RUSCA, Pietro Martire
– Nacque intorno al 1480 a Lugano, figlio del conte Pietro, rappresentante di spicco di una delle più importanti famiglie della città.
Senza una particolare formazione accademica, entrò giovanissimo nell’Ordine dei domenicani dove ebbe comunque modo di ricoprire incarichi di rilievo. Ottenne il governo di vari conventi, tra i quali S. Domenico di Cremona (1526-27, 1536 e 1542-43); S. Clemente di Brescia (1527-28); S. Domenico di Bologna (1537-39 e 1550-54); S. Maria delle Grazie di Milano (1540-42 e 1550-51). Nel 1528 partecipò al Capitolo provinciale di Piacenza, mentre nel 1544 venne eletto vicario Utriusque Lombardiae, carica che esercitò anche durante il secondo mandato come priore del convento bolognese. Anche se molto intensa, la vita religiosa non gli impedì di curare le questioni familiari: un documento della metà del secolo, vergato a Pavia, ne ricorda infatti le attività di tipo economico e finanziario in favore del fratello.
Oltre a dedicarsi a compiti istituzionali, dopo essere stato theologiae alumnus, probabilmente a Cremona, fu nominato sacrae theologiae magister dal maestro generale dell’Ordine Paolo Bottigella da Pavia e si avviò alla carriera inquisitoriale. I suoi primi incarichi furono nella diocesi di Como, tra il 1530 e il 1536. Nel 1546, a Bologna, partecipò al processo nei confronti del frate bresciano Damiano, lettore a Pesaro, e di altri imputati accusati di aver aderito al luteranesimo, che si concluse con una sentenza di condanna, anche se lieve. In qualità di inquisitore di Bologna, il 3 marzo 1552 ottenne dal S. Ufficio che «nemo alius possit se intromittere in causis haeresis ventilandis et agendis forte contra aliquos fratres dicti ordinis» (Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Stanza storica, Decreta, I, c. 60r). Sempre a Bologna, nel luglio del 1553, egli ricevette delle lettere dal cardinale del S. Uffizio Juan Álvarez de Toledo che lo invitava a procedere nei confronti di alcuni convittori del locale collegio degli Spagnoli, i quali «male opinavano et turpissimamente disputavano» in materia di fede (Battistella, 1901, p. 3). In particolare, Toledo gli chiese di occuparsi di Jaime Gil, che aveva intrattenuto rapporti di vicinanza con il monaco benedettino accusato di eresia Giorgio Siculo e nei confronti del quale egli avanzava particolari sospetti. Gli interrogatori preliminari del processo bolognese si svolsero molto rapidamente e dai verbali delle testimonianze si evince l’idea che Rusca aveva maturato nei confronti degli imputati, che accusava di essere «perfetti luterani». I cardinali inquisitori dovevano già conoscere il frate domenicano e la prudenza «ch’era solito adoperare in tutte le sue cose»: la fiducia nei suoi confronti era infatti molto alta se Toledo lo nominò suo subdelegato e, il 15 dicembre 1553, gli scrisse una nuova lettera con la quale gli affidava «fino all’ultima risoluzione» la questione del Collegio degli Spagnoli. Rusca portò a termine il suo ufficio, che si concluse con una sentenza di condanna e l’abiura di Gil, avvenuta a Bologna il 10 gennaio 1554. In quello stesso anno gli fu affidata dal S. Uffizio la supervisione di una serie di processi inquisitoriali nei confronti di alcuni carmelitani di Mantova.
Rusca si trasferì quindi a Roma, nel convento di S. Maria sopra Minerva, molto probabilmente chiamato da Gian Pietro Carafa, una volta divenuto pontefice con il nome di Paolo IV. I due si erano forse conosciuti personalmente nella Repubblica di Venezia dove, negli anni tra il 1527 e il 1536, quando era alla guida dei Chierici regolari teatini di S. Nicola di Tolentino, Carafa aveva costruito una rete di informatori, molti dei quali reclutati tra i frati inquisitori, che lo informavano sulle emergenze in materia di fede. Il papa, che gli riconosceva prudenza, religione e autorità di opinione, lo volle come confessore e lo fece alloggiare nei palazzi apostolici. Il favore di Paolo IV gli permise inoltre di ottenere compiti e incarichi di responsabilità. Dal 3 giugno 1557 Rusca è annoverato tra i consultori della congregazione del S. Uffizio, rimanendo in carica almeno fino all’agosto del 1559. Sempre nel 1557, dopo la morte del maestro generale domenicano Stefano Usodimare, il pontefice lo nominò vicario generale dell’Ordine, in attesa del Capitolo generale del 1558 durante il quale fu eletto il provinciale d’Inghilterra, Vincenzo Giustiniani. Il suo nome appare quindi nel motuproprio con cui l’11 giugno 1557 Paolo IV istituì la commissione cardinalizia incaricata di dirigere il processo contro Giovanni Morone. Sempre nel 1557, il 21 dicembre, fu nominato commissario del S. Uffizio e con questo titolo presiedette alla fase difensiva del processo contro il cardinale Morone, nelle sedute che si svolsero a Cremona all’inizio del 1560. Dopo la morte di papa Carafa, Rusca si trasferì proprio a Cremona, dove prese alloggio nel convento domenicano e riprese a svolgere l’attività inquisitoriale. Sempre in quel periodo, nel 1564, fu nominato definitore dell’Ordine per la Lombardia.
Ormai prossimo alla cecità completa, non è chiaro se la sua fortuna riprese durante il pontificato del confratello Michele Ghislieri. Alcune cronache riportano infatti che intorno agli anni Settanta del Cinquecento Pio V lo avrebbe voluto come confessore, promettendogli la promozione alla dignità cardinalizia.
Quasi centenario, nel 1578 si spense nel convento di S. Domenico di Cremona.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Curia generalizia dell’Ordine dei Predicatori, Capitula Generalia 1220-1986, Acta Capitulorum Generalium, III.1.11(2): Acta Cap. Gen. ab anno 1410 ad annum 1592, III.1.24: Acta Cap. Gen. ab anno 1501 ad annum 1592, ad annos 1555 e 1558, III.1.31: Acta Cap. Gen. ab anno 1551 ad annum 1611; Registra magistrorum ordinis (vel vicariorum vel procuratorum), IV.31: Regestum actorum regiminis Rmi. P. Fr. Stephani Ususmaris, 46i. Mag. Ord., annis 1556-1557, IV.32: Regestum actorum regiminis Rmi. P. Fr. Vincentii Justiniani, 47i. Mag. Ord., annis 1558-1560; Lodi, Archivio storico civico, Scuola della chiesa della Beata Vergine Incoronata, corda 11, s. 002, reg. 003: Liber provisionum Scolle et Fabrice domine Sancte Marie Corronate ac Montis Pietatis, c. 185v; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Mss., B.1857; Archivio di S. Domenico, III.4000: Liber Consiliorum conventus S. Dominici Bononiae, cc. 47v, 48c; Archivio di Stato di Modena, Corporazioni Soppresse, Regolari di Modena, Domenicani, 2178/I; Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Stanza storica, Decreta, I, cc. 60r, 1758r; Bullarium Ordinis Fratrum Prædicatorum: Prædictum tractatum, supplementa duo, [et] varios indices complectens, IV, ab anno 1484 ad 1548, Romae 1732, p. 642, V, ab anno 1550 ad 1621, 1733, pp. 51, 56, VIII, Praedictum Tractatuum, Supplementa duo, et varios Indices Complectens, 1740, p. 480.
R. Rusca, Il Rusco, ouero Dell’historia della famiglia Rusca, Venetia-Torino-Vercelli 1664-1675, p. 145; P.L. Tatti - G.M. Stampa, Degli annali sacri della città di Como, III, Milano 1734, p. 668; F. Arisio, Cremona literata, III, Cremonae 1741, pp. 205 s.; P.M. Domaneschius, De rebus coenobii Cremonensis ordinis praedicatorum, deque illustribus, qui ex eo prodiere, viris commentarius, Cremonae 1767, pp. 186-192, 428; G.A. Oldelli da Mendrisio, Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807, pp. 160-172; G. Ranaldi, Memorie storiche di S. Maria del Glorioso presso la città di Sanseverino nel Piceno, Macerata 1837, p. 34; A. Battistella, Processi d’eresia nel Collegio di Spagna (1553-1554). Episodio della storia della riforma in Bologna, Bologna 1901, pp. 3, 9-14, 16 s., 23, 32-36, 38, 40, 42-44; J. Hansen, Quellen und Forschungen zur Geschichte des Hexenwahns und der Hexenverfolgung im Mittelalter, Bonn 1901, p. 34; C. Santa Maria, Personaggi celebri di Santa Maria delle Grazie, in San Domenico e i domenicani in Milano, Milano 1922, pp. 37-43 (in partic. p. 41); A. Walz, I Domenicani al Concilio di Trento, Roma 1961, p. 174; A. Prosperi, Un gruppo ereticale italo-spagnolo: la setta di Giorgio Siculo (secondo nuovi documenti), in Critica storica, XIX (1992), pp. 335-351; G. Dall’Olio, Eretici e inquisitori nella Bologna del Cinquecento, Bologna 1999, pp. 232-236; A. Prosperi, L’eresia del Libro grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano 2000, pp. 159-161, 422; M.M. Tavuzzi, Dagli Atti del capitolo di Piacenza della Congregazione di Lombardia (1459-1531), in Archivum Fratrum Praedicatorum, LXXIII (2003), pp. 171-203 (in partic. pp. 177, 181, 195, 197 s.); M. Firpo - S. Pagano, I processi inquisitoriali di Vittore Soranzo (1550-1558). Edizione critica, I, Città del Vaticano 2004, pp. 136, 187 s.; M.M. Tavuzzi, Renaissance inquisitors. Dominican inquisitors and inquisitorial districts in Northern Italy, 1474-1527, Leiden-Boston 2007, p. 194; H.H. Schwedt, Die Anfänge der Römischen Inquisition. Kardinäle und Konsultoren 1542 bis 1600, Freiburg 2013, p. 222; M. Firpo - D. Marcatto, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Nuova edizione critica, I-III, Roma 2011-2015, I, pp. 135, 400, II, pp. 763 s., 1180-1183.