Abate di Cluny (n. in Alvernia 1092 o 1094 - m. Cluny 1156). Una delle personalità più autorevoli del suo tempo, intento soprattutto a restaurare la vita monastica, visitare e riformare i monasteri. Grande amico di s. Bernardo, altamente apprezzato in vita da sovrani e pontefici, P. ebbe assai presto il titolo di Venerabile col quale lo ricorda già il contemporaneo Federico Barbarossa.
Nacque dalla nobile famiglia di Montboissier, ed entrò giovanissimo nel monastero di Sauxillanges. Passato a Cluny verso il 1109, al tempo dell'abate Ugo, fu da lui inviato priore a Vézelay e a Domène. Eletto abate di Cluny nel 1122, dovette superare l'accanita opposizione di Ponzio, che, abate prima di lui e dimissionario, voleva riottenere la sua dignità. Morto Ponzio a Roma nel 1126, P. si dedicò alla riorganizzazione di Cluny e dei monasteri dipendenti, giovandosi anche di uno scelto gruppo di collaboratori. Nel 1131 concluse la costruzione della nuova basilica del monastero. Fautore di Innocenzo II durante lo scisma di Anacleto II, fu sempre a fianco della Chiesa contro le eresie del suo tempo polemizzando con petrobrusiani ed enriciani nella sua opera Contra petribrusianos, con i musulmani (conosciuti in un suo viaggio, verso il 1141, in Spagna, dove fece tradurre in latino il Corano) e infine con gli ebrei, a cui aveva rivolto l'altra sua opera Adversus Iudaeorum inveteratam duritiem. Più ancora di queste opere, mostrano però l'eccezionale personalità di P. il Venerabile le sue numerose lettere, tra cui notevoli per equilibrio di giudizio e per serenità di discussione quelle rivolte a s. Bernardo, nella polemica tra cluniacensi e cisterciensi, e per delicatezza d'animo quelle scritte a Eloisa, per consolarla della morte di Abelardo, a cui egli del resto aveva offerto tranquillo asilo negli ultimi anni della sua vita. Nel 1146 P., nell'intento di rendere sempre più rigoroso l'ordine cluniacense, emanò una serie di 76 norme disciplinari per i suoi monaci.