FAVIA, Pietro Maria
Nacque a Bari l'11 sett. 1895, primo di quattro figli, da Giuseppe (1865-1923) e Caterina De Nicolò. Il padre era scalpellino esperto nella lavorazione della pietra e nella realizzazione di edicole funerarie e cappelle gentilizie di buona fattura, e scalpellini e capomastri erano i due nonni, Pietro Favia e Luigi De Nicolò, e gli zii paterni Nicolangelo (1863-1942) e Giovanni (1867-1970). Frequentò la sezione fisico-matematica dell'istituto tecnico "Pitagora" dedicandosi contemporaneamente al calcio; giocò lui stesso in tornei di provincia e successivamente, come dirigente, partecipò alla nascita dell'Unione Sportiva Bari (1928); lavorò saltuariamente nella ditta patema, sia pure limitatamente alla realizzazione di elaborati particolari decorativi.
La guerra ne interruppe gli studi e lo portò, ufficiale di prima nomina. in Cadore e sul Col di Lana (ottobre 1915); ormai capitano del 36º reggimento di fanteria fu tra i primi ad entrare a Trento (2-3 nov. 1918) e questa azione lo vide premiato con medaglia di bronzo (1918), croce al merito (1919) e più tardi coi titoli di cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (1925).
Dopo la guerra, rapidamente completati gli studi a Modena presso il locale istituto tecnico, sezione fisico-matematica, si trasferì a Roma, dove seguì il corso libero di architettura di C. Bazzani (1919-20), frequentò la scuola di applicazione per ingegneri, sezione ingegneri-architetti, si iscrisse nel 1922 alla neonata R. Scuola superiore normale di architettura, laureandosi - secondo della scuola - il 24 Marzo 1923 con un neocinquecentesco progetto di albergo alpino, prontamente ripreso e pubblicato da Architettura e arti decorative (IV [1924-25], pp. 120-25).
Furono, questi, anni di studio e di lavoro non limitati all'impegno universitario: numerosi disegni a china, a carboncino, a matita, a penna dimostrano una innata passione per l'appunto grafico documentario, che lo accompagnerà fino agli ultimi anni. Con grande cura il F. rilesse a Roma, Todi, Verona, così come successivamente a San Gimignano, Francoforte, Zara, Bolzano, Como, e nei centri toccati in tutti i suoi viaggi di studio e di lavoro, edifici antichi e moderni, appuntandone le qualità formali e spaziali con abile mano, rapidità di segno, gusto raffinato del particolare. E questo mentre contestualmente frequentava, tra il 1920 ed il 1923 come assistente, gli uffici ed i cantieri dell'impresa romana Ciardi; sperimentava, pur senza successo, le prime occasioni concorsuali (monumento ai Caduti a Bitonto, 1920; tipologie edilizie residenziali a Roma per l'Associazione artistica tra i cultori di architettura, 1921); disegnava cappelle gentilizie a Bari per i numerosi clienti della ditta paterna.
La laurea coincise con la notizia della morte del padre e quindi col subitaneo rientro a Bari. Per quanto la situazione fosse ottimale - fu il primo architetto di Puglia laureato con nuove regole in una facoltà di architettura (secondo sarà il tarantino R. Pane) - e l'azienda familiare ben avviata, l'impegno culturale e sindacale e le doti professionali prevalsero di gran lunga sulle capacità imprenditoriali.
Fu molto attivo in campo sindacale, fece parte del Consiglio della sezione regionale dell'Associazione nazionale ingegneri ed architetti italiani (1926-28); fu membro aggregato per la Puglia della commissione d'esame per l'iscrizione all'albo degli architetti presso il ministero dell'Educazione nazionale (1926-34), componente della commissione d'arte e urbanistica e di quella sulla riforma dei regolamenti edilizi del Sindacato provinciale fascista ingegneri di Terra di Bari (1928-29), cofondatore del Sindacato regionale architetti (1929); fece parte della commissione interna che nel 1930 l'Associazione tra i proprietari di case della Puglia nominò per predisporre uno studio finalizzato alla sistemazione edilizia di Bari vecchia. Intanto la sua attività professionale, non più esclusivamente legata all'architettura cimiteriale, di cui pure si ricordano a Bari le cappelle gentilizie Maggi, Girone, Calabrese, Modugno, Mastrolonardo e, a Grumo, Appula, Trerotoli (1927), iniziò a diversificarsi. In particolare ad una più fortunata stagione concorsuale - primi confronti locali sui temi della casa del fascio (1924) e del mutilato (1925); primo premio per la sistemazione architettonica del lungomare Nazario Sauro (1930); secondo premio al concorso di secondo grado per lo stadio della Vittoria (1930-32); primo premio, con il cugino ing. G. Favia, per la progettazione di case popolarissime per conto dell'IFACP (Istituto fascista autonomo case popolari) a via Crispi (1932) - si affiancò la realizzazione di diversi edifici residenziali privati, ancora in collaborazione con il Favia, ma anche e soprattutto della cooperativa "L'Azzurra", dell'Istituto del nastro azzurro (1930, con l'ing. F. Amoruso Manzari) e, nel 1931, della risistemazione monumentale del fronte a mare (fabbricato F) del quartiere Madonnella (1910-20), che gli ingegneri M. Amoruso e G. De Vincentiis avevano progettato nel 1907 per conto dell'ICP (Istituto case popolari).
Nel 1924 sposò la cugina Veronica (7 luglio 1900-31 genn. 193 8), da cui ebbe Caterina (17 genn. 1925), Giuseppe (25 apr. 1926), Nicolangelo (1º maggio 1927), Teresa (12 dic. 1930), Antonio (29 nov. 1931), e il 4 maggio 1940 in seconde nozze Carmela Scianatico (17 ag. 1904) da cui ebbe Vittorio (19 apr. 1941) e Na talia (febbr. 1944), che morì subito.
La prosperità ebbe tuttavia breve durata non solo per la stasi dell'edilizia abitativa privata, che a partire dal 1932 colpì un po' tutte le imprese, ma in particolare per il dissesto finanziario che lo travolse, avendo incautamente anticipato forti somme nella costruzione del mausoleo che l'arch. C. A. Corradini aveva progettato per il banchiere E. Fizzarotti. La morte del banchiere ed il fallimento degli eredi rese il credito inagibile e il F., liquidata l'azienda e trasferito il cantiere edile al fratello Nicolangelo (1904-1973), intraprese la strada del pubblico impiego: non si trattò di un comodo ripiego, come non avrebbero permesso la rigida e scontrosa onestà, anche intellettuale, e l'irruenza caratteriale.
Da quando (1932) vinse il concorso per architetto capo della sezione edilizia e piano regolatore del Comune di Bari al 1962, anno in cui andò in pensione dopo avere raggiunto il secondo grado della gerarchia municipale come ingegnere principale, il F. rivestì un ruolo essenziale tanto nella gestione corrente dell'urbanistica e dei lavori pubblici quanto nel rinnovo del volto della città secondo i canoni dello stile Novecento prima e di un funzionalismo regionalizzato dopo.
Certo non mancarono a Bari nuovi motivi di insoddisfazione professionale, come il secondo premio nel concorso per la casa del fascio (1935) o la mancata realizzazione della casa dello studente (con l'ing. V. Danisi, 1934), del teatro dei 10.000 (1936), del grande albergo sulla spiaggia di S. Francesco (1936), della casa GIL (Gioventù italiana del littorio; con l'arch. P. Carbonara e l'ing. F. Fuzio, 1939); ma vi sono architetture e sistemazioni urbanistiche esemplari, studiate e realizzate come architetto del Comune, che illustrano puntualmente la sicura assimilazione del linguaggio novecentista e l'adesione a quelle scelte urbanistiche che l'arch. C. Petrucci aveva ispirato nel periodo barese e che, non diversamente da quanto si può ricostruire dall'esame degli elaborati predisposti in occasione della partecipazione ai concorsi per il palazzo degli impiegati del ministero dei Lavori pubblici (Bari, 1932), per le case popolarissime (Roma, 1933), per il palazzo del littorio (con gli architetti S. Dioguardi e M. Lopopolo, Roma, 1934), confermano le doti espressive di una poetica che recupera consuetudine di studi e tradizione costruttiva della regione e trapassa senza traumi nelle opere dell'ultima stagione creativa.
Tra gli edifici più significativi si ricordano a Bari la cooperativa SACE (Società anonima cooperative edilizie; con l'ing. U. Ingami, 1933-36), la colonia estiva di Fesca (1934), la scuola professionale marittima (1935, ma realizzata nel 1950 come scuola d'arte), la ristrutturazione del r. istituto tecnico commerciale 0935), la casa del portuale (con l'ing. N. Storelli, 1938), la ristrutturazione, nel recinto della Fiera del Levante, del padiglione della moda (1946) e nel 1951 l'ampliamento dell'ex padiglione stabile INA (Ist. naz. assicurazioni, arch. F. Albini, 1935), trasformato in padiglione della Cassa del Mezzogiorno, la sopraelevazione del palazzo della Provincia (1958-59); a Castellana, la sistemazione del museo, degli uffici e dell'area di accesso alle grotte (1954) e, tra il 1950 ed il '60, l'impegno nei programmi edilizi INA-Casa di Bari a S. Girolamo, Japigia, Bari Vecchia, CEP (Centro edilizia popolare) di Turi (con l'ing. V. Cirielli) e di Gravina.
Come architetto del Comune, fu l'artefice di tutte le sistemazioni e varianti urbanistiche - casa del marinaretto, scuola "V. Diomede Fresa" (1935), scuola "Filippo Corridoni" (1938), belvedere di S. Scolastica, fortino di S. Antonio, lungomare Imperatore Augusto, piazza del Ferrarese, piazzetta S. Maria, piazza dell'Odegitria, largo S. Sabino - che negli anni '30 e '40 investirono il centro storico in attuazione del piano di diradamento dell'arch. Petrucci, e al suo impegno, fortemente contrastato, è da ascrivere l'infruttuoso sforzo (dal 1939 fino ai primi anni '50) teso a riannodare i fili interrotti dell'approvazione del piano regolatore della città di Bari dello stesso Petrucci (1936) anche con una variante generale che recepisse tutte le osservazioni che ne avevano inceppato l'iter di approvazione.
In tutti questi anni - dal 1933 al 1939 socio corrispondente dell'Ist. naz. di urbanistica e dal 1949 membro effettivo; dal 1934 al 1943 membro del Consiglio del Sindacato interprovinciale degli architetti; dal 1947 al 1951 membro del Consiglio dell'Ordine degli ingegneri e architetti di Bari - ebbe rapporti epistolari, che travalicavano i doveri istituzionali, con M. Piacentini, A. Calza Bini, P. Carbonara, F. Hermanin, V. Fasolo, G. Samorià e che si intensificarono subito dopo la guerra quando l'aspirazione ad uno sbocco accademico - fu nell'anno accademico 1946-47 assistente volontario di architettura tecnica e nell'anno accademico 1947-48 incaricato di tecnica urbanistica presso la facoltà di ingegneria di Bari - e la partecipazione al concorso nazionale per la successione all'ingegnere capo L. De Paolis, scomparso nel 1950, lo spronarono ad incrementare l'attività pubblicistica e la ricerca impegnandolo sui temi dell'architettura popolare e spontanea già inquadrati negli anni Trenta e su quelli più attuali della ricostruzione e dell'urbanistica cittadina.
In particolare nel 1947 in Antico volto di Bari, introdotto da F. Babudri, collezionò centododici tavole (sarebbero state centotrentacinque in una seconda edizione inedita del 1965), suddivise per generi - mura e bastioni, archi e logge, torri e case torri, cortili e androni, corti e chiassuoli, strade pensili e balconi, strade e vici, chiese e campanili - che 'illustrano il costruttivismo e la fantasiosa bellezza di un centro storico degradato ma sopravvissuto anche ai danni della guerra. Questo dono di sapere illustrare particolari aspetti costruttivi ed ambientali dell'architettura minore - e il F. si proponeva di estendere la ricerca a tutta la regione o quanto meno ai centri più caratteristici della provincia (Ostuni, 1955; Polignano, 1965; Castellana Grotte, 1968) - è l'aspetto più esaltante e duraturo, sia pure in gran parte inedito, dell'attività scientifica e culturale della piena maturità.
Tuttavia le motivazioni che alimentarono tale impegno pubblicistico vennero presto a mancare. Escluso dal concorso per ingegnere capo, emarginato da un dibattito urbanistico cittadino più incline a perseguire con un nuovo piano regolatore scelte meno radicali, scavalcato nell'università da nuovi docenti di ruolo, il F. rientrò in una più ordinaria attività d'ufficio e, a partire dal 1962, ormai in pensione, si appagò di una modesta e marginale vita professionale di provincia intercalata da sempre più estesi periodi di inattività.
Morì a Bari il 14 nov. 1972.
Tra le pubblicazioni del F. si ricordano: Lo sviluppo edilizio di Bari, in La Voce di Puglia, 9 ag. 1947; Antico volto di Bari, Bari 1947 (recens. in Bollett. bimestrale d. Associaz. ingegneri ed arch. della provincia di Bari. Consiglio dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Bari, 1947, n. 1-2, p. 8); Architettura minore in Puglia, Bari 1947; Notizie sull'operosità tecnica e sulla carriera professionale e didattica del dr. arch. P. M. F., Bari-Roma s.d. [ma 1948]; Il piano regolatore di Bari. Problema centrale della moderna organizzazione urbana, in Boll. dell'Ass. e dell'Ordine degli ing. ed archit. della provincia di Bari, 1948, n. 5-6, pp. 7-10; Iproblemi vitali di Bari. L'edilizia in rapporto al Sole. Il soleggiamento dei fabbricati nella città di Bari, ibid., n. 11-12, pp. 20-27; Problemi edesigenze urbanistiche di Bari e di Puglia, Bari s.d. [ma 1948]; Adeguamento dell'attuale legislazione urbanistica: proposte di modifiche, comunicazione al II Congresso naz. di urbanistica ed edilizia, Roma 1948 (estr.); Per il piano regolatore, in Il Giornale d'Italia, 13 sett. 1949; Bari vecchia problema del giorno. Il fattore igienico-fisico-sociale del piano regolatore e diradamento edilizio di Bari vecchia, in Mezzogiorno, I (1949), 5, p. 2; I problemi vitali di Bari. Le ferrovie, in Boll. dell'Ass. e dell'Ordine degli ing. ed archit. delle prov. di Bari e Brindisi, 1949, n. 1-2, pp. 20-25; Problemi urbanistici del piano regolatore di Bari. Gli insediamenti industriali, ibid., 1949, n. 3-4, pp. 18-22; Considerazioni sul piano regolatore e diradamento edilizio della città vecchia di Bari, ibid., n. 5-6, pp. 18-26; L'urbanistica di Bari al bivio. Il piano regolatore Petrucci va perfezionato e non archiviato, ibid., n. 9-10, pp. 29-31; Precisazione, ibid., p. 31; Alcuni aspetti della legge urbanistica del 1942 e necessità del suo aggiornamento, in La Tecnica nel Mezzogiorno, I (1950), 1-2, pp. 11 s.; Notizie sull'operosità tecnico-scientifica e sulla carriera professionale e didattica del dr. arch. P. M. F., Bari s.d. [ma 1951]; Tavole della città, in Metropoli, 10 luglio 1955.
Disegni e scritti del F. si trovano in: Archivio centrale dello Stato, Fondo Presidenza d. Consiglio, Segr. partic. d. duce, Carteggio ordinario; PNF, Federazioni provinciali; PNF, Situazione politico-economica nelle provincie; Archivio di Stato di Bari, Atti d. Comune di Bari, Lavori pubblici; ibid., Ufficio tecnico comunale; Genio civile; Prefettura, I serie; Firenze, Biblioteca della Facoltà di architettura, Fondo Piacentini; Bari, Archivio privato della famiglia Favia.
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La relazione della commissione giudicatrice, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 genn. 1931; Lo stadio della Vittoria di Bari, in La Tribuna, 6 febbr. 1931; Il concorso per lo stadio della Vittoria a Bari, in L'Ingegnere, III (1931), febbraio, p. 129; Il Concorso per lo stadio della Vittoria in Bari, in Rassegna di architettura, III (1931), 5, pp. 179 s.; Le opere del fascismo, a cura di A. Tofanelli, Milano 1932, p. 286; Il ministro Di Crollalanza insedia la Commissione speciale pel piano regolatore di Bari vecchia, in La Proprietà edilizia di Puglia, 1932, n. 7, p. 6; Esito del concorso per il palazzo degli uffici dipendenti del ministero dei Lavori pubblici in Bari, in Architettura, XI (1932), 7, p. 392; Il piano regolatore di Bari vecchia nelle prime opere che si realizzano, in Il Giornale d'Italia, 22 luglio 1933; Un gesto fascista, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 sett. 1933; Pellegrinaggi al camposanto. La morte inghirlandata di fiori, ibid., 2 nov. 1933; A. 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