NOCITO, Pietro
NOCITO, Pietro. – Nacque a Calatafimi (Trapani) il 21 dicembre 1841 da Onofrio e da Emmanuela Filogamo.
Compiuti gli studi classici presso i seminari di Mazara del Vallo e di Monreale, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo, dove ottenne la laurea il 30 maggio 1863.
Parallelamente all’avvio di una brillantissima carriera forense, si dedicò all’insegnamento nel ginnasio di Palermo, del quale fu nominato, nel 1863, professore titolare di retorica e lingua greca (ma già prima della laurea, dal 1860, era stato docente di letteratura italiana e latina nel liceo S. Salvatore). Nel 1866, dopo un travagliato concorso, ottenne, sempre a Palermo, il posto di professore di nozioni di diritto presso il Regio Istituto nautico.
Apparvero in quel periodo le sue prime opere monografiche, che rivelano una significativa poliedricità di interessi: il saggio Sulla filosofia del dovere (Palermo 1861; 2a ed. 1865), da lui stesso definito «una breve nota» ma in realtà una robusta prova di cultura filosofica, e quello Della necessità di rendere popolare l’insegnamento dell’economia politica (ibid. 1865), nonché l’opera dedicata al Diritto penale internazionale (ibid. 1865), composta per il concorso per la cattedra di diritto e procedura penale indetto dall’Università di Palermo nel 1864 ed esplicitamente elogiata da Enrico Pessina poco dopo la sua apparizione (Dei progressi del diritto penale in Italia nel secolo XIX, Firenze 1868, p. 163).
Nel 1865 fu chiamato dall’Università di Siena, dapprima come professore straordinario di procedura civile e di ordinamento giudiziario, e dal 1866 con l’incarico dell’insegnamento di diritto e procedura penale: di tale materia fu nominato professore ordinario nel 1868, divenendo inoltre preside della facoltà giuridica nel 1870.
Fra le monografie apparse durante la sua esperienza senese spiccano, in particolare, i Prolegomeni alla filosofia del diritto giudiziario penale e civile (Siena 1867), opera che risente della sua solida preparazione umanistica – non a caso gli sarebbe stato riconosciuto un «abito eminentemente speculativo» (Archivio giuridico, I [1868], Rassegna bibliografica, p. 94) – nella quale le «regole di procedura» sono ricondotte, a detta dello stesso Nocito, ai loro «principi filosofici», e il saggio Del Senato costituito in Alta corte di giustizia (Bologna 1872), contenente un’esplicita e argomentata critica alle disposizioni dello Statuto Albertino che assegnavano alla Camera alta del Parlamento la cognizione di taluni reati politicamente sensibili (alto tradimento, reati ministeriali, reati commessi dai senatori): critica, questa, ribadita e rafforzata in opere successive quali La corte d’assise (Roma 1874) – dedicata in particolare all’esposizione delle norme regolanti l’operato dei giudici ‘togati’ nell’ambito della procedura per giurati – e soprattutto Alta corte di giustizia (Torino 1886). Un’altra opera risalente al periodo senese è Il diritto penale e le colonie agricole (Siena 1868), in cui emerge l’attenzione per le cause ‘sociali’ della delinquenza.
Nel 1872 fu nominato professore ordinario di filosofia del diritto nell’Università di Torino. Non risulta tuttavia che abbia mai professato tale insegnamento: fu collocato in aspettativa «per motivi di famiglia» pochi giorni dopo la nomina e l’anno successivo, al momento del richiamo in servizio, fu distaccato all’insegnamento di procedura penale e ordinamento giudiziario nell’Università di Roma (presso la quale risultava incaricato per le materie penalistiche già dal 1871), dove nel 1874 ottenne la definitiva chiamata alla cattedra di diritto e procedura penale, che mantenne alternandola con gli impegni parlamentari.
Il definitivo stabilimento nella capitale infatti segnò l’ingresso nella politica attiva. Eletto nel 1876 alla Camera dei deputati, tenne per ben nove legislature, come esponente del centro sinistra (di tendenza crispina), il seggio parlamentare, in una carriera culminata nella presidenza della Giunta per le elezioni (1898) e, a livello governativo, nell’ingresso nel primo gabinetto Giolitti come sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti (1892-93).
L’impegno politico e l’attività accademica finirono inevitabilmente con l’intrecciarsi e, in certa misura, con l’influenzarsi a vicenda. L’adesione alle posizioni della penalistica liberale – e in particolare la vicinanza a Luigi Lucchini e alla Rivista penale – lo condusse per esempio a una vigorosa difesa, sia in sede scientifica siain ambito parlamentare, del codice Zanardelli (alla cui formazione partecipò ufficialmente in qualità di relatore, alla Camera, dei titoli VI e VII del libro II e infine come membro della Commissione reale di revisione) contro gli attacchi provenienti da parte degli esponenti della Scuola positiva, con la quale aveva peraltro avuto a suo tempo qualche occasionale contatto (v. il saggio, scritto in collaborazione con Cesare Lombroso, Davide Lazzaretti, in Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali, I [1880], pp. 13-36, 145-162). Emblematico è, in tal senso, il discorso parlamentare del 2 giugno 1888 (pubblicato col titolo Sul progetto del codice penale, Roma 1888) con cui appoggiò l’impostazione garantista del testo in discussione («C’è pure una regola ed una misura nel punire i delinquenti; e questo modo, noi della scuola vecchia, chiamiamo giustizia penale»: ibid., p. 19) e innescò una vivace polemica con Enrico Ferri a difesa dell’istituto della liberazione condizionale (ibid., pp. 39-41), di cui qualche anno prima aveva caldeggiato l’introduzione con una specifica monografia (Della libertà condizionale dei condannati, Roma 1880). Difese ancora i contenuti del codice penale, a un decennio dall’entrata in vigore, nel saggio La delinquenza in Italia ed i nuovi istituti del codice penale (ibid. 1898) e, sempre in polemica con Ferri, in un arroventato dibattito parlamentare nel marzo 1899.
Un altro esempio del nesso fra il ruolo politico di Nocito e il suo impegno accademico è rappresentato dalla prolusione pronunciata nel 1894 all’Università di Roma per l’inaugurazione dell’anno accademico (pubblicata con il titolo Lo Stato e il proletariato, ibid. 1894) nella quale, pur proponendo una trasformazione in senso solidaristico delle istituzioni sociali, segnalò, da riformista moderato, i pericoli della lotta di classe e di una prospettiva politica orientata verso la socializzazione dei mezzi di produzione. Sempre nella duplice veste di giurista e di parlamentare, Nocito fu infine membro della Commissione per la riforma del codice di procedura penale, istituita nel 1898 dal ministro Camillo Finocchiaro Aprile, con l’incarico di elaborare la relazione sulla riforma dell’istruzione preparatoria.
L’ultimo decennio dell’attività scientifica di Nocito fu principalmente dedicato allo studio della delicata tematica della repressione del reato politico, con la redazione, per il Digesto italiano, della voce Alto tradimento (II, 2, Torino 1893), poi confluita nel corposo saggio I reati di Stato con speciale riguardo all’alto tradimento, esaminati nella legislazione, nella giurisprudenza e nella storia (ibid. 1893) e con la pubblicazione del Corso di diritto penale. Reati contro il diritto politico (Roma 1901). Qui, in perfetta consonanza con la tradizione della penalistica liberale, concepiva, come è stato acutamente rilevato, il «delitto politico […] come garanzia del cittadino contro gli abusi dei detentori del potere» (Colao, 1986, p. 8) e individuava «il ‘progresso’ del diritto penale […] in una definizione tassativa e in un’area concettualmente ristretta» di tali reati (ibid., p. 85), condividendo appieno le soluzioni sostanzialmente garantiste del codice Zanardelli in quest’ambito e non mancando di rivolgere, per contro, i consueti rilievi alle ricadute potenzialmente autoritarie delle teorizzazioni positivistiche (cfr. I reati di Stato…, cit., pp. 1057 ss.).
Morì a Roma, dopo una lunga malattia, il 24 gennaio 1904.
Opere. Oltre a quelle citate: Del sequestro civile in materia penale, Torino 1887 (estr. da Rivista penale, XXIV [1887]); Il Congresso penitenziario internazionale di Pietroburgo, Roma 1890 (già in Nuova Antologia, s. 3., XXVIII [1890]); La legge di Lynch ed il conflitto italo-americano, ibid. 1891 (estr., con correzioni e aggiunte, da Nuova Antologia, s. 3, XXXIII [1891]); Polizia giudiziaria. Studi di riforma legislativa, Torino 1899 (estr. da Rivista penale, L [1899]); Istruzione preparatoria, ibid. 1901 (estr. da Rivista penale, LIV [1901]); Polizia giudiziaria e istruzione preparatoria, Roma 1901; Il concorso di più persone in uno stesso reato, in Enciclopedia del diritto penale italiano, a cura di E. Pessina, V, Milano 1904, pp. 305-386.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione superiore, Personale insegnante, Serie I, b. 107, ad nomen; Divisione Scuole medie, Istituti tecnici e nautici (1860-1896), b. 39, f. Palermo - Istituti tecnico e nautico; Arch. storico dell’Università degli studi di Roma La Sapienza, Personale docente, AS.182; Necr. in Rivista penale, LIX (1904), p. 216; L’università italiana. Rivista dell’istruzione superiore, III (1904), p. 56; Commemorazione, in Atti del Parlamento italiano, Camera dei deputati, Legislatura XXI, Sessione II (1902-1904), Discussioni, XI, Roma 1904, pp. 10191 s.; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 762; L. Sampolo, Contributo alla storia della R. Università di Palermo, in Archivio storico siciliano, n.s., XIX (1894), p. 359; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, pp. 400 s.; M. Sbriccoli, Il diritto penale sociale (1883-1912), in Quaderni fiorentini, III-IV (1974-75), pp. 557-642; Id., Il diritto penale liberale. La «Rivista penale» di Luigi Lucchini (1874-1900), ibid., pp. 105-183; F. Colao, Il delitto politico tra Ottocento e Novecento, Milano 1986, ad ind.; M. Da Passano, Echi parlamentari di una polemica scientifica (e accademica), in Materiali per una storia della cultura giuridica, XXII (2002), 1, pp. 59-82; M.C. De Rigo, I processi verbali della Facoltà giuridica romana 1870-1900, Roma 2002, pp. 15, 753 ss.; M.N. Miletti, Un processo per la terza Italia. Il codice di procedura penale del 1913, I, L’attesa, Milano 2003, ad ind.; Id., Ombre d’inquisizione. L’intervento della difesa nell’istruttoria penale italiana (1865-1913), in Quaderni fiorentini, XXXVI (2007), pp. 901-955.