PIETRO II re di Aragona, I di Catalogna, detto il Cattolico
Successe a suo padre Alfonso (1196) sotto la tutela della madre Sancia di Castiglia e prese possesso del regno nello stesso anno, alle "Cortes" di Daroca. Nel 1198 il suo ambasciatore Ramón de Freixa firmava a Genova un trattato di pace con la Signoria. Nel 1204 intraprese un viaggio a Roma per chiedere la protezione pontificia nella conquista, progettata ma non realizzata, delle Baleari alla quale avrebbero partecipato Genova e Pisa. Forse altro scopo del viaggio fu di prevenire complicazioni che minacciavano i suoi interessi nel mezzodì francese. Fu incoronato da Innocenzo III e, dichiaratosi feudatario della Chiesa, s'impegnò a pagare un tributo annuo, la qual cosa fu mal accolta dai suoi sudditi. Seguendo la politica dei sovrani catalani, Pietro rafforzò la sua influenza oltre i Pirenei: Raimondo VI conte di Tolosa, antico nemico del casato barcellonese, si alleò con lui, e sposò più tardi la sorella Eleonora (1204); cordiali furono i rapporti con il conte di Provenza Alfonso II ch'egli aiutò nelle lotte contro Guglielmo conte di Forcalquier; infine sotto l'influenza di P. cadde il conte di Comminges, feudatario suo nella Valle d'Aran. Inoltre P. acquistò la signoria di Montpellier, sposando Maria erede di quel piccolo stato. Nella Penisola Iberica si mischiò alle lotte tra i regni cristiani, però sotto la minaccia dell'invasione degli Almohadi strinse alleanza con la Castiglia e la Navarra, partecipando alla vittoria delle Navas de Tolos (1212). Intanto l'eresia degli albigesi estesa nel mezzodì di Francia, faceva crollare la sua posizione colà. La crociata bandita da Innocenzo III si volse contro il conte di Tolosa e altri signori, protettori degli eretici e difensori della propria indipendenza contro Simone di Montfort, che rappresentava le mire politiche della Francia del Nord. Pietro cercò dapprima di scongiurare il pericolo presso il pontefice ed il capo della crociata, ma finalmente intervenne con le armi. Alleatosi col conte di Tolosa e altri, il suo esercito venne sconfitto a Muret (1213) e il re P. trovò la morte nella battaglia lottando da prode.
Fu uomo coraggioso ma troppo impulsivo, non seppe trar profitto della superiorità delle sue armi a Muret dove l'influenza catalana nelle terre occitaniche ricevette il colpo di grazia. Le poesie dei trovatori dei quali fu amico e protettore ce lo mostrano principe galante, fastoso, prodigo. Il suo prestigio perdura nella moderna letteratura provenzale (Mistral e altri).
Bibl.: Gesta Comitum Barcinonensium, ed. e annotati da P. L. Barrau Dihigo e J. Massó Torrents, Barcellona 1925, passim; Zurita, Anales de la Corona de Aragón, Saragozza 1562-80; Cl. de Vic e J. Vaissete, Histoire générale de Languedoc, Tolosa 1873-82, VI; M. Dieulafoy, La bataille du Muret, in Mémoires de l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres, XXXVI (1901), parte 2ª, pp. 95-134; J. Miret y Sans, Itinerario del rei Pedro I de Cataluña, II en Aragón (1196-1213), en Boletín de la R. Academia de Buenas Letras, III e IV (1905-07); J. Anglade, La bataille de Muret... d'après la chanson de la croisade, Tolosa 1913; C. Soldevila, La figura de Pere el Catòlic en les Cròniques Catalanes, in Revista de Catalunya, IV (1926), pp. 495-506; A. Rovira i Virgili, Història Nacional de Catalunya, IV, Barcellona 1926, pp. 443-98.