COCCETTI, Pietro Paolo
Come F. Carapecchia o F. Cesari, appartiene ad un gruppo di architetti della fine del Seicento e del primo Settecento a Roma, che si conoscono meglio attraverso la loro produzione di disegni e, addirittura, di trattati manoscritti d'architettura che attraverso i dati biografici e le opere realizzate.
Comunque l'importanza di tali architetti-disegnatori per il flusso e per la divulgazione di motivi della classica architettura romana del Cinquecento e del Seicento (e rispettivamente di quella veneziana palladiana) è stata ribadita da John McAndrew (1974) a proposito del Visentini ed appunto del C., al quale vorrebbe attribuire un'attività d'atelier, ed i cui disegni venivano venduti fra l'altro ai viaggiatori inglesi. È senz'altro giustificata tale caratterizzazione dell'attività di disegnatore del C. nel primo momento dell'internazionalismo settecentesco, e specialmente sul nascere dell'"Augustean Age" inglese che vide i decisivi contatti tra la cultura architettonica inglese (Gibbs, Archer, Kent) e quella romana.
Fra i documenti attribuibili al C. spicca un gruppo di disegni di provenienza inglese, attualmente conservato al Metropolitan Museum of Art di New York (dal 1960). Che tali disegni abbiano a che fare con la ricezione e con lo studio dell'architettura romana in Inghilterra è confermato dalla presenza di scritte inglesi e soprattutto dalla ripetuta indicazione di misure inglesi. Tipica la presenza dell'indicazione "Scala di Piedi Inglesi" su alcuni dei disegni che si riferiscono al famoso colombario della cosidetta "Camera de' Liberti" sulla via Appia scoperto nel 1726 (per le riproduzioni a stampa del monumento, vedi Oechslin, 1978, p. 401). Tali indicazioni sembrano testimoniare l'interesse antiquario degli inglesi in un momento piuttosto precoce rispetto all'emergere della moda archeologica internazionale degli anni '40 e '50, ma si spiega sufficientemente con gli stimoli offerti ai viaggiatori inglesi da un Addison sin dall'inizio del secolo.
Un disegno con ceramiche antiche reca la doppia iscrizione "Scala di Piedi Inglesi" e "Scala di Palmi Romani". Un gruppo di disegni che si riferiscono alla villa Giulia recano viceversa varie scritte: "Scala di Palmi Romani", "Piedi Inglesi" oppure anche "Piedi di Francia". Un altro disegno infine contiene sul verso l'indicazione "my own designs", così da suggerire addirittura contatti o effetti diretti tra l'atelier del C. e cliente-architetto inglese.
Meno numerose le indicazioni che si riferiscono direttamente al Coccetti. Il disegno del Portone della Villa Belvedere in Frascati (cioè di quello della villa Aldobrandini del Bizzaccheri) è firmato e datato "Pietro Paolo Coccetti Arch.o disegniò l'anno 1725". Un suo trattato d'architettura civile (ora manoscritto a Einsiedeln presso W. Oechslin) reca l'identica data 1725, ed è della stessa provenienza inglese del gruppo di disegni di New York, i quali - a parte alcune testimonianze nei fondi dei disegni architettonici a Windsor - costituiscono l'unica traccia sicura dell'architetto.
Il materiale è comunque sufficiente per lasciar concludere sulla ricchezza della cultura architettonica romana del primo Settecento, che tuttavia - e nonostante la presenza di opere a stampa, come il famoso e quasi enciclopedico Studio di architettura civile pubblicato da Domenico de' Rossi (Roma 1702, 1711, 1721) - solamente attraverso la circolazione di disegni poteva trovare echi adeguati. Monumenti come quelli di villa Giulia o di villa Madama furono copiati a più riprese e si ritrovano anche qui. Ma a parte questi riferimenti classici, spiccano interessi ben precisi: quello di documentare architetture più moderne (anche contemporanee), pur se di fattura più modesta, e quello di offrire soluzioni tipiche per certi temi prediletti, come i portoni di giardino. Vanno aggiunti i disegni che si riferiscono ai palazzi genovesi, i disegni "archeologici" ed infine il gruppo architettonicamente più interessante - di disegni di composizioni originali inventate nell'ambito della tradizione postberniniana e addirittura postfontaniana. A questo gruppo appartiene un disegno di palazzo con cortile e portone (quasi di tipologia parigina) ed un altro che varia l'idea berniniana del palazzo Odescalchi. Altri disegni si riferiscono più precisamente a villa Patrizi a porta Pia. E di particolare interesse è infine un disegno della Pianta del Teatro Alibert in Roma che, oltre alla didascalia in italiano, reca l'indicazione parallela di "Piedi di Francia" e di "Palmi Romani di Passetto". Questo documento va ricollegato con un relativo gruppo di disegni conservato a Windsor.
Se questi disegni, oltre a testimoniare la ricchezza del repertorio architettonico nella cultura romana del primo Settecento, che abbraccia le opere cinquecentesche come gli echi berniniani e che accanto ai modelli concreti mantiene la discussione di opere ideali, indicano anche la comunicazione tra le culture all'orizzonte dell'internazionalismo nascente, il trattato manoscritto illustra chiaramente l'intento didattico. Tale trattato, intitolato Breve e facile ammaestramento per apprendersi l'architettura civile,praticato,et insegniato da P. P. Coccetti architetto in Roma, vorrebbe introdurre nell'architettura, nello spazio di tempo più breve possibile, qualsiasi persona interessata, anche "dilettante". In ventidue capitoli il C. riassume un corso completo di architettura che contiene la conoscenza degli ordini e dei loro elementi, il modo di disegnare colonne, capitelli, ma anche i principali motivi architettonici come un portico, una finestra, una finestra mezzanina, una nicchia di statua ed infine un camino. Tipico del suo metodo d'insegnamento abbreviato - altrove il C. chiama il suo trattato "una breve, e generale ammaestratione" - è il titolo del secondo capitolo che spiega il disegno dell'ordine toscano: Modo di disegniare per proporzioni,senza ricorrere al lungo tedio delli Moduli communemente dalli seguaci del Vignola insegniati. IlC. si distanzia così da ogni eventuale indirizzo accademico o teorico. Rispetto al trattato manoscritto del Cesari (per cui cfr. Oechslin, 1980), che si presta al confronto proprio per l'identica logica nella presentazione degli ordini architettonici e della loro applicazione, il C. sembra ovviamente puntare sulla semplicità dell'insegnamento pratico nella tradizione dei manuali "vignoleschi" e "palladiani" in edizione ridotta e tascabile. Il C. non è da situare - come è il caso del Cesari - nell'ambito iuvarriano o accademico, ma si associa piuttosto a quello dei capomuratori, di un Bizzaccheri e dei vari rappresentanti caratterizzati come "architetti minori". Tanto più interessante il caso del C. che all'interno di quest'ambito documenta non tanto la pratica quanto la loro "teoria" che trova sostegno nella circolazione di disegni e nella stesura di trattati "d'ammaestramento breve e facile".
Bibl.: Catal. of the Drawing Collection of the Royal Inst. of British Architects, III, Farnborough 1972, p. 29; Ibid., XVII, J. McAndrew, A. Visentini, ibid. 1974, p. 23; W. Oechslin, L'intérêt archéologique et l'expérience architecturale avant et après Piranèse, in Actes du Colloque Piranèse et les Français, Roma 1978, pp. 395 s.; Id., F. Cesari, in Diz. biogr. degli Italiani, XXIV, Roma 1980, pp. 159-161.