MORGARI, Pietro
MORGARI, Pietro. – Appartenente a una famiglia di artisti che per più di un secolo e mezzo operò soprattutto in Piemonte, figlio di Rodolfo e di Maria Bozoki, nipote di Giuseppe e di Paolo Emilio, pittori, nacque a Torino nel 1852.
Secondo una consolidata tradizione di famiglia, ricevette la prima educazione artistica nella fiorente e multidisciplinare bottega paterna, dove apprese anche la tecnica dell’affresco, collaborando a vari cicli pittorici in cui erano impegnati sia il padre sia lo zio paterno Paolo Emilio (Manchinu, 2003, p. 345).
Negli anni Sessanta si iscrisse all’Accademia Albertina di Torino, dove frequentò i corsi di pittura di Andrea Gastaldi e di disegno di Enrico Gamba, ottenendo numerosi premi (Stella, 1893, p. 466). Partecipò all’esposizione della Promotrice di Genova nel 1873 e a molte edizioni della Promotrice di Torino dove espose, con continuità, dal 1877 al 1884, come risulta dai cataloghi dell’epoca. Nel 1875 in questa sede ottenne un grande consenso di pubblico e critica con la presentazione del quadro intitolato Almea (ubicazione ignota come tutte le altre opere citate ove non diversamente indicato; Manchinu, 2003, p. 345)
Nel 1877, alla Promotrice di belle arti di Torino, presentò il quadro Attori girovaghi, riprodotto in acquaforte da Alberto Maso Gilli per la cartella di questa stessa esposizione (Stella, 1893, p. 468; Dragone, 1991, p. 117), che riscosse un notevole successo e fu acquistato dal re Vittorio Emanuele II. In occasione della medesima manifestazione, nel 1880, espose Violazione di confini (De Gubernatis, 1906, p. 314).
La tela raffigura un cavallo che, avvicinatosi troppo a una stalla in cui si trovano una coppia di cani con i loro cuccioli, è vittima della reazione ringhiosa degli animali (ibid.). Come la precedente, l’opera fu più volte riprodotta in varie riviste dell’epoca.
Nel 1881, all’Esposizione nazionale di Milano presentò Desolazione (Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea). Tema dominante della maggior parte delle sue opere sono gli animali, i cani in particolare, descritti in contesti sempre caratterizzati da un intenso e, a tratti, crudo realismo che, se da un lato può apparire marcatamente di genere, dall’altro fa emergere la sincera partecipazione affettiva dell’artista nei confronti dei soggetti trattati. Partecipazione affettiva che emerge anche in opere di ben diverso carattere nelle quali se protagonisti sono sempre gli animali, in particolare i cani, il contesto nel quale sono ambientate cambia completamente. Si vedano, per esempio, Romola. Ritratto di cane (Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea), presentata alla Promotrice di belle arti di Torino del 1881, e Idillio (Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea), dipinta per l’Esposizione nazionale di Torino del 1884, nelle quali gli animali messi in posa diventano protagonisti di veri e propri ritratti borghesi, interpreti di scene gradevoli e raffinate. In un’altra opera (Cani: ripr. in Stella, 1893, p. 471) gli animali, rappresentati in un vero dialogo di sguardi, appaiono attorniati da quegli oggetti appartenenti agli uomini (dagli arredi ai tessuti) che solitamente indicano lo stato sociale, la dignità e il ‘decoro’ di questi ultimi. Sembra che l’artista si fosse fatto costruire un macchinario in grado di raggruppare i cani negli atteggiamenti da lui voluti (ibid., p. 470) o, quando non vi riusciva, usasse manichini, fatti costruire appositamente. È questo il procedimento impiegato, stando alle cronache dell’epoca, per il cavallo de L’ultima caccia del Conte Rosso, esposto alla mostra della Promotrice di Torino del 1880 e acquistato successivamente dall’Ordine Mauriziano di Torino (ibid., pp. 468- 470).
Si sa inoltre che l’artista stesso era proprietario di cani di razza, come molossi, alani e levrieri (ibid., p. 470) e molti dei suoi lavori sembrano costituire un vero e proprio racconto di vita per immagini, i cui i protagonisti sono sempre gli stessi animali, colti in situazioni differenti. Dal punto di vista stilistico, l’attrazione per il verismo, non impedì a Morgari di aderire a una pennellata vaporosa e fratta (Maggio Serra, I, 1991, p. 77), utilizzata, in particolare, per la definizione degli sfondi o per la resa del pelo degli animali, senza giungere agli esiti estremi che caratterizzano certa pittura di Antonio Fontanesi o degli esponenti della scapigliatura lombarda.
Nel 1883 partecipò all’Esposizione nazionale di belle arti di Roma. Trasferitosi a Londra per amore di una donna, riscosse un notevole successo presso il pubblico inglese soprattutto per i suoi ritratti di animali.
Morì suicida a Londra nel 1885 (Manchinu, 2003, p. 345).
A causa del successo ottenuto in Inghilterra il suo cognome compare talvolta nella stampa dell’epoca anglicizzato in «Morgary» o «Margary ». Tra le opere conservate nella Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino è presente anche una raffinata serie di ritratti tra i quali si ricordano, in particolare, il Ritratto del signor Ratti, il Ritratto della signora Ratti, il ritratto di Adelaide di Savoia duchessa di Borgogna e di Maria Giovanna Battista duchessa di Savoia.
Dei numerosi artisti appartenenti alla sua famiglia, Pietro appare forse come il più originale e il meno aulico. La critica dei primi del Novecento lo descrive come un «personaggio da romanzo», un pittore dotato di un linguaggio pittorico fatto di rapide pennellate, forti contrasti cromatici e intensa luminosità, in grado, al contempo, di indagare con acuta sensibilità la psicologia dei personaggi (Stella, 1893, pp. 464 s.).
Fonti e Bibl.: A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pp. 464-473; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti viventi…, 1906, p. 314; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, IV, 1973, p. 2135; L. Mallé, I dipinti della Galleria d’Arte Moderna, Torino 1981, pp. 230 s.; R. Maggio Serra, La pittura in Piemonte nella seconda metà dell’Ottocento, in La Pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, I, Milano 1991, p. 77; P. San Martino, ibid., II, pp. 930 s.; A. Dragone, In dieci firmarono «Morgari», in Cronache d’arte italiana dell’Ottocento, Milano 1991, pp. 117 s.; Pittori piemontesi dell’Ottocento e del primo Novecento: dalle Promotrici torinesi, a cura di E. Bellini, Torino 1998, p. 276; E. Bénézit, Dictionnaire des peintres, sculpteurs…, 1999, p. 849; P. Manchinu, Famiglia Morgari, in P. Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte, Genova 2003, pp. 345 s. (con bibl.); G.L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento,Torino 2009-10, p. 604.