MAGGI, Pietro
Non si conoscono il luogo e la data di nascita del M., e nemmeno i nomi dei genitori: diverse sono infatti le persone che portano questo cognome nella Milano tra Sei e Settecento, rendendone ardua l'identificazione. Si ipotizza dunque che il M. sia nato nella città lombarda agli inizi degli anni Sessanta del Seicento (Coppa, 1996), essendo egli già citato tra i pittori della seconda Accademia Ambrosiana nel 1682 (Caprara, 1995). Si può inoltre dire, a premessa, che la ricostruzione del catalogo delle opere dell'artista è tuttora in corso, essendo diversi gli affreschi e le tele che, dopo i pionieristici studi di Rossana Bossaglia, sono mutati di attribuzione.
Le fonti dicono il M. allievo di Filippo Abbiati, con cui egli avrebbe collaborato alla decorazione della cupola della basilica di S. Nazaro Maggiore a Milano (perduta) e che affiancò, insieme con Federico Bianchi, in S. Alessandro, nella stessa città (cupole delle Penitenti, degli Innocenti e degli Anacoreti, 1697-98; affreschi in controfacciata, 1697-99). Nella stessa chiesa il M. lasciò anche due tele, da collocarsi cronologicamente tra Sei e Settecento: la Famiglia della Vergine e l'Apparizione del Padre a Maria che sta imparando a leggere con Anna, entrambe nella cappella dedicata alla Vergine (Spiriti, 1999). Allo stesso torno di anni, compresi tra il 1695 e il 1700, dovrebbe appartenere anche l'olio raffigurante S. Filippo Neri che guarisce l'ossessa conservato a Rho, nel collegio degli oblati missionari (Spiriti, 1996 e 1999), dipinto che presenta uno sfondo di rovine classicheggianti e soprattutto un gusto tenebroso che ritorna di lì a poco nelle opere lasciate dal M. a Novara. L'affresco datato 1701 raffigurante la Predica di s. Barnaba, già nella chiesa di S. Barnaba a Milano (distrutto nel 1957, ma noto da riproduzioni fotografiche: Caprara, 1977), denota, dal canto suo, una volta di più numerose affinità con lo stile e i lavori del maestro.
Tra il 1701 e il 1704 il M. lavorò a tre quadroni, raffiguranti la Predica di s. Marco ad Alessandria d'Egitto, la Visione di s. Marco imprigionato e il Martirio del santo, per la chiesa di S. Marco a Novara, città nella quale tra il 1686 e il 1692 si era già trovato a operare anche Abbiati, che forse in qualche modo favorì l'assegnazione dell'incarico al M. (Ferro, 1987): nei quadroni citati si nota la volontà di mettersi in relazione, di rispondere alle opere che Daniele Crespi aveva lasciato nella stessa chiesa, ma ciò avviene tramite il filtro costituito dalle tele di Abbiati per S. Lorenzo a Novara. In particolare, lo studio compositivo risente in generale del maestro, mentre Crespi è citato in alcuni brani (la natura morta o il cavaliere). Notevole è pure lo studio dell'illuminazione nel secondo quadrone, che può essere definito a buon titolo tenebroso.
Nel 1702 il M. risulta abitare in Monteforte, e con ogni probabilità fece da padrino, il 25 nov. 1703, al battesimo di Pietro Francesco Cernuschi, imparentato con il Castellino (Giuseppe Antonio Castelli); mentre citata come madrina nella stessa occasione è Bianca Maggi, non si sa se moglie o sorella dell'artista (Caprara, 1995).
Nel 1705 decorò, insieme con il quadraturista Giuseppe Mariani, la cupola della chiesa di S. Rocco a Varese, opera perduta (Adamollo - Grossi, 1931). Sullo scorcio del primo decennio del Settecento vanno collocati i due quadroni del ciclo del S. Chiodo per il duomo di Milano che gli vengono attribuiti: S. Elena avvisata in sogno da un angelo e il meno riuscito Un fabbro trasforma il chiodo in freno. Il primo dei due, in particolare, mostra affinità stilistiche con un'altra opera del M., l'Angelo custode della chiesa di S. Antonio a Borgomanero (eseguito in origine per la cappella degli Angeli Custodi nella chiesa di S. Bartolomeo: Ferro, 1987), la cui realizzazione dovrebbe cadere tra il 1710 e il 1715 (Caprara, 1995: nel 1702 per Spiriti, 1999).
Al secondo decennio del Settecento appartengono pure gli affreschi con la Beata Vergine e s. Giuseppe (e altre figure simboliche) nell'abside di S. Gaudenzio a Varallo e la tela con l'Educazione della Vergine per la milanese chiesa di S. Maria del Carmine, che nella composizione di taglio diagonale sembra riferirsi a modelli emiliani, così come a Stefano Maria Legnani per il volto dell'angelo; nel 1719 risulta essere stata pagata la tela con l'Adorazione dei magi a Treviglio, nella basilica di S. Martino e S. Maria Assunta; infine, si cita una delle prove più felici, già aperta, con l'ardito scorcio e il suo cielo luminoso, alle novità settecentesche, in particolare di Giambattista Tiepolo: l'Assunzione della Vergine (Milano, S. Maria dei Crociferi o della Salute). Quest'opera, eseguita con la prediletta tecnica dell'affresco, venne pagata al M., a conclusione dei lavori che risalgono probabilmente al 1717 (Fiorio, 1985), nel 1720 (Caprara, 1989). Dopo il 1718 il M. risulta aver dipinto un affresco (scomparso) in palazzo Avogadro a Brescia; mentre prima del 16 sett. 1722 lasciò un S. Francesco in estasi e un Riposo nella fuga in Egitto nella parrocchiale di S. Ambrogio a Cascina Amata a Paderno Dugnano, opere in cui la lezione attardata di Abbiati viene chiaramente abbandonata a favore dell'introduzione di novità legate al nuovo gusto barocchetto (Caprara, 1995).
Nel 1720, insieme con Pietro Gilardi, il M., in quanto virtuoso di pittura, effettuò una visita presso la cappella di S. Giovanni Buono nel duomo di Milano, essendo chiamato a esprimere una stima circa il lavoro dello scultore Carlo Francesco Melone.
Nel 1722-23 il M. dipinse all'interno del duomo di Monza, coadiuvato dal Castellino per le quadrature, un affresco sull'arco trionfale e i Busti dei re ed imperatori che furono incoronati con la corona ferrea, destinati a intervallare i quadroni del ciclo del S. Chiodo monzese, affreschi in seguito distrutti perché sostituiti da opere analoghe di Carlo Innocenzo Carloni.
Sempre a Monza il pittore fu attivo nella chiesa dei Ss. Giacomo e Filippo, per la quale eseguì la pala d'altare raffigurante la Circoncisione (perduta: Caprara, 1995), e soprattutto ebbe modo di venire prescelto dal conte Giambattista Durini per la decorazione della villa del Mirabello, e anche del palazzo milanese del nobile (Geddo, 2001): alla villa di Monza il M. lasciò un affresco raffigurante Flora e il carro del Sole al pianterreno (anticipato da Gedda, in corso di stampa, al 1714-15) oltre a quattro medaglie, molto rovinate, con Io, Giove e Giunone, Diana e le ninfe, l'Allegoria della Primavera (Venere-Flora con le tre grazie) e Saturno con un figlio. L'ultima medaglia presenta lo stesso soggetto, desunto probabilmente tramite un'incisione, del Plutone di Agostino Carracci alla Galleria Estense di Modena. A palazzo Durini a Milano, invece, tra le quadrature del Castellino, si leggono ancora gli affreschi con Nozze di Ercole ed Ebe, e le figure nei pennacchi del vestibolo; mentre l'affresco Bacco e Arianna, già sul soffitto del vestibolo, non è più leggibile.
Immediatamente successivi, ossia datati agli anni 1723-24, sono gli affreschi della chiesa dei Ss. Carlo e Vitale alle Abbadesse, a Milano, raffiguranti un Angelo custode, una Maddalena penitente, S. Carlo, S. Andrea Avellino, S. Francesco della Verna e S. Rocco.
Gli anni seguenti continuano a vedere il M. impegnato costantemente sui due fronti della pittura di soggetto sacro e quella di soggetto profano: al terzo decennio del secolo appartiene pure la tela a olio con la Resurrezione di Cristo in S. Maria Canepanova a Pavia, caratterizzata da una reminiscenza barocca nel dinamismo dell'insieme. Sul fronte della pittura laica, se da una parte R. Bossaglia (1971) assegna dubitativamente al M. l'affresco con l'Apoteosi di Ercole in palazzo Somaglia a Orio Litta e una Scena allegorica ad affresco a palazzo Modignani a Lodi, sicura è dall'altra l'attribuzione al M. del complesso di opere in palazzo Mezzabarba a Pavia. L'insieme, comprendente quattro monocromi e quattro medaglioni ad affresco, questi ultimi raffiguranti il Ritorno di Giuditta al campo, Agar e Ismaele, un Re inginocchiato davanti all'idolo e il Ritrovamento di Mosè, è tra le prove migliori del M. per aggiornamento culturale e felicità cromatica, e va collocato tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta del Settecento, essendo stata intrapresa la costruzione del palazzo nel 1726 e terminata nel 1732 (Caprara, 1989).
Del 1737-38 sono infine le buone prove dell'Allegoria sacra sulla parete e della Gloria d'angeli sulla volta dell'anticappella di S. Ambrogio nell'omonima basilica milanese, con quadrature di Antonio Longone (Coppa, 1997).
Si vogliono infine segnalare due opere attribuite al M. da A. Barigozzi Brini (1989), ossia l'affresco sulla volta del battistero di S. Lorenzo e una lunetta in S. Marco a Milano; la stessa studiosa riporta anche un elenco di opere del M. citate dalle fonti (Latuada, 1737-38), come già esistenti in Milano, ma attualmente perdute (tre dipinti in S. Francesco Grande, una tela in S. Maria in Camposanto, alcuni quadri per una cappella in S. Giovanni in Conca, tre medaglioni sulla volta del coro in S. Maria della Rosa, un affresco in S. Maria della Scala, due tele in S. Stefano e una in S. Vincenzo in Prato).
Ignoto è l'anno di morte del M., che il 23 apr. 1738 risulta già defunto (Coppa, 1989).
Fonti e Bibl.: Milano, Veneranda Fabbrica del duomo, Archivio storico, f. 51, c. 141, n. 17; f. 30, c. 156, nn. 31, 32, 40, 41, 43, 44; S. Latuada, Descrizione di Milano, Milano 1737-38, II, p. 256; III, pp. 46, 104, 109, 174, 310; IV, pp. 136, 245, 251, 402; V, pp. 101, 227; F. Bartoli, Notizie delle pitture, sculture ed architetture che ornano le principali città d'Italia, Venezia 1776-77, I, pp. 139, 146, 183, 187, 199, 220; II, pp. 37, 40 s., 50; G. Adamollo - L. Grossi, Cronaca di Varese, Varese 1931, p. 84; A.M. Romanini, La pittura milanese nel XVIII secolo, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 744-746; E. Arslan, Le pitture del duomo di Milano, Milano 1960, pp. 75, 77; R. Bossaglia, Storia di Monza e della Brianza. L'arte dal manierismo al primo Novecento, Milano 1971, pp. 141, 149, 151; C. Boselli, Il palazzo Avogadro ora Lechi di via Moretto in Brescia, in Arte lombarda, XL (1974), 1, pp. 205-207; V. Caprara, Dipinti settecenteschi in S. Barnaba a Milano, in Arch. stor. lombardo, CIII (1977), pp. 212-221; R. Bossaglia, Frescanti del Settecento milanese: P. M., in Paragone, XXXIV (1983), 401-403, pp. 138-141; M.T. Fiorio, Le chiese di Milano, Milano 1985, pp. 215, 303; La pittura lombarda del '700, a cura di M. Bona Castellotti, Milano 1986, tavv. 437-447, p. 625; La basilica di S. Martino e S. Maria Assunta in Treviglio, Treviglio 1987, pp. 187 s.; F.M. Ferro, I quadroni della chiesa di S. Marco a Novara: P. M. tra nostalgie "tenebrose" e barocchetto, in Paragone, XXXVIII (1987), 453, pp. 46-52; A. Barigozzi Brini, M., P., in Diz. della Chiesa ambrosiana, III, Milano 1989, pp. 1839-1841; V. Caprara, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 775 s.; S. Coppa, La pittura del Seicento e del Settecento, in Monza. Il duomo e i suoi tesori, a cura di R. Conti, II, Milano 1989, pp. 245, 259; M. Sancho Viamonte, I quadroni del S. Chiodo e dell'Arciconfraternita del Ss. Sacramento nel duomo di Milano, dissertazione, Università cattolica del Sacro Cuore, a.a. 1994-95, pp. 151 s., 167 s.; V. Caprara, P. M., in Il duomo di Monza. Itinerario barocco, a cura di R. Cassanelli - R. Conti, Milano 1995, p. 162; S. Coppa, Il rinnovamento artistico del duomo di Monza dall'età dei Borromei alla fine dell'ancien régime. Le fonti, lo stato degli studi e le nuove prospettive di ricerca, ibid., p. 59; Id., P. M., in Pittura tra il Verbano e il lago d'Orta dal romanico al neoclassicismo, a cura di M. Gregori, Milano 1996, p. 331; A. Spiriti, Per s. Filippo Neri: arte e architettura a Milano tra Sei e Settecento, in Arte lombarda, CXVII (1996), 2, p. 49; S. Coppa, Il Seicento e il Settecento, in La basilica di S. Ambrogio in Milano, a cura di C. Capponi, Milano 1997, pp. 90, 92; A. Spiriti, S. Alessandro in Zebedia a Milano, Milano 1999, pp. 42, 46, 66; C. Geddo, Collezionisti e mecenati a Milano tra Sei e Settecento: i Durini conti di Monza, in Artes, IX (2001), pp. 41-124 passim; S. Coppa, L'arte a Monza dall'età dei Borromei all'età napoleonica, in Monza, la sua storia, a cura di F. De Giacomi - E. Galbiati, Monza 2002, p. 263; M. Colombo Fantini - G. Marsili Rietti, La chiesa e il monastero di S. Margherita in Monza, Monza 2004, p. 115 n. 25; C. Gedda, Interni di Mirabello e Mirabellino, Cinisello Balsamo (in corso di stampa); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, sub voce.