BALDINI, Pietro Paolo
Vissuto intorno alla metà del sec. XVII, s'ignora di lui il luogo sia di nascita sia di morte. Il B. non è mai stato preso in considerazione dalla critica: solo il Lanzi (1789) pronunziò un giudizio sulla base delle opere viste nelle chiese di Roma e in particolare in S. Eustachio. Unica traccia per identificarne la fisionomia di artista è costituita dalle indicazioni del Titi, il quale, nelle sue guide di Roma, gli riconobbe una decina di dipinti sparsi in diverse chiese e lo disse allievo di Pietro da Cortona. Quest'ultima affermazione va corretta al lume di una moderna lettura delle opere superstiti (ma avvertendo che si tratta in ogni modo di dipinti attribuiti tradizionalmente, senza avallo di firma o di documenti), come pure chiarito deve essere l'equivoco in cui cadde il Titi a proposito delle opere indicate in S. Marcello al Corso, che spettano invece a Pietro Paolo Naldini, pittore coevo. Limitando quindi il moderno giudizio alla considerazione dei dipinti in SS. Domenico e Sisto, in S. Isidoro e in S. Nicola da Tolentino (perduti quelli in S. Eustachio e in S. Maria di Loreto), si deve riconoscere di trovarci di fronte a una personalità non trascurabile che si esprime assolutamente al di fuori della cultura cortonesca, appunto con, "una precisione che sa di altra scuola", come notava il Lanzi, scuola che si dichiara inequivocabilmente emiliana. Infatti, mentre le tele dipinte con vigore di chiaroscuro e drammatica intensità ricordano il Lanfranco, e in modo particolare quelle in S. Isidoro con Storie della Vergine,e una, quella con S. Lucrezia e s. Gertrude in S. Nicola, il Guercino tardo e classicheggiante, gli affreschi, specie quelli assai notevoli per la qualità fredda e acidula della pittura, assolutamente non barocca,nei peducci della cupola di S. Nicola, si rifanno direttamente al mondo chiaro e ordinato del Domenichino. Tutte le opere attribuite al B. sono citate nella guida del Titi edita nel 1674, salvo quelle in S. Maria di Loreto, evidentemente più tarde. Il solo punto fermo per la cronologia è costituito dall'iscrizione con l'anno 1648 in una lapide nella cappella di Lucrezia della Rovere, dipinta dal B., in S. Nicola da Tolentino.
Bibl.: F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura... nelle chiese di Roma, Roma 1674, passim; Id., Ammaestramento utile e curioso di Pittura, scoltura e architettura nelle chiese di Roma,Roma 1686, passim; P. A. Orlandi, Abbecedario pittorico,Venezia 1753, p. 431; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1789], Firenze 1822, II, v. 181; S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori e pittori,Milano 1830, p. 99; P. Parsi, Chiese romane,Roma 1960, II, pp. 486-88; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 395.