Nenni, Pietro
Politico (Faenza 1891-Roma 1980). Rimasto presto orfano di padre, fu «scolaro ribelle» all’orfanotrofio Opera pia Cattani, dove era stato iscritto dai conti Ginnasi presso i quali lavoravano i genitori. Entrato giovanissimo nel Partito repubblicano, organizzatore degli scioperi dei cavatori di marmo della Lunigiana già nel 1909, direttore de Il pensiero romagnolo, nel 1911, da segretario della Camera del lavoro di Forlì, fu condannato a un anno di carcere per aver organizzato lo sciopero contro la guerra di Libia, condividendo la detenzione con B. Mussolini, con cui aveva già collaborato nella redazione del giornale La lotta di classe; dirigente della Federazione giovanile repubblicana e direttore del Lucifero, nel 1914 N. fu processato di nuovo per aver diretto la Settimana rossa nelle Marche assieme all’anarchico E. Malatesta, ma in seguito venne amnistiato. Interventista e combattente nella Prima guerra mondiale, poi (1917-19) direttore del Giornale del mattino di Bologna, inviato in URSS nel 1920 per Il Secolo, nel 1921 aderì al Partito socialista; redattore capo (1922) e poi (1923) direttore dell’Avanti!, la sua linea autonomista si contrappose a quella di Serrati, favorevole alla fusione con i comunisti. A seguito del delitto Matteotti (1924), pubblicò un opuscolo (L’assassinio di Matteotti e il processo al regime) che gli valse sei mesi di carcere. Nel 1926 fondò con C. Rosselli la rivista Il Quarto stato (1926), e, dopo essere stato più volte arrestato, espatriò in Francia. Qui proseguì la sua attività di direzione del PSI e divenne segretario generale della Concentrazione antifascista, oltre che membro (1931-39) dell’esecutivo dell’Internazionale socialista (IOS); eletto segretario del Partito socialista e di nuovo direttore dell’Avanti! nel 1933, l’anno seguente siglò assieme a L. Longo per il PCD’I quel patto di unità d’azione col Partito comunista che fu una delle prime pagine della stagione dei fronti popolari. Nel 1936-38 N. fu commissario politico in Spagna durante la guerra civile, svolgendo anche il ruolo di fiduciario della IOS. Fortemente critico del patto Molotov-Ribbentrop (1939), in difficoltà nel suo stesso partito, nel giugno 1940 lasciò Parigi invasa dai nazisti, ma non la Francia, intendendo contribuire alla costruzione di un movimento di resistenza. Nel 1942, mentre l’unità tra socialisti e comunisti si andava ricomponendo, estendendosi a Giustizia e libertà, N. pubblicò con l’aiuto della figlia Giuliana e della moglie Carmen il Nuovo Avanti!. La figlia Vittoria, arrestata per propaganda antinazista, veniva intanto deportata ad Auschwitz, dove troverà la morte. Arrestato dai tedeschi in Francia, confinato a Ponza (febbr.-ag. 1943), N. fu liberato dopo il 25 luglio, venendo poi eletto segretario generale del Partito socialista (allora PSIUP), come esponente della sinistra del partito, favorevole a una comune linea d’azione col PCI. Rappresentante socialista nel CLN, dopo la Liberazione N. fu vicepresidente del Consiglio e ministro per la Costituente nei governi Parri e De Gasperi (1945-46), alto commissario per le sanzioni contro il fascismo (1945), ministro degli Esteri (1946-47), deputato all’Assemblea costituente e alla Camera sin dalla 1ª legislatura repubblicana. Sostenitore del progetto del Fronte democratico popolare assieme ai comunisti nel 1948, dopo la sconfitta elettorale N. tornò su posizioni autonomiste, rimanendo in minoranza al Congresso di Genova. Negli anni della Guerra fredda, N. fu vicepresidente del movimento dei «partigiani della pace», sostenuto dall’URSS, ottenendo nel 1951 il premio Stalin per il suo impegno contro la guerra. Intanto al Congresso di Venezia veniva rieletto segretario del PSI, carica che occuperà fino al 1963. Al Congresso di Torino (1955), assieme a R. Morandi N. si fece assertore di un’apertura al mondo cattolico e di una intesa con la DC che consentisse di superare il centrismo. Nel 1956, all’indomani della pubblicazione del Rapporto segreto di Chruščëv, il leader socialista si riavvicinò al socialdemocratico G. Saragat (incontro di Pralognan). Sciolto il patto d’unità d’azione col PCI, N. prese ulteriori distanze dai comunisti durante la crisi ungherese. Dopo un ulteriore avvicinamento a PSDI, PRI e DC, nel 1960, caduto il governo Tambroni, N. annunciò l’astensione socialista nei confronti del governo Fanfani delle «convergenze parallele», cui seguì (febbr. 1962) il governo Fanfani di centrosinistra, con l’appoggio esterno del PSI. Con il centrosinistra, N. portò il Partito socialista al governo, assumendo la carica di vicepresidente del Consiglio nel I, II e III governo Moro (1963-68). Nella crisi dell’estate 1964, però, avvertendo il «rumore di sciabole» del piano Solo, N. decise di attenuare le richieste programmatiche dei socialisti. Nel 1965 lanciò quindi l’unificazione col PSDI, sancita nel 1966 ma punita dall’elettorato nel 1968, ciò a cui seguì la nuova scissione del 1969. N. rimase quindi alla guida del PSI, di cui fu eletto presidente dal 1973, proseguendo intanto la sua esperienza di governo, come ministro degli Esteri nel I e II gabinetto Rumor (1968-69). Nel 1970 fu nominato senatore a vita. Sostenitore del centrosinistra anche negli anni Settanta, nel 1976 favorì l’ascesa alla guida del PSI di B. Craxi. Tra le sue numerose pubblicazioni si ricordano: Storia di quattro anni. La crisi socialista dal 1919 al 1922 (1927, ripubblicato nel 1962 col titolo Il diciannovismo: 1919-1922); Pagine di diario (1947); Dal patto atlantico alla politica di distensione (1953); Le prospettive del socialismo dopo la destalinizzazione (1962); Il socialismo nella democrazia. Realtà del presente (1966); La battaglia socialista contro il fascismo (1977); Intervista sul socialismo italiano (con G. Tamburrano, 1977). I suoi Diari (3 voll., postumi, 1981-83) coprono il periodo 1943-71.