PIETRO II d'Aragona, re di Sicilia
Successe al padre Federico II, da cui era stato già associato al trono nel settembre 1337. Dieci anni prima aveva comandato, riportando qualche sterile successo, la flotta siciliana, accorsa a sostegno di Ludovico IV il Bavaro, ch'era disceso in Italia con intenzioni bellicose contro i guelfi e il loro capo, Roberto d'Angiò. Ma, abulico, debole e inetto, P. fu inferiore ai tempi burrascosi in cui regnò: "mentecatto" lo giudicò severamente Giovanni Villani, "semplice e puro" il cronista Speciale. Violenta divampò allora la lotta civile: contro la "parzialità catalana", cappeggiata dai Ventimiglia, prevalse quella latina, che aveva a capo i Chiaramonte e i Palizzi; e Matteo Palizzi, maestro razionale del regno, divenuto onnipotente a corte, trovò in re P. lo strumento maneggevole alla sua sconfinata ambizione. Fomentata dai numerosi fuorusciti, riesplose anche la guerra angioina. Nel maggio 1338, Roberto d'Angiò spedì la sua flotta in Sicilia: Termini fu assediata e presa, dopo accanita resistenza. Avvilito, Pietro II mendicò pace presso il papa Benedetto XII; ma questi, acceso sostenitore dei guelfi, respinse le condizioni offerte, invogliò alla ribellione le città siciliane, incoraggiò l'Angioino a raddoppiare le ostilità. E così nel 1339 fu perduta l'isola di Lipari. Ne restò ferita l'onnipotenza dei Palizzi, tanto vero che il partito avverso riprese coraggio. A diradarne le manovre, i Palizzi istillarono nell'animo del re che il fratello Giovanni, duca di Atene e di Néai Pátrai, tramasse per spodestarlo e ucciderlo. Contro tale accusa, il duca reagì marciando militarmente contro Palermo, ove dimoravano il re e il suo ministro. Sennonché, prima che vi arrivasse, i due fratelli si rappaciarono, mentre a furia di popolo i Palizzi erano cacciati dalla Sicilia. La fazione catalana ebbe il sopravvento; tra l'altro, l'infante Giovanni fu nominato vicario del regno. Tali avvenimenti ebbero anche ripercussione all'esterno: nel giugno 1342, la flotta napoletana riapparve sui lidi siciliani. Ma due mesi dopo, il 15 agosto, Pietro II moriva a Calascibetta, lasciando erede un fanciullo di cinque anni e quale vicario del regno il fratello Giovanni.
Bibl.: Fra Michele da Piazza, Historia sicula, in Gregorio, Bibl. Arag., I; Anonimo, Chronicon siculum, ibid., II; J. La Lumia, Matteo Palizzi ovvero i Latini e i Catalani, in Storie siciliane, II.