BENCINI, Pietro Paolo (Pier Paolo)
Nato probabilmente a Roma verso la fine del sec. XVII, manifestò giovanissimo un eccezionale e fecondo talento musicale. La prima notizia sicura della sua attività di compositore risale al 1698, anno in cui compose a Roma il melodramma Susanna a propheta Daniele vindicata, su testo del canonico G. A. Magnani (G. F. Buagni, Roma); di due anni dopo è l'Innocenza protetta. Oratorio a quattro voci da cantarsi nella ven. comp. di S. Iacopo detta del Nicchio. Poesia del Sig. Giacomo Buonaccorsi, oratorio eseguito a Roma nel 1700 e poi replicato a Firenze nel 1703. Dello stesso anno è l'oratorio De inopia copia (Roma, stesso stampatore). L'anno successivo vide la luce il dramma sacro Salomone del romano Francesco Posterla eseguito nell'oratorio del SS. Crocifisso in Roma (ibid.); da una nota posta sul frontespizio del libretto sappiamo che il B. era "maestro di cappella a S. Maria dell'Anima". Dopo questa attività iniziale, il B. ebbe vari incarichi di cui, però, s'ignora la durata; si hanno anche poche altre notizie sulla sua vita, che, con ogni probabilità, si svolse sempre a Roma e, con sicurezza, fu dedicata quasi completamente alla composizione, che gli valse riconoscimenti anche fuori della sua città. Nel 1708 scrisse una Introduzione all'oratorio della Passione di Nostro Signor Gesù Cristo, del card. Pietro Ottoboni, eseguito a Roma nel palazzo della Cancelleria durante la settimana santa e replicata nella chiesa di S. Filippo Neri a Forlì il 26 maggio 1725. Nel 1715 il B. compose una Cantata da recitarsi nel Palazzo Apostolico la notte del SS. Natale dell'anno 1715 (libretto nella Bibl. Vallicelliana di Roma). Nell'anno seguente (1716) fu tra i "Guardiani della Congregazione dei Musici in Roma" (9 sett. 1716, come risulta dai decreti della Congregazione stessa). Assai stimato dall'imperatrice Elisabetta Cristina, compose due cantate in onore della sua protettrice su testo dell'arcade Silvio Stampiglia, eseguite rispettivamente nel 1720 e 1721. Dal frontespizio dell'oratorio S. Andrea Corsini, che egli musicò su testo dell'abate G. Bonaccorsi, si apprende che nel 1722 era maestro di cappella della Chiesa Nuova in Roma.
Introdotto nell'ambiente ecclesiastico vaticano, il B. svolse fino alla morte varie attività, fra cui quella di dirigere e comporre musica in occasione di solennità religiose. Dal Diario ordinario n. 1861 del 1729 (p. 12) pubblicato in Roma nella stamperia del Chracas, sappiamo che il 9 luglio, in occasione della canonizzazione del beato Fedele da Sigmaringa, egli diresse la musica per un triduo nella chiesa della SS. Concezione dei padri cappuccini. Non si hanno successive testimonianze della sua attività fino al 10 marzo 1743 quando, per i suoi meriti artistici, fu assunto come maestro di cappella nella cappella Giulia in Vaticano; tenne questo ambito incarico, stimato come G. O. Pitoni, fino alla morte.
Sei anni dopo la nomina il B. si ammalò e fu coadiuvato prima da N. Jommelli (20 apr. 1749), che rinunziò nel maggio 1754, poi dal romano Giovanni Costanzi (3 giugno 1754), che divenne suo successore e titolare appena un giorno dopo la morte del B., avvenuta a Roma il 6 luglio 1755.
Autore fecondissimo, il B. ha lasciato numerose composizioni conservate manoscritte nelle maggiori biblioteche d'Europa. Ma la maggior parte della sua produzione si trova presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, negli Archivi della cappella Giulia e della cappella Sistina. Sebbene molte di queste composizioni non siano datate, esse risalgono agli anni della sua permanenza in servizio della cappella Giulia e quindi scritte tutte dal 1643 in poi, quando l'attività dei B. era rivolta esclusivamente alla musica ecclesiastica. Fra la rilevante quantità di queste composizioni sacre, di cui è particolarmente ricco l'Archivio della cappelia Giulia (collocazione complessiva: VI, 77-105), sono da segnalare in modo speciale: 4 salmi Credidi (n. 1, a 6 voci, concertato, con ripieni a 4 voci, 1743; n. 3, a canto e basso con ripieni a 4 voci, 1746: VI, 91), 4 salini (n. 1, Domine probasti me, a 8 voci, pieno, 1743: VI, 92), 6 inni (n. 1, Aurea Luce, per la festa di S. Pietro, a canto solo con pieni a 4 voci, 1743: VI, 98), 4 messe (n. 1, Oliveria, a 4 voci, concertata, 1743; n. 2, a 5 voci, concertata e breve; n. 3, Donaudi, a 8 voci, piena; n. 4, Bussia [sic], a 8 voci, piena, coi Christe concertato: VI, 93), 3 Magnificat, di cui uno a 8 voci, concertato, in do minore, 1745 (VI, 77), antifona Salve Regina, a 3 voci, alto, tenore e basso, 1745 (VI, 105), ancora 4 salmi (di cui Nisi Dominus, a 8 voci, pieno, in re maggiore, e Lauda Jerusalem, a 8 voci, pieno, entrambi del 1746: VI, 80), 3 salmi Dixit Dominus (n. 3, a 4 voci, pieno, in do, 1746: VI, 86), 9 salmi Confitebor, di cui il n. 6 a 4 voci, concertato, in re minore, 1746 (VI, 88), 9 salmi Beatus Vir (n. 5, per soprano, basso e pieno a 4 voci, 1746: VI, 89), 3 salmi (n. 1, Laudate Dominum gentes, a canto solo e pieno a 4 voci, 1746: VI, 82), 2 inni Te Deum (n. 2, a 8 voci, pieno, con versetti ad libitum, 1747: VI, 95), 7 salmi Dixit Dominus (di cui il n. 2, a 8 voci, pieno, in la, con violini e viola ad libitum, 1794 [sic]: VI, 85), 13 inni (VI, 96-97), 19 antifone (n. 16, "in festo Assumptionis", 1784 [sic]: VI, 99), 16 graduali per le varie feste liturgiche, 2 sequenze (Victimae Paschalis, a 4 voci, concertata, e Veni, Sancte Spiritus, a canto solo con pieni), 17 offertori, ecc., (VI, 100-104) e infine un Dixit Domino meo cum 8 vocibus duobus choris organo concomitante (Capp. Sistina, nn. 358359). Alla biblioteca dell'oratorio dei filippini di Roma si conserva inoltre l'antifona Maria Virgo Assumpta est (collocazione: D. 1. 69). Un altro gruppo notevole di musiche sacre è conservato nella raccolta Santini a Miinster (Bischóflisches Diozesanarchiv): Messa, a 4 voci, concertata con violini, oboe, corni, viole, bassi e ripieni (Kyrie e Gloria); A Domino factum est, a 3 voci; Beati omnes e Lauda Jerusalem, a 5 voci, concertato; Beati omnes, a 8 voci, pieno; Calicem salutaris accipiam, a 2 voci; Dixit Dominus, a 8 voci, pieno con organo; Jesu Redemptor omnium, In exitu Israel, a 8 voci, pieno; Magnificat, a 4 voci, concertato e Magnificat, a 8 voci, pieno (1746); Oculi omnium, a canto solo; Te Deum, a 8 voci, con organo; Terra tremuit, a 6 voci, concertato e Verbum caro panem, a due soprani; 7 messe figurano inoltre nella Biblioteca dell'università di Breslau (Akad. Institut für Kircherimusik, Mf. 31-33, 35, 36, 383 39). Meritano di essere anche ricordate alcune opere di carattere profano: Aminta e Dori, cantata a 2 Voci, con violini e altri strumenti (Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. Lat. 4227); cantata o serenata, a 3 voci, con violini, trombe e altri strumenti: Giunone, Fama e Pallade (Ibid., Barb. lat. 4228; cfr. anche Barb. lat. 4179, dove è segnata come "Opera" per canto, violini e trombe); Nel vostro oscuro seno, cantata (Ibid., Barb. lat. 4231); Hor che tutta ridente, Stanco di più soffrire, Sopra scoglio, arie, a una voce, con basso continuo (Parigi, Bibliothèque Nationale), e la cantata Or che disciolto è il nodo (Londra, British Museum, Additional 31594).
Variamente giudicato dalla critica, il B. fu senza dubbio un musicista insigne e mentre le sue messe apparvero scadenti e nettamente inferiori ai grandi modelli del passato, i salmi e gli inni furono ammirati per l'originalità e la serietà dell'impostazione melodica e armonica. La sua vena migliore si rivelò soprattutto nei salmi a due cori, opere che denotano in gran parte l'influsso della scuola del Pitoni, mentre un aspetto più personale si ritrova nei salmi per soli e coro come un Beati omnes per contralto e un Lauda Jerusalem per soprano con coro a 4 voci (Killing). È soprattutto in questo genere di composizioni che appare evidente il contributo di modernità apportato dal B. al rinnovamento della musica religiosa che andava cristallizzandosi in forme troppo rigide e accademiche.
Particolarmente interessante è la funzione assunta dai cori a più voci, sui quali predomina spesso la voce solistica in una sorta di dialogo che acquista un carattere assolutamente nuovo. 16 il caso del Terra tremuit conservato a Berlino (Staatsbibliothek, Mus. ms. Alfieri 11), in cui due soprani, condotti in un procedimento per terze, sono quasi messi a confronto con un coro a 4 voci, C sia la parte melodica sia quella armonica assumono un carattere insolito per quell'epoca, soprattutto per la ricercatezza dei coloriti e la dolcezza dell'espressione. Tale tendenza, divenuta costante dopo questa composizione, assume aspetti molto interessanti e, come in un Alleluja per soprano e basso con organo (Roma, Bibl. S. Cecilia, Acc. ms. 1655), giunge a creare un originale effetto imitativo a due voci. Inoltre, forse per la prima volta, appare in tutta la sua evidenza l'influsso che la musica strumentale viene ad esercitare sulle composizioni a carattere prettamente vocale, come nello Jesu Redemptor (Berlino, Staatsbibliothek, Mus. ms. Alfieri 11), la cui caratteristica fondamentale risiede nell'alternarsi costante delle varie parti tra il coro e la voce solistica, con un effetto espressivo di grande originalità. In una Messa a doppio coro, conservata a Berlino (Staatsbibliothek, Mus. ms. 1312), egli ritorna chiaramente allo stile antico e il Christe a 4 voci è in stile concertante. Talvolta, come nella Messa in do maggiore a 4 voci (Ibid., Mus. ms. 1311), il B. riesce a fondere lo stile antico con il moderno senza alterare l'equilibrio e l'unità della composizione. Una Messa a 5 voci con orchestra (Ibid., Mus. ms. 30.088) è prevalentemente omofona, mentre il Kyrie è elaborato contrappuntisticamente nello stile moderno (Fellerer).
Nonostante i suoi meriti e l'indiscusso valore delle sue composizioni, il B. è oggi pressoché dimenticato. Un suo Te Deum si eseguiva fino ad alcuni decenni fa in S. Pietro dopo il Vespro del 1° agosto, ma del tutto ignorate sono le altre numerosissime composizioni. Il Roncaglia definì il B. "uno dei più caratteristici e teneri rappresentanti del nostro migliore Settecento" e il suo giudizio fu ispirato da un'arietta da camera, Tanto sospirò (pubblicata da A. Parisotti, Piccolo album di musica antica, Milano s.d., pp. 27-29), nella quale "la musica va alla radice del sentimento e con la sua affettuosità delicata, con il suo racchiuso ardore, con la sua malinconica tenerezza trasforma" la semplicità del testo "in un capolavoro". Lo Schering infine, constatando la superiorità di molte sue composizioni appartenenti al genere dell'oratorio "erotico", riconosce in lui uno dei più originali compositori che si occuparono anche dell'oratorio in volgare.
Insigne musicista e compositore fu anche il figlio Antonio, nato probabilmente a Roma agli inizi del sec. XVIII, del quale purtroppo non ci sono pervenute notizie biografiche tali da poter almeno sommariamente tracciare le tappe fondamentali della sua attività musicale che, dalle indicazioni fornite dalle opere giunte fino a noi, fu esplicata quasi del tutto a Roma. Sappiamo soltanto che fu maestro di cappella nella basilica di S. Lorenzo in Damaso, ma ignoriamo in quale periodo.
Ignota è anche la data della morte, avvenuta comunque nella seconda metà del secolo XVIII.
Dedicatosi sia al genere profano sia a quello sacro, anche Antonio ha lasciato numerose composizioni, giunte per lo più in manoscritto. La prima opera in ordine cronologico di cui abbiamo notizia è l'oratorio S. Cecilia (Roma 1728), cui seguirono il componimento Le tre dee tornate in gara (Roma 1730), la Cantata per la notte del SS. Natale (Roma 1730), La morte di S. Filippo Neri, componimento sacro (Roma 1734; libretto presso la Bibl. Nazionale di Roma) e poi due oratori eseguiti a Bologna nell'oratorio di S. Maria della Morte, Il sacrificio di Abramo (1739; replicato poi nelle Rogazioni del 1752 nell'oratorio del SS. Sacramento di Castel S. Pietro) e in quello di S. Maria della Vita, Gesù nato (1742). Prive di indicazione cronologica sono inoltre giunte alcune composizioni come Il Roveto misterioso. Cantata a due voci, canto e alto con con violini (Assisi, Bibl. Comunale: ms. n. 13915) e un Salve Regina, a contralto solo e organo (Roma, Bibl. dell'oratorio dei filippini, D. I. 55). Ad eccezione di un Magnificat in do minore, a 8 voci, pieno, in due cori alla Bibl. del liceo musicale di Bologna e di altre opere sacre nella raccolta Santini (Messa, a 4 voci, con organo; Kyrie e Gloria missae in pastoralis, a 4 voci, con organo; Messa, a 4 voci, concertata con violini, oboe, corni obbligati, trombe e organo; Invitorium et responsoria in Nativitate D.NJ.C., a 4 voci; Quam dilecta tabernacula, a 4 voci [1735]; Isti sunt sancti [1736], a 4 voci, ecc.), le rimanenti sue composizioni si trovano nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Arch. della cappella Giulia). Ricorderemo fra esse: cantico Magnificat, a 8 voci, concertato (partitura originale, 1748: VI, 76), In convertendo, a soprano solo, con pieni a 4 voci, 1748 (VI, 79, n. 2), la cui massa corale era divisa in 5 cori con 5 organi, 4 Magnificat concertati (VI, 78), 2 salmi Laudate pueri (n. 1, a canto e alto con ripieno, 1743; n. 2, a 4 voci, concertato a breve, 1788: VI, 106), inno Aurea Luce, per canto solo, con pieni a 4 voci (VI, 107), motetto Panem coeli dedit, a canto solo, 1785 (VI, 108) e offertorio Veritas mea, a 2 Voci, canto e alto (VI, 109). Inoltre, sempre in manoscritto, si conserva la partitura originale di una sua Messa a 8 voci concertata con organo nell'Arch. della cappella Sistina (n. 250), nella quale si rivela decisamente favorevole alle innovazioni del nuovo stile sacro.
Alla famiglia Bencini appartiene probabilmente anche un altro musicista, Giuseppe: tuttavia ignoriamo il legame di parentela che intercorreva tra questi e i due precedenti. Sappiamo che visse nei primi decenni del sec. XVIII e il Torchi fa risalire la sua attività al 1725 circa. Restano di lui: Il Trionfo di Gedeone. Oratorio a quattro voci da cantarsi nella ven. Compagnia... detta di S. Marco, dedicato a Giovan Gastone di Toscana da ignoto autore (Firenze 1723), una fuga per organo e una sonata per organo o cembalo (Torchi). Si ricorda anche Il Nerone, dramma rappresentato a Firenze nel Teatro di via della Pergola nel carnevale dell'anno 1727, il cui libretto è conservato presso la Bibl. del conservatorio di Bologna, mentre la musica è andata perduta.
Abbastanza apprezzato ai suoi tempi, Giuseppe è oggi del tutto dimenticato e viene considerato un esponente tipico di uno stile di musica strumentale piuttosto debole e superficiale. Dedicatosi soprattutto alle composizioni per organo e clavicembalo, rimase legato agli artifici propri della musica barocca del sec. XVIII, e non apportò al genere contributi significativi sia nella linea melodica sia nella originalità dell'impostazíone armonica. Con E. Barbella, F. Campeggi e G. E. Beccatelli, rimase "attaccato faticosamente alla forma d'arte, ma non dispose di un materiale di musica né melodico né proprio" (Torchi).
Fonti e Bibl.: Biblioteca Apostolica Vaticana, cat. ms. della cappella Giulia, sala di consultazione; G. Baini, Mem. stor.-critiche della vita e delle opere di G. P. da Palestrina, Roma 1828, I, p. 327 n. 623; 11, p. 282; G. Gaspari. Cat. della Bibl. del Liceo mus. di Bologna, I, Bologna 1890, p. 59; E. Celani, Canzoni musicate del sec. XVII, in Riv. mus. ital., XII (1905). pp. 132, 146 s.; J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate F. Santini…, Düsseldorf s.d. (ma 1910), pp. 164 s., 188, 477; A. Schering, Geschichte des Oratoriums, Leipzig 1911, p. 86; H. R. Guckel, Katholische Kirchenmusik in Schlesien, Leipzig 1912, pp. 45 s.; K. G. Fellerer, Der Palestrinastil und seine Bedeutung in der vokalen Kirchenmusik des achtzehnten Yahrhunderts..., Augsburg 1929, p. 208 s.; A. Mambelli, Musica e teatro in Forlì nel sec. XVIII, Forlì 1933, p. 70; G. Roncaglia, Il melodioso Settecento italiano, Milano 1935, p. 163; R. Lustig, Saggio bibl. degli Oratori stampati a Firenze dal 1690 al 1725, in Note d'arch. Per la storia mus., XIV (1937). 3. p. 111; A. Gabrielli, Riass. delle conversaz. sulla storia delle cappelle mus. rom. App., in Rass. Dorica, X (1939), 10, pp. 361 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I. p. 431; X, p. 446; Miscellanea Musicae Biobibliographica, a c. di H. Springer, M. Schneider, W. Wolffheim. I, Leipzig 1912, quaderno 2, p. 29, III, Leipzig 1914, quaderno 1-2, pp. 4 s.; J. M. Liorens, Capellae Sixtinae codices musicis notis instructi sive manu scripti sive praelo excussi, Città del Vaticano 1960, pp. 294, 379 s.; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 229. Per Antonio e Giuseppe, oltre alla bibl. cit., v. anche: C. Ricci, I teatri di Bologna, Bologna 1888, pp. 449, 455; G. Gaspari, Cat. della Bibl. del Liceo music. di Bologna, I, Bologna 1890, p. 59; II, ibid. 1892, p. 180; V, ibid. 1943, pp. 44 s.; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secc. XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, p. 244; A. Della Corte-G. Pannain, Storia della Musica, I, Torino 1952, p. 679; Assisi. La Cappella della Basilica di S. Francesco. I. Cat. del fondo music. nella Bibl. Com. di Assisi, a cura di C. Sartori, Milano 1962, pp. 82, 167.