NANIN, Pietro
– Figlio del ciabattino Luigi e della lavoratrice della seta Angela Fini, nacque a Verona nel 1808 (Gattoli, 2002-03).
La sua produzione pittorica fu cospicua e varia per soggetti, tecniche e destinazione, prediligendo tuttavia i temi del romanticismo storico, ispirati alla tradizione letteraria o tratti dalla storia veronese. A sedici anni entrò nella locale Accademia di belle arti cui rimase legato durante tutta la vita professionale. Dal 1834 al 1856 partecipò assiduamente alle esposizioni d’arte organizzate dall’Accademia, diventandone socio dal 1859 e maestro di disegno tra il 1870 e il 1873. Nel 1872 pubblicò il manuale Nuovo esemplare geometrico per lo studio del disegno elementare.
Dal 1858 al 1871 partecipò alle esposizioni promosse dalla Società di belle arti di Verona, di cui fu tra i soci fondatori. Occasionalmente espose anche a Milano (1838), Venezia (1847), Vicenza (1871) e Firenze (1874). Poche sono le opere legate a queste rassegne, organizzate da diversi enti o comunque destinate al mercato artistico, a oggi rintracciate. Tra queste la grande Disfida di Barletta, presentata a Verona nel 1843 ed entrata nelle collezioni dei Musei civici della città (Ievolella, 2001). Dello stesso anno è Piazza delle Erbe, individuata nel mercato antiquario (Modenantiquaria, 2007), del 1856 la miniatura raffigurante La facciata a destra della sacrestia di S. Maria in Organo (Verona, coll. priv.; Gattoli, 2002-03), parte di un gruppo di opere su pergamena per le quali l’autore ricevette la medaglia d’argento all’Esposizione cittadina del 1856. Nella stessa collezione è stato rinvenuto un album che contiene bozzetti, disegni e fotografie delle opere prodotte da Nanin nell’arco di un cinquantennio, un contributo fondamentale per la conoscenza della sua produzione artistica poiché tramite i bozzetti, realizzati principalmente per opere di soggetto sacro, e alle indicazioni lasciate dall’autore, è stato possibile rintracciare la gran parte delle versioni definitive destinate a chiese e istituzioni religiose della città e della provincia. L’album testimonia anche la partecipazione a concorsi per la decorazione del soffitto di teatri; al suo interno si distinguono anche i bozzetti per apparati teatrali, tra cui tre sipari, uno dei quali identificato come Sipario per il teatro dell’Arena, datato 1846. Per tutte queste opere Nanin attinse alla tradizione iconografica del Cinquecento e del Seicento, con una predilezione per gli esempi offerti dai maestri locali, fino a citarli esplicitamente.
Tra i casi più significativi la pala dipinta raffigurante i Ss. Pietro e Luigi con don Antonio Provolo che indica la Vergine col Bambino ai fanciulli sordomuti (1839; Verona, istituto Antonio Provolo), S. Francesco in adorazione della Vergine e del Redentore (1841; Ala, chiesa dei cappuccini), S. Carlo Borromeo porta la comunione agli appestati (1853; San Zeno di Montagna, chiesa di S. Zeno) e S. Girolamo eremita (1875; Sopramonte di Trento, chiesa del S. Cuore di Gesù). Attinse anche a opere dei pittori veronesi del passato recente per la tela con S. Luigi Gonzaga e l’Angelo custode presentano i fanciulli alla Vergine con il Bambino (1860; Verona, chiesa di S. Eufemia), ispirata a quella di Saverio Dalla Rosa conservata a Bergamo nella chiesa di S. Spirito, e ancora per la Sacra Famiglia con s. Luigi Gonzaga tra i fanciulli (1862; Sandrà, chiesa di S. Andrea apostolo) che ricalca la tela eseguita da Agostino Ugolini per la chiesa veronese di S. Antonio al Corso.
La versatilità e l’intraprendenza del pittore si espressero anche nella pratica del falso che diede origine a un cospicuo numero di disegni, opere su tavola, miniature e interi manoscritti miniati. Mentre per questi ultimi traeva ispirazione dalla storia artistica locale, fornendo false fonti storiografiche, per le altre opere i riferimenti, suggeriti dal mercato collezionistico, furono i grandi maestri del XV e XVI secolo. Nel loro complesso questi materiali, seppure oggi facilmente criticabili per la loro ingenuità, rappresentano un interessante esempio di falso ottocentesco. Una parte di questa produzione è giunta ai Musei civici veronesi grazie alla donazione degli eredi di Andrea Monga, che fu uno dei maggiori (se non il principale) acquirente di Nanin in veste di falsario. Dalla collezione Monga proveniva anche il manoscritto miniato Memorie e storie del notaio trecentesco Battistella, acquistato dal connoisseur tedesco Jean Paul Richter e pubblicato dallo stesso come originale nel 1935, smascherato come falso nel medesimo anno da Giovan Battista Cervellini, il quale individuò in Nanin l’artefice del manoscritto e delle altre opere di dubbia attribuzione già pervenute nelle raccolte civiche.
Nanin fu anche restauratore di affreschi, operando, a partire dalla metà del secolo, in tutti i maggiori cantieri di Verona. Dal 1854 intervenne sugli affreschi della cappella Guantieri in S. Maria della Scala, nel 1857 su quelli della cappella Medici in S. Bernardino e nel 1858 sulla Crocifissione posta sulla parete interna sopra la porta laterale della chiesa di S. Fermo. Tra il 1870 e il 1876 eseguì lavori di restauro anche sugli affreschi delle navate minori della cattedrale di S. Maria Assunta che gli procurarono aspre critiche sui due maggiori quotidiani locali (L’Arena e L’Adige), poi concluse per l'intervento del ministero dell’Istruzione pubblica e di una commissione di esperti. La fiducia in Nanin rimase invariata e, nel 1878, gli furono affidati il restauro degli affreschi di Altichiero trovati nei sottarchi del palazzo Scaligero e la realizzazione di una decorazione nella loggia sottostante a imitazione di quelli trecenteschi soprastanti.
Tra le prove maggiormente rappresentative dell’eclettismo che caratterizzò l'operato di Nanin, va ricordato il progetto architettonico presentato al concorso nazionale per l’ossario di Custoza del 1877, poi vinto da Giacomo Franco (con cui, peraltro, Nanin aveva collaborato per le tavole della pubblicazione L’architecture du Ve au XVIIe siècle et les arts qui en dépendent… di Jules Gailhabaud, edito in quattro volumi tra il 1850 e il 1858).
Negli stessi anni (1873-79), su incarico del Museo civico di Verona, si occupò anche dello stacco di affreschi. Un rimprovero autorevole al suo operato in questo senso giunse nel 1881 dall’ispettore generale delle Belle arti Giovanni Battista Cavalcaselle a proposito dello stacco del dipinto di Francesco Morone, ora esposto al Museo di Castelvecchio, dalla facciata di palazzo Cainer a Verona. L’ultimo importante incarico documentato, risale al 1883, quando intervenne nella chiesa di S. Pietro in Bosco presso Ala (in Trentino), restaurando gli affreschi esistenti e creando una decorazione, in stile, di raccordo con le antiche pitture, che venne rimossa durante un restauro novecentesco.
Gli interventi conservativi compiuti nel corso del Novecento sulle opere restaurate da Nanin hanno confermato quanto la documentazione archivistica ha tramandato riguardo al metodo di restauro da lui messo in pratica che, ispirato alla presunta antica tecnica delle pitture romane di Pompei ed Ercolano e ai più recenti studi del concittadino Anton Maria Lorgna, aveva definito di ‘encausticazione’. Questa procedura, allora ampiamente nota e praticata secondo diverse interpretazioni, prevedeva di cospargere l’affresco di cera dopo la fase di pulitura e di integrazione pittorica al fine di consolidare il colore e conferire al dipinto la brillantezza cromatica persa a causa della scialbatura. Con il trascorrere degli anni la cera, deteriorandosi, tendeva a ottenebrare i dipinti già snaturati da pesanti e spesso incongruenti rifacimenti.
Morì a Verona il 17 settembre 1889.
Tra i titoli citati dalle fonti si ricordano: per il genere storico La morte di Mastino della Scala (1834), La pugna di Ruggero e Rodomonte (1835), Alfonso d’Este duca di Ferrara che ordina l’arresto di Torquato Tasso (1836), Raffaello e la Fornarina che visitano lo studio di Michelangelo (1838), Bradamante alla tomba di Merlino (1838), La prova della Merope nella stanza di Scipione Maffei (1864), Sponsali di Rinaldo D’Este (1868), Isabella Orsini insegna musica al suo paggetto (1871) e i non datati Maria Medici consulta l’oracolo e Torquato Tasso legge il suo poema ad Eleonora d’Este; per la pittura di genere La donzella alla fonte, Estasi e L’albanese che difende la figlia (entrambi del 1847), Interno di bottega del caffè (1852), Cavalier servente (1859), Tombe degli Scaligeri a Verona e Rimorso di Caino (entrambi del 1856), l'Entrata di Vittorio Emanuele II in Verona nel 1866 (1866). L’elenco delle pale rintracciate grazie all’album di Nanin comprende quelle realizzate per le chiese di S. Giovanni Battista in Tomba Extra a Verona (S. Luigi Gonzaga tra i ss. Rocco e Antonio abate, 1839; l’Assunta) di S. Lorenzo a Soave (Compianto sul Cristo morto), di S. Zeno a San Zeno di Montagna (Sacra Famiglia, S. Carlo Borromeo porta la comunione agli appestati, 1853, e la più tarda pala dell’altare maggiore raffigurante S. Zeno che predica ai veronesi, 1869), di S. Martino a Legnago (I sette dolori di Maria Addolorata, 1856), di S. Caterina a Bionde di Salizzole (Compianto sul Cristo morto, 1859), di S. Lucia a Santo Stefano di Minerbe (Madonna col Bambino tra le ss. Giustina, Lucia e Agata, 1860), di S. Maria in Stelle a Verona (S. Antonio abate e S. Luigi Gonzaga), di S. Gregorio Magno a Caselle di Nogara (Crocifissione, s. Antonio abate, Incredulità di s. Tommaso e il dipinto ad olio su muro raffigurante l’Assunzione della Vergine). Con tecnica analoga dipinse anche la gigantesca Gloria di s. Lorenzo (1841) sul soffitto della chiesa di S. Lorenzo a Soave, e la Caduta di s. Paolo dipinta su quello della chiesa di S. Paolo a Vago. A queste opere si aggiungono le pale, già note, per le chiese veronesi di S. Tommaso (S. Alfonso dei Liguori in preghiera e Sacra Famiglia tra i ss. Gioacchino e Anna) e di S. Benedetto al Monte (S. Omobono e s. Luigi Gonzaga in adorazione del Sacro Cuore di Gesù, 1863).
Nanin legò la sua fortuna critica a un’opera che rimane a tutt’oggi una delle fonti iconografiche indispensabili per la storia artistica locale: Disegni di varie dipinture a fresco che sono in Verona (Verona 1864): una raccolta di litografie, disegnate e incise dall’artista, raffiguranti gli affreschi, oggi quasi del tutto scomparsi, sulle facciate di case e palazzi cittadini.
Fonti e Bibl.: P. N., in L’Adige, 20 settembre 1889; Lo splendore della Verona affrescata nelle tavole di P. N. del 1864: facsimile dell'unica raccolta colorata, a cura di N. Cenni - G. Schweikhart, Verona 1983; G.P. Marchini, P. N., in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a cura di P. Brugnoli, I, Verona 1986, pp. 178-183; L. Ievolella, La pittura di figura e storia (1800-1873), in L'Ottocento a Verona, a cura di S. Marinelli, Milano 2001, p. 126 fig. 14; C. Gattoli, «P. N.», tesi di laurea, Università degli studi di Padova, relatore S. Marinelli, a.a. 2002-03; Id., Il teatro di P. N. in Vertemu. Seconda serie di studi musicali e teatrali veronesi, a cura di P. Rigoli, Verona 2003, pp. 33-42; Id., N. P., in La pittura nel Veneto. L’Ottocento, a cura di G. Pavanello, II, Milano 2003, pp. 772 s.; Modenantiquaria (catal.), Modena 2007, p. 195 fig. 3; C. Gattoli, Le miniature ‘gotiche’ di P. N., in La parola illuminata, a cura di G. Castiglioni, Verona 2011, pp. 239-250; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 338; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, IV, Milano 1973, p. 2182; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, VIII, p. 79.