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PAPPAGALLO, Pietro

di Giorgio Vecchio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)
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PAPPAGALLO, Pietro

Giorgio Vecchio

– Nacque il 28 giugno 1888 a Terlizzi, in provincia di Bari e in diocesi di Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi, da Michele e da Maria Tommasa Guastamacchia, quinto di otto fratelli.

La famiglia era di modeste condizioni, essendo il padre funaio. Pappagallo lavorò da ragazzo come garzone, prima di poter frequentare il ginnasio a Giovinazzo, poi il liceo al seminario vescovile di Molfetta e infine gli studi teologici al seminario di Lecce. Fu ordinato prete il 3 aprile 1915 a Molfetta. Nei primi anni del suo ministero non ricevette alcun incarico specifico, anche a causa dell’elevato numero di preti residenti in diocesi, e svolse quindi impegni occasionali presso le parrocchie di Terlizzi. Collaborò anche con il convitto Vito Fornari di Molfetta, di cui divenne vicerettore (1922-1923), prima di essere chiamato a rivestire l’incarico di vicerettore economo al seminario Pio X di Catanzaro (1924). Il 26 novembre 1925, con il permesso del suo vescovo, si trasferì a Roma per potervi studiare diritto canonico e svolgere qualche attività pastorale più continuativa. Pochi mesi dopo ricevette l’incarico di assistere gli operai del convitto della società Cisa Viscosa al quartiere Prenestino di Roma; qui si espose nell’aperta denuncia delle condizioni disumane di lavoro degli operai e fu costretto a lasciare l’incarico. Nel settembre 1928 fu assegnato alla basilica di S. Giovanni in Laterano come viceparroco. Nel novembre 1929, ottenuto il prolungamento del suo permesso di residenza a Roma, fu nominato cappellano e direttore spirituale delle suore Oblate del Bambino Gesù, non lontano dalla basilica di S. Maria Maggiore. Don Pappagallo spostò la sua residenza in quella zona di Roma e si stabilì in via Urbana 2, dove abitò fino all’arresto. Nel novembre 1930 fu definitivamente incardinato nella diocesi di Roma e nel febbraio successivo fu nominato chierico beneficiario della basilica di S. Maria Maggiore, della quale era arciprete il cardinale Bonaventura Cerretti, di cui da allora fu segretario personale fino alla morte di costui, nel 1933. Fece anche parte della commissione preposta alla sistemazione logistica dei pellegrini attesi a Roma per l’anno santo straordinario del 1933. Per tutto quel periodo don Pappagallo tenne aperta la sua casa ai giovani, soprattutto a quelli provenienti da Molfetta e Terlizzi.

Dopo l’8 settembre 1943, anche su sollecitazione di Gioachino Gesmundo, suo compaesano ed ex allievo, militante del Partito comunista, mise a disposizione la sua abitazione a militari sbandati, nonché a perseguitati per motivi politici o razziali, offrendo ospitalità e documenti falsificati. In questo impegno don Pappagallo trovò appoggio nelle suore di Nostra Signora di Namur, che avevano una casa proprio in via Urbana. Rimane impossibile stabilire il numero effettivo delle persone da lui salvate, che di certo fu consistente.

L’attività di don Pappagallo non poté rimanere a lungo inosservata e, in seguito alla delazione di Gino Crescentini, il 29 gennaio 1944 egli fu arrestato e condotto alla sede romana della polizia germanica di sicurezza, la Sicherheits Polizei (SIPO), in via Tasso. Rinchiuso nella cella n. 13, sottoposto a umiliazioni e torture, don Pappagallo seppe mantenere un atteggiamento dignitoso, oltre che altruistico nei confronti dei compagni di cella. Selezionato per la rappresaglia tedesca decisa in seguito all’attentato di via Rasella a Roma del 23 marzo 1944, fu condotto alle Fosse Ardeatine e qui legato al disertore austriaco Joseph Reider. Costui, riuscito a salvarsi in modo rocambolesco, diede poi una testimonianza (controversa) sulle ultime ore di vita di Pappagallo e del suo sforzo di benedire i condannati. Con tutte le altre vittime della rappresaglia, don Pappagallo fu ucciso il 24 marzo 1944.

La sua salma venne riesumata per il riconoscimento nel corso dell’estate 1944 e nel novembre 1948 definitivamente traslata a Terlizzi. Nel 1945 Roberto Rossellini si ispirò alla sua figura (e a quella di don Giuseppe Morosini) per realizzare il personaggio di don Pietro, interpretato da Aldo Fabrizi, nel celebre film Roma città aperta. Il 13 luglio 1998 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro conferì la medaglia d’oro al merito civile alla memoria di don Pappagallo. Il 31 ottobre 1999 la Fondazione internazionale A. Carnegie gli attribuì una medaglia d’oro alla memoria. Nell’aprile 2006 la RAI mise in onda la fiction La buona battaglia. Don Pietro Pappagallo, dedicata alla sua figura.

Fonti e Bibl.: In mancanza di una biografia scientifica, il miglior testo di riferimento disponibile è R. Brucoli, Pane e cipolla e santa libertà. Don P. P., martire alle Ardeatine, I-II, Terlizzi 2009 (pubblica anche le pochissime lettere rimaste di Pappagallo). La voce di L. Musci, P. P., in Dizionario storico del Movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello, G. Campanini, III, 2, Casale Monferrato 1984, pp. 626 s. non è esente da errori. Si vedano anche: A. Lisi, Don P. P., martire delle Fosse Ardeatine, Todi 2006; A. Lisi, Don P. P.: un eroe, un santo, Rieti 2009. Tra le testimonianze coeve, cfr. A. Alessandrini, Carlo Zaccagnini e Monsignor P., in Mercurio, I (1944), 4, pp. 185-188. Cenni sull’attività di Pappagallo e sul contesto in cui si svolse si trovano nelle ricostruzioni storiche della Resistenza a Roma: R. Perrone Capano, La Resistenza in Roma, I-II, Roma 1963 (alle pp. 468-473 una prima breve biografia di Pappagallo); E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965, passim; G. Intersimone, Cattolici nella Resistenza romana, Roma 1976, ad ind.; A. Paladini, Via Tasso. Museo storico della Liberazione di Roma, Roma 1989, ad ind.; A. Lepre, Via Rasella. Leggenda e realtà della Resistenza a Roma, Roma-Bari 1996, ad ind.; R. Katz, Morte a Roma. Il massacro delle Fosse Ardeatine, Roma 1996, ad ind.; A. Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma 1999, ad ind.; G. Giannini, Lotta per la libertà. Resistenza a Roma 1943-1944, Roma 2000, ad ind.; G. Gaspari, Gli Ebrei salvati da Pio XII, Roma 2001, ad ind.; A. Riccardi, L’inverno più lungo. 1943-44: Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma, Roma-Bari 2008, ad indicem.

Vedi anche
Morosini, Giuseppe Sacerdote (Ferentino 1913 - Roma 1944) della Congregazione dei missionarî di s. Vincenzo de' Paoli. Attivissimo nell'organizzare, a Roma, la resistenza ai Tedeschi dopo l'8 sett. 1943, fu arrestato dalla Gestapo (1944) e fucilato, dopo che Hitler ebbe respinto la domanda di grazia fattagli pervenire ... Kesselring, Albert Kesselring ‹kèsëlriṅ›, Albert. - Generale tedesco (Metz 1885 - Bad Nauheim 1960); dapprima ufficiale dell'esercito, passò poi (1935) nell'aeronautica, di cui divenne (1938) capo di Stato Maggiore. Nella seconda guerra mondiale ebbe il comando della seconda flotta aerea, che guidò nell'offensiva contro ... Cordèro Lanza di Montezemolo, Giuseppe Cordèro Lanza di Montezemolo, Giuseppe. - Ufficiale italiano, medaglia d'oro (Roma 1901 - ivi 1944). Per tutta la durata della 2a guerra mondiale prestò servizio al comando supremo, ufficio operazioni, di cui successivamente divenne capo; il 27 luglio 1943, divenuto colonnello, fu chiamato a reggere ... Amèndola, Giorgio Amèndola, Giorgio. - Uomo politico (Roma 1907 - ivi 1980), figlio di Giovanni. Iscritto al PCI dal 1929, svolse attività antifascista in Italia e all'estero; rientrato in Italia nel 1943, fu uno degli organizzatori della Resistenza a Roma e poi nell'Italia settentrionale. Deputato alla Costituente (1946) ...
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pappagallo
pappagallo s. m. [rifacimento, secondo gallo3, del gr. biz. παπαγᾶς adattam. dell’arabo babaghā]. – 1. Nome comune degli uccelli dell’ordine psittaciformi, che vivono sugli alberi delle foreste tropicali di tutto il mondo eccetto l’Europa:...
pappagallismo
pappagallismo s. m. [der. di pappagallo], non com. – 1. Tendenza, abitudine a ripetere meccanicamente, e senza intelligenza, al modo dei pappagalli, ciò che si è letto o udito, o anche a imitare pedissequamente atteggiamenti, comportamenti...
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