RUFFO, Pietro II
Pronipote del precedente, vendicò il tragico destino di questo, stringendosi alla curia romana nella lotta ingaggiata contro Manfredi. L'avvento di Carlo d'Angiò al regno siciliano consentì a lui e ad altri suoi congiunti il ritorno in patria; di poi, con la restituzione della contea di Catanzaro e dei beni aviti, egli avviò la ricostituzione del patrimonio della casa Ruffo, destinata a primeggiare nella Calabria angioina. Se Pietro il vecchio aveva avuto un notevole fiuto politico, il pronipote, invece, fu un soldato ardimentoso e tenace; e queste doti, congiunte alla fedeltà, immutabile anche nelle ore delle più facili defezioni, gli valsero la fiducia e l'affetto di Carlo I e di Carlo II d'Angiò. Le sue virtù militari brillarono la prima volta nel 1269, quando, all'annunzio della venuta di Corradino di Svevia, sedizioni gravissime sconvolsero la Calabria: fu merito di Pietro R. l'aver fiaccato la strenua resistenza di Amantea, estremo baluardo del ghibellinismo meridionale. La rivoluziorie siciliana, propagatasi in Calabria, e la conseguente guerra, ch'ebbe nella stessa regione uno dei teatri fra i più favorevoli agli Aragonesi, trovò il R. al suo posto di combattimento. Poco mancò che la Calabria, solidale per tante ragioni con la vicina Sicilia nell'avversione agli Angioini, non fosse da costoro per sempre perduta. Se ciò non avvenne, non poco vi contribuì l'azione indefessa di Pietro R. nelle diverse vicende delle ostilità. Episodio magnifico fu la resistenza opposta, sotto il suo comando, per ben due volte, da Catanzaro, alle truppe aragonesi, la seconda volta comandate da Ruggero di Lauria: fatto d'arme che decise per allora la ritirata nemica (1290-91). Sennonché, sei anni dopo, le prevalenti forze aragonesi, al comando dello stesso re Federico, strapparono al R., dopo aspra battaglia, Catanzaro, senza però decidere le sorti della guerra. Al contrario gli attacchi insistenti del R. determinarono lo sfaldamento e il ripiegamento del fronte aragonese, cosa che affrettò, dopo la caduta di Squillace e il ricupero di Catanzaro, il trattato di Caltabellotta. Le sorti della guerra restavano decise: Pietro R. aveva contribuito, col vigore del suo braccio e la tenacia del suo carattere, a impedire che più vaste e profonde lacerazioni avvenissero nella preziosa eredità di Ruggero II e di Federico II.
Bibl.: E. Pontieri, Un capitano della guerra del Vespro: Pietro R. di Calabria, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 1931.