 9; 1816, passim; 1821, p. 5; 1830, pp. 3 s.; Il centesimo secondo dell'anno MDCCXCV co' pregj delle belle arti celebrato in S. Luca… in occasione del solenne concorso clementino…, Roma s.d. (1795); Memorie enciclopediche romane sulle belle arti, I (1806), t. 1, p. 78; t. 2, pp. 152 s.; t. 4, p. 154; Notizie per l'anno MDCCCXXII, Roma 1823, p. 254; E. De Keller, Elenco di tutti i pittori, scultori, architetti…ed altri artefici…, Roma 1830, p. 102; Il Mercurio di Roma…, Roma 1843, pp. 246, 279, 281, 284, 288, 290; Almanacco romano,ossia Raccolta dei primari dignitari e funzionari della corte romana…, Roma 1855, p. 273; E. Pistolesi, Descrizione di Roma e suoi contorni…, Roma 1856, p. 176; A. Nibby, Itinerario di Roma e delle sua vicinanze…, Roma 1861, pp. 98, 567; P. Bonelli, Cicalata sui teatri di Roma in proposito del nuovo teatro Costanzi, in Il Buonarroti, XIV (1880), p. 407; R. Ojetti, Antichi concorsi dell'Accademia. Notizie generali, in R. Accademia di S. Luca. Annuario MCMIX-MCMXI, Roma 1911, p. 16; A. Rava, Il teatro Argentina, in L'Urbe, VII (1942), p. 16; C. Pietrangeli, L'Aracoeli. Storia e architettura, in Capitolium, XL (1965), 4, pp. 93, 193; G. Tirincanti, Il teatro Argentina, Roma 1971, pp. 38, 48, 62-65, 67; P. Marconi - A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di architettura dell'Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, I, Roma 1974, pp. 30, 38, nn. 948-950, 1138-1143; Guide rionali di Roma, Rione VIII. S. Eustachio, a cura di C. Pericoli Ridolfini, Roma 1980, p. 38; Rione X. Campitelli, a cura di C. Pietrangeli, II, ibid. 1983, p. 160; L. Cardilli, Restauri in piazza. Il teatro Argentina e la sua facciata, Roma 1994, p. 16; P. Lenzi, "Sita in loco qui vocarunt calcaria": attività di spoliazione e forni da calce a Ostia, in Archeologia medievale, XXV (1998), pp. 247-263; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica…, XII, p. 96; LIV, p. 217; LXIII, p. 86; LXXIII, p. 209; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVII, pp. 371 s.; Diz. enciclopedico di architettura e urbanistica, III, Roma 1968-69, p. 110.