FLORIANI, Pietro Paolo
Figlio di Pompeo e di Claudia Rotelli, nacque a Macerata il 26 apr. 1585. Nel 1606 si sposò con Maria Fedeli, scomparsa nel 1608 dando alla luce la figlia Camilla. Nel 1608 si recò a Crema dove grazie a Giovan Battista del Monte Santa Maria, sodale dei padre Pompeo, entrò alle dipendenze di Orazio del Monte, governatore della città. Nel 1611 andò a Pesaro, mentre già nel luglio 1612 era annoverato fra i gentiluomini di Macerata.
Nell'autunno dello stesso anno si recò in Spagna, stabilendosi a Madrid; qui si valse dell'insegnamento del Giovanni de' Medici, che lo assistette anche convalescente dopo una "febbre ardentissima" che l'aveva ridotto in fin di vita. Nel 1613 Filippo III l'incaricò di recarsi nelle Indie. I progetti da lui presentati per quella missione ricevettero il plauso della corte ma l'impresa fu senza esito. Ebbe poi l'ordine nel 1614 di esplorare clandestinamente Algeri, rilevarne la pianta e redigere un piano articolato di conquista.
Nel 1616 il sovrano spagnolo, presentò il F. al governatore di Milano, don Pedro di Toledo, allora alle prese con la guerra di successione per il Monferrato. Il F. venne indirizzato a don Tommaso Caracciolo, maestro di campo della fanteria napoletana e governatore dì San Germano Vercellese: qui si distinse nel 1617, partecipando alla difesa della città. Il marchese di Montenegro gli affidò inoltre l'intera ricostruzione delle mura della città.
Dopo aver risieduto per un anno a Milano, nonostante l'offerta del re di Spagna di tornare alle sue dipendenze forse per portare a compimento l'impresa di Algeri, preferì offrire i suoi servigi all'arciduca Leopoldo, fratello dell'imperatore Ferdinando II, che stava affrontando l'insurrezione dei protestanti boemi guidati da Bethlen Gabor -, nella prima fase della guerra dei Trent'anni.
Nell'estate del 1619 ebbe l'incarico di fortificare Brisach, in Ungheria. Iniziò poi ad operare al seguito delle truppe imperiali, dapprima nella difesa di Pressburg (Bratislava), quindi a Vienna dove venne nominato capitano della legione della guardia cesarea. Ricevette dal governatore della città, Hans Caspar von Stadion, l'ordine di costruire un nuovo baluardo e due ponti levatoi presso la porta d'Ungheria e successivamente provvide a redigere un progetto complessivo per le difese della città. Nell'ottobre 1620 fu nominato ingegnere nel corpo di artiglieria che partecipò alla presa di Rosemberg (Ròszahegy) e si batté nella famosa battaglia della Montagna Bianca, nei pressi di Praga, l'8 novembre. Nel 1621, dopo aver lasciato - nonostante le rimostranze del governatore - la direzione dei lavori intrapresi a Vienna, partecipò alla presa di Pisek e di Neuháusel (Ersekújvár). Insignito con decreto imperiale del 21 ott. 1622 del titolo di conte palatino, nel maggio 1623, insieme con altri ingegneri militari, fu inviato a Praga minacciata da Bethlen Gabor e dal pericolo di una rivolta interna. A questo periodo risale il progetto di collegare il castello con la cittadella attraverso una galleria sotterranea. Con Baccio del Bianco fece costruire il baluardo di S. Lorenzo sotto la direzione del matematico ed ingegnere fiorentino, Giovanni Pieroni: con quest'ultimo aveva già lavorato a Vienna e probabilmente lavorò nella stessa estate alla ricostruzione e al restauro delle piazze di Pressburg e di Altenburg. Qui tuttavia il F. riuscì ad operare solo parzialmente nella cinta del castello, senza portare a compimento le opere esterne e l'ingresso principale verso sud-ovest, previsti nella pianta della città che compare nel suo trattato Difesa et offesa delle piazze (Maggiorotti, 1936, p. 274). Entrambe le piazze furono fortificate con la collaborazione del capitano Cristoforo Carcano e di suo fratello, il capitano Felice, al servizio del Wallenstein. Sempre nel 1623 lavorò nelle fortificazioni di Eszstergom e della stessa Ersekújvár.
Alla fine del 1624 si dimise dall'incarico di ingegnere militare. Con un proclama del 1° gennaio 1625 l'imperatore stabilì che il F., nominato capitano e sergente maggiore, arruolasse insieme con il governatore di Vienna 3000 fanti tedeschi e 500 corazzieri da inviare al maresciallo Gottfried Heinrich signore di Pappenheim al servizio del re cattolico, allora impegnato nel feudo valtellinese in una nuova fase del conflitto che vedeva la casa di Spagna e d'Austria battersi colle forze della lega capeggiata dalla Francia, postasi a difesa degli interessi dei Grigioni (1624-26: si veda la sua inedita Relazione de fatti di Valtellina, dicembre 1625).
Il 3 dicembre 1627 grazie alle premure di alcuni membri della famiglia Sacchetti a cui era già legato il padre e soprattutto di Paolo Savelli, che ne aveva illustrato i meriti militari al papa, il F. fu nominato vice castellano di Castel Sant'Angelo da Taddeo Barberini, nipote del pontefice e governatore della fortezza. Dal suo epistolario inedito (che si conserva a Macerata presso l'archivio privato Compagnoni - Compagnucci - Floriani) si apprende che lo stesso pontefice lo sollevò dall'incarico un mese dopo. Nel frattempo dopo essere ritornato a Macerata, egli proseguì la redazione del suo trattato sulla Difesa et offesa delle piazze, Macerata, Carboni 1630, (seconda edizione postuma Venezia, Baba, 1654) seguendo contemporanemente la costruzione del suo palazzo sito nell'attuale via Crescimbeni ed effettuando alcune perizie, tra cui quella del ponte di Serravalle nei pressi di Camerino, oltre al progetto per la torre eretta nella piazza di Caldarola. In novembre passò a seconde nozze con Lucrezia Gardina vedova di Lorenzo Costa.
Dopo esser stato nominato da Carlo Barberini, ingegnere supremo dello Stato della Chiesa e governatore delle anni dell'Umbria agli inizi del 1629, si recò a Ferrara. Vanno probabilmente ascritti a questi anni il suo progetto, poi realizzato, per la costruzione a Civitavecchia della ‘tenaglia accresciuta di fuora con l’antimurale’, un’opera a corno di grandi dimensioni voluta da Urbano VIII, che sì allungava al di là della cinta difensiva della città, e la Relazione inviata al papa sui lavori di Giulio Buratti per Castel Sant'Angelo (Spagnesi, 1995, pp. 134 s.). A Ferrara il F. lavorò, inizialmente insieme con quest'ultimo, per il perfezionamento della nuova fortezza pentagonale che il papa Borghese aveva fatto realizzare da Pompeo Targone colla soprintendenza di Mario Farnese, e la partecipazione dell'Aleotti (1608-18). Giunto a Ferrara fra marzo e maggio 1629, il F. partecipò poco dopo ad un vertice tenuto a Cento fra alti ufficiali e tecnici pontifici nel quale vennero stabiliti i termini del rinnovamento delle difese del territorio delle legazioni. La sua permanenza si protrasse sino al 1634 nonostante avesse presentato due volte le dimissioni dall'incarico ricevuto. Inizialmente effettuò alcune perizie concementi il Forte Urbano e l'affidabilità delle difese di Comacchio in vista della costruzione del Forte della Stellata. A questo stesso periodo può esser fatto risalire anche il suo inedito Discorso della reparattione d'Ancona Fano La Cattolica et Rimini, con cui egli s'inseriva a pieno titolo nella politica di revisione e restauro delle fortezze cinquecentesche consolidatasi sotto il pontificato di Urbano VIII.
Sia a Comacchio sia durante tutto il suo soggiorno ferrarese, stando alle sue lettere, il F. ebbe come assistente il già celebre architetto teatrale e scenografo Francesco Guitti, prediletto dei Barberini. L'intervento dei F., iniziato nel luglio 1629, riguardò sia la fortezza sia il completamento della cinta cittadina (Malagù, 1960, pp. 27 s.). Tra il 1632 e il 1633 a Comacchio sotto la legazione del cardinale G.B. Pallotta il F. realizzò l'omonimo canale scavato per facilitare il ricambio d'acqua (Scalesse, 1983-84). Appartiene probabilmente ad un periodo compreso tra il 1634 e il 1638 il suo inedito Discorso col maresciallo di Thoras sopra le fortificazioni di Ferrara. Un aspetto ignorato del soggiorno ferrarese del F. è il suo coinvolgimento nell'intensa vita teatrale cittadina, che l'aveva visto collaborare all'allestimento de La Contesa uno dei due tornei a piedi organizzati nel 1631 in onore delle nozze del suo amico Giovan Francesco Sacchetti con Beatrice Estense Tassone. Tra il 1630 e il 1633 egli partecipò e allestì altri tornei.
Su proposta del cardinale Francesco Barberini e di Fabio Chigi, futuro Alessandro VII, nel maggio del 1635 il F. venne incancato dal papa di rafforzare le difese dell'isola di Malta, minacciata da un probabile attacco turco. Giunto nell'isola nell'ottobre 1635, nel suo primo rapporto sollecitò il Consiglio dell'Ordine, a costruire un nuovo fronte che si sostituisse a quello ormai obsoleto eretto dal Laparelli nel 1566 (Borg, 1967; Hoppen, 1979; Hughes, 1994). Dopo numerose vicissitudini tra il gennaio e l'aprile 1636 il F. riuscì a tracciare il perimetro e a gettare le fondamenta della nuova fabbrica: nel giugno del 1640, le nuove mura erano considerate parzialmente difendibili.
L'intervento del F. suscitò non poche critiche, per rispondere alle quali egli progettò di pubblicare con lo stampatore veneziano Bernardo Giunti, i piani delle fortificazioni di Malta. Nominato cavaliere gerosolimitano il 22 ottobre, il F. lasciò l'isola il giorno successivo, ricevendo poi per mano del cardinale Francesco Barberini, l'abito di cavaliere di devozione insieme con una collana e croce d'oro.
Agli inizi del 1637 dopo un breve soggiorno a Roma e a Macerata, il F. fu chiamato di nuovo in servizio a Ferrara.
Egli morì il 27 maggio 1638, secondo il Necrologio generale dell'Archivio di Stato di Ferrara, o in uno dei due giorni seguenti, stando ad un documento dell'archivio di famiglia (Macerata, Archivio Compagnoni - Compagnucci - Floriani, Arch. Floriani, b. 6, carta n.n.).
Nel testamento stilato in patria dal notaio Matteo Dari nel 1632 il F. chiedeva di essere sepolto insieme con il fratello Felice, morto nel 1630, nella cappella familiare nella chiesa maceratese di S. Croce (che verrà distrutta dai Francesi nel 1799), stabilendo anche che la cappella fosse decorata con un "quadro antiquo di casa di Tetiano della Resurrezione".
Fonti e Bibl.: Macerata, Arch. Compagnoni - Compagnucci - Floriani, Fondo pergamenaceo, buste 25-29; Ibid., Archivio Floriani, buste 1-14, 19-23; Arch. di Stato di Macerata, Priorale 905, cc. 28-32v; Ibid., buste 1962e 1963; Ibid., Tribunale della Rota, vol. 2204, IV (1626); Arch. segreto Vaticano, Epist. ad Principes, vol. 42, ff. 92v-93; Ibid., vol. 50, ff. 219v-220; Macerata, Biblioteca Comunale, mss. 5401.24; 552, c. 144v; 554; 980 II 1095, XXIV e XXVII; 1096, XXIII; 1292; Vienna, Österr. Staatsarchiv, Kriegsarchiv, Hofkriegsrat, Prot. Reg., 3 agosto, 30 ott. 1619; 15 marzo 1622; 26 gennaio, 28 marzo, 5 aprile, 29 luglio, 19 sett. 1623; marzo e 23 dic. 1624; 16 gennaio, 1° febbraio, 14 marzo 1625; 4 ag. 1629; 15 settembre, 9 nov. 1634; Exp., 5 giugno, 29 ag. 1621; 4 genn. 1622; 27 maggio, 7 giugno 1623; 2 apr. 1624; 2 maggio, 1° luglio 1625; 18 e 28 gennaio, 25 luglio, 12 e 27 agosto, 8 dic. 1626; 10 sett. 1627; 18 agosto, 13 nov. 1629; Ibid., Holkammerarchiv, Hofkammer Protokolle, E.319 (7 ag. 1619); 15.233 (23 giugno 1623); E.370 (31 luglio 1623); E.411 (8 ag. 1623); E.441 (18 ag. 1623); E.560 (28 sett. 1623); R.173 (18 maggio 1624); E.89 (4 febbr. 1625); E.154 (12 marzo 1625); E.158 (13 marzo 1625); E.161 (17 marzo 1625), R.87 (A marzo 1625); R.87 (18 marzo 1625); E.230 (17 apr. 1625): questi documenti, inventariati, sono andati perduti; Ibid., Kriegszahlmeister-Rechnungen 1623: Hofzahlamtsbuch n. 263, ff. 63, 382, 403, 419, 424; All'illustrissimo sig. capitano P. P. 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