MILIANI, Pietro
– Nacque il 22 apr. 1744 a Fabriano da Niccolò e da Rosalba Loreti, figlia del pittore Giovanni Loreti di Fano. Crebbe in una famiglia piccolo-borghese, con origini risalenti al XVII secolo, che lo avviò, dopo i primi studi, al lavoro nelle manifatture cartarie locali.
Della prima gioventù si sa solo che ebbe un incarico di responsabilità nella cartiera Serafini. Il 16 genn. 1769 sposò Bernardina Vincenti di Nocera Umbra che gli diede sei figli: Niccolò (1771-1835), Francesco Saverio (1773-1825), Tommaso (1775-1842), Giovanni Battista (1779-1862), Rinaldo (1779-1867), Matilde (1785-1827).
Quando il 13 giugno 1780 stipulò (con decorrenza 15 febbr. 1782) una «convenzione di associazione» con il conte Antonio Vallemani, proprietario di una cartiera in località Madonna della Quercia, il M. aveva già raggiunto una notevole professionalità e si era distinto per le sue capacità manageriali. Vallemani gli conferì il mandato di dirigere e amministrare la sua cartiera con facoltà di mutare la ragione sociale in Cartiera Miliani, stabilendo che avrebbe versato 1.000 scudi per i lavori di miglioria da apportare all’edificio, dietro corrispettivo di un canone di fitto annuo. In altri termini Vallemani con il patto di società rinunciò alla gestione e alla conduzione diretta della cartiera, che poi il M. acquistò per 5.000 scudi il 23 nov. 1805, come risulta dal rogito del notaio G.G. Zucchi.
Il M. iniziò ad occuparsi di carta quando a Fabriano e in Italia le manifatture cartarie erano in fase di declino per la perdita di competitività causata dal mancato aggiornamento delle tecniche, dalla scarsa disponibilità delle materie prime (stracci di canapa, lino, cotone) e dalla concorrenza delle industrie francesi, inglesi e olandesi. L’economia fabrianese, che languiva per la forte pressione tributaria praticata dallo Stato pontificio, ebbe nel M. l’artefice della rinascita del settore cartario. Egli impegnò tutto se stesso per trasformare la cartiera in un complesso manifatturiero competitivo e capace di produrre carte di alta qualità, aumentò la clientela e programmò l’acquisto delle cartiere operanti nella sua città. Ambizioso progetto che fu portato a termine dai suoi discendenti.
Dopo appena un anno di attività, nel 1783 il M. introdusse in fabbrica il cilindro olandese, un’innovazione che gli consentiva di sgrossare gli stracci e preparare l’impasto per fabbricare la carta in tempi di lavorazione più brevi rispetto a quelli delle pile idrauliche a magli multipli, storico marchingegno già in uso nelle antiche gualchiere medioevali. Ottenne così apprezzabili miglioramenti qualitativi e il ribasso dei costi di produzione; della nuova macchina divenne inoltre abile costruttore, tanto che la sua perizia di meccanico fu apprezzata dai concorrenti e anche da Vincenzo Bertoni, uno dei maggiori industriali dello Stato pontificio, titolare della rinomata cartiera di Faenza, dove nel 1788 il M. si recò per soprintendere alle operazioni della posa in opera di un cilindro raffinatore olandese, che egli chiamò «macchina cilindrica» e che era stato costruito a Fabriano sotto la sua direzione.
Il 26 apr. 1785 Vallemani prolungò a vita il contratto di società a favore del M. e figli. Una dimostrazione di fiducia che permise alla ditta di sviluppare il programma di specializzazione, formulato dal suo titolare, con il potenziamento degli impianti e il miglioramento dei processi di produzione. Nel 1788 il M. costituì con i fratelli Serafini la Cartiera sociale, situata in località Ponte del Gualdo e nel 1791 collegò la sua fabbrica all’adiacente cartiera Mariotti che aveva preso in affitto. Per rendersi indipendente creò una piccola fabbrica di tessitura di feltri che non lasciavano peli sui fogli di carta e a tale scopo usò come materia prima lana bianca schiava, cioè lana di Slavonia proveniente da Ancona.
In questo periodo Pio VI, per sostenere le manifatture cartarie, notevole risorsa economica dello Stato pontificio che vantava il numero più elevato di cartiere rispetto agli altri Stati della penisola, emanò il 10 dic. 1791 un chirografo in materia di «sostentamento e progresso» del settore e istituì la sovrintendenza alle Cartiere, affidandola alla guida di Luigi Lazzarini. Il papa provvide anche a regolamentare la raccolta e l’assegnazione degli stracci dal suo Stato, dopo averne vietato l’esportazione.
Per alcuni anni il M. vide assecondata dalle istituzioni pubbliche la sua intraprendenza che tuttavia fu messa a dura prova nel 1796 dall’avanzata dei Francesi che avevano invaso le Legazioni pontificie di Bologna, Ferrara, Ravenna e si erano inoltrati in Toscana. Il 31 genn. 1797 l’esercito francese occupò Ancona e Napoleone Bonaparte il 19 febbraio firmò col papa il trattato Tolentino. Il conseguente depauperamento dello Stato pontificio, dovuto anche alle esose indennità richieste dal Bonaparte, provocò l’aumento generale dei prezzi di tutte le merci, la loro rarefazione sul mercato, il malcontento nelle popolazioni, la svalutazione della moneta cartacea e la scarsa disponibilità della moneta metallica. Quando i magazzini della sovrintendenza alle Cartiere pretesero il pagamento degli stracci in moneta sonante, il M. reagì prontamente e, a nome di tutti i fabbricanti di carta di Fabriano, prese l’iniziativa di presentare al cardinale camerlengo un memoriale per indurre quella istituzione ad accettare la moneta cartacea, continuando però ad esigere dai suoi clienti il pagamento dei prodotti in moneta metallica e sostenendo che, se le due monete avevano pari corso legale nel territorio dello Stato, non era ammissibile diminuire il valore nominale delle cedole cartacee.
Frattanto nel 1795 il M. aveva stretto un proficuo e duraturo rapporto con Giambattista Bodoni, «il re dei tipografi, il tipografo dei re», attivissimo a Parma. Dalla fitta corrispondenza fra i due emergono i sentimenti di amicizia e la reciproca stima che unirono, in un ventennale sodalizio, il più prestigioso stampatore dell’Età moderna al più famoso fabbricante di carta italiano. La loro intensa collaborazione e le loro rispettive professionalità segnarono una svolta decisiva al cammino dell’arte della stampa e dell’arte della carta in Europa.
A Bodoni fecero corona famosi e illustri clienti: Francesco Rosaspina, incisore e professore della Pontificia Accademia delle belle arti di Bologna legato da vincoli di amicizia al grande tipografo e al M. del quale, durante un suo soggiorno a Fabriano nel 1804, eseguì un pregevole ritratto, Giovanni Volpato, Raffaello Morghen, Antonio Canova, i fratelli Filippo e Giorgio Hackert, Giuseppe Longhi, Giuseppe Fossati, Giuseppe Cantoni, Pietro Anderloni, Gaetano e Mauro Gandolfi, Luigi Rados, il marchese Giovanni Torlonia, il conte Monaldo Leopardi, Luciano Bonaparte, cardinali e segretari dello Stato pontificio, i tipografi Perego Salvioni di Roma, Antolini di Milano, Sartori di Ancona, lo stampatore di carte geografiche Giuseppe Molini di Firenze, la calcografia Vitali di Roma, la Stamperia camerale tipografia di Stato di Roma.
Per soddisfare le esigenze della clientela il M. nel 1796 perfezionò la forma o modulo per la fabbricazione a mano della carta velina, un tipo di carta con struttura uniforme senza vergatura, detta anche a «uso di Francia». A. Gasparinetti sostiene che «se a Pietro Miliani non può essere attribuita la fabbricazione della prima velina in Italia, a lui la storia della carta riconosce il merito di averne costruite le forme per la sua perfetta riuscita» (P. M. fabbricante di carta, p. 85). Nel 1805, primo in Italia, il M. iniziò a produrre carte rispondenti alle esigenze del disegno, della pittura ad acquarello e della stampa delle incisioni su rame. Per la varietà e la qualità dei suoi prodotti – divenuti insuperabili e famosi in Europa – riuscì a battere la temibile concorrenza straniera e ad aumentare la produzione e il prestigio delle sue cartiere.
Dopo l’occupazione di Fabriano da parte dei Francesi, il 23 febbr. 1799 il M. fu nominato su indicazione del maceratese P. Spadoni presidente del Cantone di Fabriano. Come capo della Municipalità seppe essere all’altezza del compito anche dopo il saccheggio del 27 giugno con il quale il generale J.C. Monnier volle punire i Fabrianesi che avevano permesso agli insorgenti di occupare la città l’11 giugno. A questa prestigiosa carica fece seguito il 15 giugno 1810, sotto il Regno d’Italia, la nomina a membro del Collegio elettorale dei commercianti per il Dipartimento del Musone.
Agli impegni politico-amministrativi si sommarono i problemi dell’azienda dovuti alla grave siccità che colpì il comprensorio fabrianese nel 1802. Per far fronte all’emergenza e per sopperire alla forzata limitazione della produzione il M. ricorse alle vicine cartiere di Nocera Umbra e di Esanatoglia e prese in affitto, in società con F.S. Mattioli, la cartiera di Pioraco, nei pressi di Camerino, di proprietà di Giovanni e Felice Benzi. Non riuscì però a ottenere quelle carte di alta qualità che uscivano dai tini della sua cartiera fabrianese. Non potendo dirigere di persona la fabbrica di Pioraco, nel 1810 inviò sul posto il giovane nipote Giovanni, che successivamente rilevò dallo zio la cartiera e fondò la ditta Giovanni Miliani e Figlio.
Il M. era comunque riuscito a conquistare una posizione di prestigio, divenendo un autorevole artefice di quella prima industrializzazione i cui effetti avevano cominciato a coinvolgere la parte più progredita degli imprenditori italiani del settore cartario. Del resto è significativa la sua attenzione ai progressi della tecnologia cartaria negli altri paesi europei. Nel 1761 J.-J. De Lalande aveva pubblicato a Parigi l’Art de faire le papier; trattato tradotto parzialmente in italiano con il titolo Osservazioni intorno all’arte di fabbricare la carta, per iniziativa di G. du Tillot, primo ministro di Filippo di Borbone duca di Parma, che lo volle allegare all’editto Sopra le fabbriche, e il commerzio della carta, emanato nel 1762. Qualche anno dopo il M., a seguito dei frequenti contatti con Bodoni, residente a Parma, ebbe modo di conoscere quel manuale per aggiornarsi sui progressi compiuti nell’arte della carta dei quali fece tesoro per migliorare gli impianti e ammodernare le fabbriche con evidenti positivi risultati.
L’era napoleonica, la fine del regime murattiano nel 1815, l’occupazione delle Marche da parte delle truppe austriache, infine la restaurazione pontificia, trovarono il M. sempre pronto a controllare la situazione e ad affrontare le avversità economiche per mantenere produttive le sue cartiere e garantire il lavoro alle maestranze. Soltanto negli ultimi anni della sua vita affidò gradualmente ai tre figli Niccolò, Tommaso e Rinaldo la responsabilità dell’azienda, mettendoli in condizione di succedergli degnamente quando morì, a Fabriano, il 24 febbr. 1817.
I 35 anni che lo videro a capo della sua azienda si possono suddividere in due periodi: il primo dal 1782 al 1795, il più tranquillo, gli permise di realizzare i suoi programmi di sviluppo e di rinnovamento; il secondo periodo, dal 1796 al 1817, fu il più turbolento e mise a dura prova le sue doti di imprenditore. Nel travagliato periodo a cavallo dei secoli XVIII e XIX il M. visse da protagonista il passaggio dal tradizionale artigianato cartario alla prima industrializzazione del settore.
Fonti e Bibl.: Fabriano, Arch. storico delle Cartiere Miliani Fabriano, Fondo Miliani, 3, f. 1.: Cronologia storica (1744-1900) delle Cartiere Miliani, albero genealogico famiglia Miliani; Epistolario, anni 1782-1817 (mancano l’annata 1807, i primi mesi del 1808, le annate 1810-15); lettera D, 89-92: Contratto d’affitto, inventario, atto di vendita cartiera Vallemani, dichiarazione di Vallemani a favore di P. Miliani; C. Ramelli, Sulla fabbricazione della carta in Fabriano, Fabriano 1855, p. 14; O. Marcoaldi, Guida e statistica della città e comune di Fabriano, Fabriano 1873, pp. 106-110; O. Angelelli, Fabriano e il dominio francese nel 1798-99, Fabriano 1925, pp. 17-69, 138; Id., L’industria della carta e la famiglia Miliani, Fabriano 1930, pp. 17-25, 80-84; A. Gasparinetti, Carte, cartiere e cartai fabrianesi, in Il Risorgimento grafico, 1938, nn. 9-10, pp. 426-430; R. Sassi, Vita fabrianese a cavallo di due secoli, Fabriano 1956, pp. 25, 37, 43, 45; A. Gasparinetti, Bodoni e le cartiere, in Bodoni celebrato a Parma, Parma 1963, pp. 227-239; Id., P. M. fabbricante di carta, Fabriano 1963; Id., Bodoni-Miliani, Parma 1970; R. Sassi Il «chi è ?» fabrianese, Fabriano 1989, pp. 161 s.; P.-M. De Biasi, La carta avventura quotidiana, Torino 1999, pp. 134 s.; G. Castagnari, Carta cartiere cartai. La tematica storica di Andrea Gasparinetti, Fabriano 2006, pp. 30-35, 40, 42; Enciclopedia Italiana, XXIII, pp. 301 s.; Diz. enciclopedico [De Agostini], III, p. 372; Grande diz. enciclopedico [UTET], XIII, p. 649.
G. Castagnari