LOCATELLI (Lucatelli), Pietro
Figlio di un "merciarolo" bergamasco, nacque a Roma nella parrocchia di S. Marco intorno al 1637 (Manieri Elia, 1993, pp. 253 s.).
Per la data di nascita si fa riferimento agli Stati delle anime della parrocchia di S. Marco in cui è nominato per la prima volta, dell'età di un anno, nel 1638. Questo anno è più attendibile del 1634, data ricavata dall'atto di morte del 1710, nel quale il L. è considerato di settantasei anni (ibid., p. 259).
Non esistono notizie certe sulla sua formazione, ma è assai probabile che sia avvenuta nell'ambito della bottega di Pietro Berrettini da Cortona con la partecipazione ai grandi cicli decorativi realizzati a Roma.
È probabile il L. lavorasse, insieme con altri artisti di educazione cortonesca, alla decorazione della galleria del palazzo del Quirinale (Schleier), benché il suo nome non sia mai ricordato nei documenti relativi a questo o altri cantieri. Forse l'attività del L. si basava soprattutto sulla pratica del disegno, un aspetto importante della sua produzione artistica anche nel periodo della maturità. Ciò è documentato da numerosi studi per dipinti e per incisioni oggi conservati nel Kupferstichkabinett di Berlino e nel Teylers Museum di Haarlem.
Nella cerchia di Pietro da Cortona, il L. ebbe anche l'opportunità di conoscere C. Ferri e di avviare con lui una lunga e proficua collaborazione, che lo vide talvolta impegnato a preparare per l'intaglio alcuni disegni per incisioni, da Ferri ideati. La prima opera conosciuta del L. è proprio un disegno preparatorio per un'incisione, databile tra il 1657 e il 1667, realizzata da J. Baron e dedicata da J. de Balchis a Flavio Chigi. L'idea è ripresa da un dipinto di A. Sacchi, la Visione di s. Romualdo, pala d'altare della omonima chiesa romana, oggi alla Pinacoteca vaticana.
Le prime testimonianze documentarie sull'attività pittorica del L., invece, fanno riferimento a due dipinti, ora perduti, realizzati nel 1666 per il refettorio del convento di S. Marcello: Angeli che appaiono ad Abramo e la Caduta della manna. Nel 1668 il L. dipinse un S. Francesco di Sales per la cappella omonima nella cattedrale di Nardò, nel Salento, altra opera non più rintracciabile che gli era stata commissionata da G.F. Cristaldi, personaggio legato alla famiglia Chigi.
Nel 1669, dopo essersi sposato con Ludovica Rossetti, il L. andò a vivere in casa della moglie in vicolo S. Romualdo, nella parrocchia dei Ss. Apostoli (Manieri Elia, 1993, p. 254).
In questa casa risiedette stabilmente, come è confermato da un atto di vendita del 1700 nel quale vengono ricordati anche i figli Anna Maria, nubile, e Giovanni Battista, sacerdote. Quest'ultimo è forse il "Rev. D. Io Batta Lucatellus" che nel 1697 firmò come inventore e delineatore una incisione di B. Thiboust con S. Alessandro e s. Bartolomeo (ibid., p. 259).
Al periodo compreso tra il 1663 e il 1679 si può ricondurre un'importante impresa collettiva: la realizzazione dei cartoni d'arazzo per la serie sulla vita di Urbano VIII, commissionati dal cardinale Francesco Barberini. Questa volta l'intervento del L. risulta documentato da alcuni pagamenti datati tra il 1675 e il 1679, riconducibili a tre dei cartoni, realizzati probabilmente su ideazione di Ferri (Barberini). La collaborazione tra i due pittori è testimoniata anche dalla realizzazione, nel 1676 per volontà del principe Agostino Chigi, di un'Assunzione della Vergine per la chiesa dell'Annunziata nello spedale di S. Maria della Scala a Siena, pagata in acconto al L., che la firmò e datò, ma saldata a Ferri.
La Predica di s. Gregorio Armeno, dipinta intorno al 1680 per la cattedrale di Nardò, invece, pur prendendo spunto da un disegno di Ferri, sembra tenere in considerazione anche l'esempio di P.F. Mola. Influenzate dalla pittura di Sacchi sembrano invece le due tele nella cappella del Sacramento della cattedrale di Tivoli, che rappresentano S. Lorenzo condotto al martirio e il Trasporto del corpo di s. Lorenzo, realizzate per il cardinale Galeazzo Marescotti tra il 1681 e il 1688 (Manieri Elia, 1997, p. 266). Sempre negli anni Ottanta il L. dipinse S. Monica e s. Agostino per la chiesa di S. Maria delle Vergini (oggi S. Rita) a Roma e, di nuovo su committenza Chigi, due opere per la chiesa di S. Girolamo in Campansi a Siena: un Martirio di s. Giovanni Evangelista, firmato e datato al 1682, per il quale sono stati rintracciati alcuni disegni preparatori, e una Visione di s. Francesco, opera influenzata da C. Maratta e databile tra il 1681 e il 1685. Meno sicura è l'attribuzione al L. di altri due dipinti realizzati nello stesso periodo per la chiesa di S. Francesco, sempre a Siena: il Martirio di s. Andrea e la Morte di s. Galgano (Borghini).
Una nuova collaborazione con Ferri, documentata in un pagamento, riguarda la realizzazione di due dipinti commissionati nel 1685 da C. Pamphili per la chiesa collegiata di S. Maria Assunta a Valmontone; il L. dipinse i Ss. Nicola, Bernardo, Benedetto, Ilario e intervenne, almeno in parte, anche nell'Annunciazione, lasciata incompiuta da Ferri. Nel 1686 risulta essere impegnato nella decorazione della cappella di S. Rita da Cascia in S. Agostino a Roma, dove gli spettano i dipinti con S. Rita attorniata dalle api, La morte di s. Rita e una Visione della santa ad affresco, nel catino.
A partire dallo stesso anno il L. si dedicò con impegno sempre crescente alla realizzazione di immagini per incisioni; e ciò è confermato da numerose opere create in collaborazione con artisti come A. van Westerhout (Bodart), R. van Audenaerde, B. Thiboust, B. Fariat.
Nel dipinto con l'Immacolata Concezione, i ss. Giacomo Apostolo, Pietro Martire, Benedetto e la beata Salomea, del 1689, già nella chiesa dei Ss. Apostoli, il pittore rielaborò ancora una volta un precedente schizzo di Ferri. A qualche mese di distanza dalla morte di Ferri, il 30 apr. 1690, il L. fu eletto accademico di S. Luca. Al crescere degli impegni nell'ambito delle varie attività dell'istituto, tuttavia, non corrispose un effettivo intensificarsi delle commissioni; e il L. fu perciò costretto a lavorare sempre di più in provincia.
Tra il 1693 e il 1695, su commissione del cardinale Marco Antonio Barbarigo, dipinse alcune tele per la chiesa di S. Bartolomeo a Montefiascone: il Martirio di s. Bartolomeo, firmato e datato, e la Gloria del santo, per l'altare maggiore, una Vergine col Bambino e i ss. Carlo Borromeo e Filippo Neri e un Angelo custode per gli altari laterali (Coda). Sullo scorcio del secolo, forse tramite lo stesso Barbarigo, ricevette l'incarico di dipingere una Madonna del Rosario per la chiesa di S. Giovanni Evangelista a Valentano.
Nel 1702 il L. rinnovò i suoi contatti con la città di Nardò dipingendo per la chiesa di S. Chiara la sua ultima opera nota, Gesù Bambino che appare a s. Antonio da Padova, opera firmata e datata che riprende in forma semplificata una pala di Ferri per la chiesa dei Ss. Gregorio e Antonino a Monte Porzio Catone.
Oltre a quelle già citate, sono state ascritte al L. altre opere ricordate solo dalle fonti o in gran parte perdute: gli affreschi e il dipinto Maria Vergine colBambino e santi della cappella del collegio Fuccioli a Roma; una Venuta dei magi facente parte della collezione Colonna; un Cristo Crocifisso con la Maddalena, esposto a S. Salvatore in Lauro (Roma) nel 1713; la decorazione di un soffitto e alcuni quadretti con Storie di Diana per il casino del Graziano a villa Borghese (Roma).
Il L., ormai vedovo, morì a Roma il 20 ag. 1710. Il testamento, datato 18 giugno 1709, nomina i figli eredi del patrimonio e riporta un lungo e dettagliato elenco di gioielli lasciati ad Anna Maria, che a quella data risulta ancora nubile (Manieri Elia, 1997, p. 269).
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