CAMPOREALE, Pietro Paolo Beccadelli e Acton principe di
Nacque a Napoli il 26 apr. 1852 da Domenico e da Laura Acton. Rimase orfano del padre nel 1863, e la madre si risposò, nel 1864, con M. Minghetti, dando vita, nelle relazioni mondane e culturali, a uno dei più brillanti salotti dell'epoca. Ad allargare il già importante cerchio dei legami familiari del C. interverrà poi, il 9 genn. 1886, il matrimonio della sorella Marianna col principe Bernardo von Bülow, una volta ottenuto l'annullamento del precedente matrimonio contratto col conte di Dönhoff.
Intrapresa dapprima la carriera diplomatica, che lasciò il 29 luglio 1882 col grado di segretario di legazione di seconda classe, entrò a far parte della Camera dei deputati il 14 dic. 1883, quando Nicastro Ventura, antiministeriale di sinistra, venne dichiarato decaduto dal collegio di Siracusa; in seguito, il 10 ott. 1892, fu nominato senatore.
Il C., che gravitò sempre sulla destra del fronte governativo, si integrò senza contraddizioni con gli interessi delle classi dominanti siciliane. A parte minori questioni locali sulle quali, come parlamentare, prese la parola, nel 1889 intervenne per sollecitare una razionalizzazione delle strutture del Banco di Sicilia; nel 1894 sostenne l'opportunità che l'Istituto di credito fondiario fungesse da intermediario, nelle concessioni ad enfiteusi, tra i coltivatori ed i proprietari, nel quadro di una revisione, in verità piuttosto verbale, del sistema latifondistico; ed infine, nel 1895 e nel 1906, avanzò l'idea della costituzione di una forma di ammasso della produzione degli zolfi.
Nel settore della politica estera italiana, quello stesso orientamento che il C. aveva elaborato in campo regionale, tenendo presenti soprattutto gli interessi siciliani, trovò una proiezione nazionale. Negli anni tra l'occupazione di Massatta (1885) e la sconfitta di Dogali (1887) il C. prese delle posizioni abbastanza originali. L'asse dell'azione internazionale italiana veniva collocato nel Mediterraneo, e logici corollari di questa tesi erano l'ossessione di una ulteriore espansione francese, dopo l'occupazione della Tunisia, e la proposta di un accordo con l'Inghilterra, per meglio sostenere la politica nazionale nell'area mediterranea. Di conseguenza fu sempre avverso all'intervento italiano nel Mar Rosso e si mosse sempre nel senso di limitarne la portata. Non si trattava però di una opposizione di principio alla politica coloniale, che anzi avrebbe visto volentieri un'azione concordata con l'Inghilterra in Egitto, e, più d'una volta, caricò le tinte quando alludeva al tema della costituzione delle colonie, svincolato dalla concreta questione del Mar Rosso. Tinte cariche, e toni spregiudicati, erano però piuttosto un rigonfiamento dei valori del prestigio nazionale, che l'elaborazione di una specifica, ideologia nazionalista e imperialista. Ragioni di prestigio, infatti, lo indussero a sostenere che, dopo Dogali, ormai si dovesse rimanere su quella costa africana. Assieme all'asse della politica estera italiana incentrata nel Mediterraneo (di qui l'importanza per il C. delle terre libiche, e l'opposizione all'iniziativa del governo Pelloux in Cina), l'altro punto fermo era la Triplice Alleanza, anche se auspicava una distensione nei rapporti con la Francia e salutava perciò con favore, nel 1899, le ristabilite relazioni commerciali.
Sul terreno della politica interna il C. fu uno di quegli esponenti politici che svolsero una duplice funzione: da un lato mantennero un collegamento tra lo Stato unitario e gli strati politici e sociali più arretrati, dall'altro lato operarono nel senso di spostare sempre più a destra le basi dello Stato. La sua posizione conservatrice si nutriva del senso del potere esecutivo più che dello Stato, era pronta a stabilire contatti con gli ambienti clericali, era quasi esorcista nei confronti del movimento operaio, socialista ed anarchico, non era priva talvolta di sfumature antifemministe, diffidava delle spese, che trovava eccessive, per la pubblica istruzione.
Più volte giunse al punto di adombrare un blocco agrario, egemonizzato, dai proprietari, contrapposto anche agli interessi industriali. Durante la crisi 1898-1900 e, più tardi, nel 1902, nei confronti del ministero Zanardelli-Giolitti, che non si opponeva all'ondata delle rivendicazioni sociali, il C. fece proprio un tema di correnti nazionaliste, né solo nazionaliste, manifestando il timore che la rilassatezza dello Stato potesse favorire l'insorgere di un diffuso lassismo tra le classi dirigenti.
Nel corso della sua attività parlamentare, nel 1886 si espresse per una politica di repressione delle nascenti organizzazioni sindacali, nel 1893 cercò di limitare la portata di un progetto di legge sulla costituzione di collegi di probiviri; sempre nel 1893 gettò l'allarme per la diffusione dei Fasci dei lavoratori in Sicilia; ma poi, al momento terminale della crisi, nel 1896, tenne una posizione mediana, aliena da estreme punte repressive, ma anche scissa dagli orientamenti della corrente meridionalista.
Dopo aver concordato con la politica repressiva nella crisì di fine secolo (e il C. è da considerare partecipe di quelle forze che cercarono di promuovere una svolta conservatrice tra il 1898 e il 1900), si espresse contro la soluzione legislativa adottata nel 1905 per la questione ferroviaria. Ancora nel 1905 e poi, più tardi, nel 1911, in occasione della discussione sulla riforma del Senato, si mosse in modo da poter costruire quella Camera come piattaforma di resistenza per le istanze conservatrici.
Durante gli inizi del primo conflitto mondiale il C. si inserì nell'attività che il cognato, principe von Bülow, tornato in Italia nel dicembre 1914, svolse sul versante diplomatico italiano per incarico del governo imperiale germanico. Al culmine dell'iniziativa neutralista giolittiana, fu tra i parlamentari che scrissero al Giolitti medesimo, appena giunto a Roma, il 9 maggio 1915, per offrire la propria collaborazione e il proprio appoggio.
Fu consigliere comunale e sindaco di Palermo. Morì a Roma il 30 apr. 1918.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XV-XVII, ad Indices; Atti parlam., Senato, Discussioni, legislature XVIII-XXIV, ad Indices; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazion., Roma 1890, ad vocem; F. Crispi, Carteggi polit. ined., a cura di T. Palamenghi Crispi, Roma 1908, ad Ind.; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, II, a cura di G. Carocci, Milano 1962, ad Indicem; III, a cura di C. Pavone, ibid. 1962, ad Indicem;F. San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine fino ai giorni nostri, II, Palermo 1924, p. 195; G. Carocci, A. Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, ad Indicem;F. Valsecchi, Bülow, in Corriere della sera, 10 luglio 1971