NELLI, Pietro
NELLI, Pietro (Pietro di Nello). – Non si conosce la data di nascita di questo pittore originario di Rabatta, località presso Borgo San Lorenzo, nel Mugello; d’altra parte poiché nel 1375 aveva raggiunto la maggiore età (Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Gesuiti, 19 agosto 1375), questa dovrebbe collocarsi non molto dopo la metà del Trecento.
Non corrisponde al vero la notizia della sua presenza nei Registri delle prestanze del 1374 (Skaug, 1994), che si riferiscono a un notaio omonimo. Il 28 aprile 1382 si iscrisse all’Arte dei medici e degli speziali (Frey, 1885), corporazione alla quale aderivano i pittori fiorentini. Nello stesso anno il suo nome compare accanto a quello di Tommaso del Mazza in un rogito conosciuto solo attraverso una nota del secolo XVII (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, II. II. 110, c. 379v), estratta – secondo Gaetano Milanesi (1872) – dall’atto con il quale i due pittori sciolsero un precedente sodalizio.
Punto di partenza per la ricostruzione dell’attività di Pietro Nelli è la notizia del pagamento ricevuto nel 1384 per la «dipintura ... nella tavola della pieve di Santa Maria Impruneta: el sopra» (Milanesi, 1872), identificabile con il polittico con la Madonna con il Bambino in trono tra gli apostoli e Storie della vita della Vergine, ancora in loco. Prima dei danni subiti in un bombardamento l’8 luglio 1944, lungo il margine inferiore della cornice si conservava un’iscrizione con la data 1375 e il nome del pievano Stefano Buondelmonti (Bellosi, 1973, p. 183). Pietro Nelli eseguì, oltre alle Storie della Vergine nell’ordine superiore, gli Apostoli ai lati della Madonna (Steinweg, 1960, p. 41; Offner, 1965); la tavola centrale e la predella corrispondono allo stile figurativo di Niccolò di Pietro Gerini (Offner, 1927). Luciano Bellosi (1973), per primo, riunì intorno agli scomparti imprunetini di Pietro Nelli un nucleo stilisticamente omogeneo di opere, poi accresciuto da Miklós Boskovits (1975), Angelo Tartuferi (1984) e Sonia Chiodo (2010).
Alcuni affreschi votivi nella chiesa di S. Lorenzo a Signa (S. Giuliano, S. Caterina), che conservano un’iscrizione con la data 1366, il polittico diviso tra Oxford (Madonna con il Bambino in trono, Christ Church Gallery) e Altenburg (Ss. Giovanni Evangelista e Antonio abate; Lindenau Museum, nn. 30 s.) e, infine, alcuni affreschi nella scarsella dell’oratorio di S. Caterina all’Antella (Disputa di s. Caterina con i filosofi pagani, s. Antonio abate, s. Caterina d’Alessandria; Boskovits, 1975, pp. 60 s.; F. Baldini, in L’oratorio…, 2009, pp. 124 s.) documentano la prima fase dell’attività di Pietro Nelli, caratterizzata dalla contiguità con gli eredi della bottega di Bernardo Daddi: Puccio di Simone, ma soprattutto il Maestro di Barberino, forse da identificare con il pittore Neri di Mone (Chiodo, 2008, p. 42). Nell’ Annunciazione, ora in collezione privata (F. Baldini, in L’oratorio…, 2009, pp. 172-174), e negli scomparti dipinti nel polittico per la pieve di S. Maria dell’Impruneta la tendenza a figure più monumentali rivela una crescente attenzione allo stile tardo di Taddeo Gaddi. Con un linguaggio ormai maturo affrontò l‘esecuzione degli affreschi con Storie di s. Antonio abate nella ex chiesa dei girolamini alle Campora, databili intorno al 1372 sulla base di un’iscrizione ora perduta (Puccinelli, 1664; Sirén, 1908). Boskovits (1975, p. 215 n. 72) ha ipotizzato che la cappella sia da identificarsi con quella fondata dal priore fra Bartolomeo di Bindo Benini nel 1368 (Carocci, 1907).
Seguendo l’evoluzione della cultura figurativa del tempo, sullo scorcio del penultimo decennio del secolo, i personaggi di Pietro Nelli diventano più solenni, il chiaroscuro si accentua, le architetture dipinte sono più articolate e ricche di elementi decorativi. A quest’epoca appartengono la croce licenziata nel 1380 per l’abbazia di S. Salvi (ora Firenze, S. Croce; Chiodo, 2010), ma anche la Madonna con il Bambino in trono e santi affrescata sul lato orientale del chiostro di S. Maria del Carmine (Firenze).
Quest’ultima è da mettere in relazione con una lastra tombale descritta nei sepoltuari antichi, appartenente alla famiglia Gigliotti, che mostrava uno stemma a scaglioni, uguale a quello un tempo visibile alla base dell’affresco; un analogo motivo araldico è ostentato anche nell’abbigliamento del cavaliere inginocchiato a destra della Vergine (Lombardi, 1992, pp. 350, 358). Priva di riscontro nei documenti d’archivio è, invece, l’identificazione dello stesso stemma con quello della famiglia Boverelli (o da Montespertoli) secondo quanto supposto da Luigi Passerini (in Mattei, 1869).
Approssimandosi alla fine del secolo, Pietro Nelli appare poco sensibile al gusto tardogotico, al quale sembra aderire solo con l’allungamento delle sagome dei suoi personaggi, il disegno fluido dei contorni, il modellato delicato. Dovrebbero risalire a quest’epoca i dipinti già assegnati da Bellosi (1983-84) al Maestro dei coniugi Datini – e restituiti a Pietro Nelli sulla base dell’analisi dello stile figurativo da Boskovits (1998, p. 48 n. 7) e Chiodo (2010) – e il trittico della chiesa di St. Mary a Holmbury, dal quale provengono pure gli scomparti con le Ss. Caterina d’Alessandria e Elisabettad’Ungheria ora a Maastricht (Bonnefanten Museum; Dixon, 2012).
Tra i documenti che ricordano opere perdute o disperse (Colnaghi, 1928) desta particolare interesse quello relativo agli affreschi eseguiti nella cappella maggiore della pieve di S. Maria dell’ Impruneta, a tergo del quale era finora sfuggita la presenza di due schizzi, verosimilmente autografi del pittore, riconducibili a composizioni raffiguranti la Fondazione di S. Maria Maggiore e l’Ascensione di Nostro Signore, soggetti che forse si intendeva includere nella decorazione (Archivio di Stato di Firenze, Compagnie religiose soppresse dal granduca Pietro Leopoldo, 1023, 5 febbraio 1397).
Sullo scorcio del secolo era attivo presso il convento di S. Domenico del Maglio, nella chiesa di Ognissanti a Firenze (affreschi staccati ora in sagrestia), nella basilica di S. Miniato al Monte e presso il convento di S. Croce. Forse a seguito di un ordine di cattura emanato dagli ufficiali di entrata e uscita dazi della Repubblica fiorentina nel 1407, tornò a Borgo San Lorenzo, dove nei documenti sono ricordate numerose opere, purtroppo perdute.
Unica eccezione sembrerebbe la notizia, inedita, relativa al pagamento ricevuto nel 1408 per l’esecuzione di un S. Jacopo nella chiesa dei frati minori (Firenze, Archivio di Stato, Compagnie religiose soppresse dal Granduca Pietro Leopoldo, 1023), collegabile a un frammento di pittura che ancora si conserva sulla parete destra. Rimangono solo la metà inferiore della figura del santo in trono e due episodi del martirio in basso (Kaftal, 1952), ma la stesura dell’intonaco e i motivi ornamentali sono omogenei a quelli di un contiguo affresco con la Madonna con il Bambino in trono e i ss. Antonio da Padova, Ludovico da Tolosa, Michele arcangelo, due Angeli e due devoti inginocchiati, che dunque dovrebbe far parte della stessa campagna decorativa. Accostato da Boskovits (1975, p. 213 n. 67) a Pietro di Miniato, quanto rimane di quest’ultimo non contraddice, secondo chi scrive, il riferimento all’attività matura di Pietro Nelli, come mostra il confronto con la Madonna con il Bambino in trono e santi del tabernacolo di Lippi e Macia (Novoli, S. Maria Mater Dei; Procacci, 1960). Lungo il margine inferiore della pittura si intravedono tracce di una iscrizione non più leggibile, forse quella ricordata da Francesco Niccolai (1914) con il nome di Pietro Nelli, insieme all’altra pure perduta relativa alla pittura che quest’ultimo aveva eseguito per Monna Niccolosa del Maestro Lodovico nel 1382 per 12 fiorini (Milanesi, 1872).
Perduti sono gli affreschi, eseguiti tra il 1416 e il 1418, nel refettorio e nella «loggia di Nostra Donna» presso lo Spedale di Bonifazio, stimati ben 56 fiorini da Lorenzo Monaco, ultima opera menzionata dai documenti (Milanesi, 1872). Pietro Nelli morì, infatti, il 9 settembre 1419 (ibid.).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Compagnie religiose soppresse dal granduca Pietro Leopoldo, 1023; Diplomatico, Gesuiti,19 agosto 1375; P. Puccinelli, Istoria delle eroiche attioni di Ugo il grande duca della Toscana ..., Milano 1664, p. 35; S. Mattei, Ragionamento intorno all’antica chiesa del Carmine di Firenze, Firenze 1869, pp. 101 s.; G. Milanesi, La scrittura di artisti italiani, I, Firenze 1872, nn. 9, 11; K. Frey, Die Loggia dei Lanzi zu Florenz, Berlin 1885, p. 343; G. Carocci, I dintorni di Firenze. Sulla sinistra dell’Arno, II, Firenze 1907, p. 340; O. Sirén, Die Fresken in der Cappella di S. Antonio in Le Campora, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, I (1908), pp. 501-570; F. Niccolai, Mugello e Val di Sieve, Borgo San Lorenzo 1914, p. 436; R. Offner, Studies in Florentine painting, New York 1927, p. 93; D.E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine painters, London 1928, p. 214; G. Kaftal, Iconography of saints in Tuscan paintings, Firenze 1952, coll. 77-88; U. Procacci, Sinopie e affreschi (catal.), Firenze 1960, pp. 234 s.; K. Steinweg, Zur Austellung restaurierter Gemälde in s. Marco, Florenz, in Kunstchronik, XIII (1960), 2, pp. 39-42; R. Offner, A critical and historical corpus of Florentine painting, sec. IV, III, New York 1965, pp. 37 n. 8, 38; L. Bellosi, Due note per la pittura fiorentina del Trecento. II. P. N., in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XVII (1973), pp. 183-194; M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, Firenze 1975, pp. 101 s., 417-420; L. Bellosi, Tre note in margine a uno studio sull’ arte a Prato, in Prospettiva, 1983-84, nn. 33-36, pp. 45-47; A. Tartuferi, Due croci dipinte poco note del Trecento fiorentino, in Arte cristiana, LXXII (1984), pp. 3-12; E. Lombardi, La chiesa di S. Maria del Carmine nel sepoltuario di Michelangelo Buonarroti il giovane, in La chiesa di S. Maria del Carmine, Firenze 1992, pp. 343-363; E. Skaug, Punch Marks from Giotto to fra’ Angelico, I-II, Oslo 1994, pp. 206-209; M. Boskovits, I pittori dell’oratorio di S. Caterina, in L’oratorio di S. Caterina, a cura di M. De Vita, Firenze 1998, pp. 47-50; E. Skaug, Towards an integrated methodology for the Trecento: contributions to P. N.’s early phase, in Arte cristiana, LXXXVI (1998), pp. 177-184; S. Chiodo, Gli affreschi della chiesa di S. Domenico a San Miniato: un capitolo poco noto della pittura fiorentina fra Tre e Quattrocento (parteI), in Arte cristiana, XCVI (2008), pp. 35-48; L’oratorio di S. Caterina all’Antella e i suoi pittori (catal.), a cura di A. Tartuferi, Firenze 2009; S. Chiodo, Un dipinto per Francesco di Marco Datini: il Thronum Gratiae della Pinacoteca capitolina di Roma, in L’immagine ritrovata: La Trinità del coniugi Datini (catal.), Firenze 2010, pp. 7-16; I. Dixon, George Street and a newly-attributed work by P. N. in Holbury St. Mary, in Arte cristiana, C (2012), pp. 193-202.