EUSTACHI, Pietro Pasino
Figlio quartogenito di Antonio e nipote quindi di Pasino, nacque in data imprecisata nella prima metà del sec. XV, probabilmente a Pavia. La prima notizia che lo riguarda è contenuta nel testamento del padre del 27 dic. 1464. L'E. vi è ricordato come studente in diritto civile nello Studio pavese, al quale il padre lasciava tutti i suoi libri di contenuto giuridico, perché potesse compiere i suoi studi. L'anno successivo però aveva già conseguito il dottorato, e il suo nome figura tra i membri delle commissioni di laurea in diritto civile e canonico. Nel luglio del 1466, contemporaneamente alla nomina del fratello Filippo alla castellania di Porta Giovia, il duca di Milano lo nominò podestà di Albenga, derogando alla consuetudine che voleva l'ufficio riservato ai cittadini genovesi. 1 suoi amministrati ne apprezzarono l'operato, e alla fine del suo mandato, forse per evitare la nomina di un genovese, ne chiesero la conferma. Invece l'E. fu promosso alla podesteria di Tortona, sede più comoda e di maggior prestigio. Vi restò dall'agosto del 1467 al luglio del 1468, e partecipò tra l'altro alle cerimonie per l'accoglienza di Bona di Savoia, sposa del duca.
Il successivo incarico costituì un'ulteriore promozione: fu inviato nel gennaio 109 come podestà a Cremona, città dove egli non era un forestiero, poiché la sua famiglia vi possedeva un'abitazione e molti beni, ed era in relazione con molte importanti famiglie locali. A Cremona, inoltre, vi era un'importante stazione di navi collegata a Pavia per via fluviale, dove risiedeva il luogotenente del capitano generale della flotta ducale, carica nella quale si alternarono tre dei suoi fratelli. L'E. esercitò la podesteria di Cremona per due anni, fino al dicembre 1470. Alla fine del biennio chiese licenza al duca di ricevere dalla cittadinanza la benemerenza "dello stendardo", che i Cremonesi riservavano agli officiali meritevoli.
Tra le fonti sforzesche (nell'Archivio di Stato di Milano) restano molte lettere dell'E. o a lui indirizzate, relative alla sua attività nelle varie podesterie. Nel 1471 per alcuni mesi sostituì il fratello Filippo - occupato nell'allestimento della flotta ducale - nella custodia del castello di Porta Giovia. Poiché l'assenza del titolare si protraeva, l'E. fece istanza al duca affinché gli fosse concesso di tornare a Pavia, dove lo chiamavano i suoi impegni, e lasciò il castello alla custodia di un altro fratello, Giacomo, capitano della flotta ducale a Cremona. Negli intervalli fra un incarico e l'altro, e durante le licenze, egli risiedeva a Pavia, dove manteneva i contatti con l'ambiente dello Studio pavese e prendeva parte alle commissioni di laurea. L'E. apparteneva al Collegio dei giudici di Pavia ed esercitava un'attività professionale della quale è rimasta qualche testimonianza: è del 1477 un suo consulto in una causa piuttosto complessa che riguardava interessi patrimoniali di enti ecclesiastici pavesi.
Nel 1473 l'E. fu chiamato a un altro incarico podestarile a Genova. Il governo della città in quell'epoca si presentava particolarmente difficile, e diffuso era il malcontento contro la dominazione degli Sforza: le istruzioni al nuovo podestà sono quindi piuttosto dettagliate a proposito del comportamento da tenere nei confronti dei cittadini e delle partes, in collaborazione con il governatore e con gli altri rappresentanti del duca. Concluso l'anno di servizio l'E. fu sottoposto, come di consueto, al sindacato, ma il suo operato fu apprezzato dagli organi rappresentativi del Comune, che in una lettera ne lodavano l'imparzialità, la correttezza e la competenza. All'inizio del 1474 egli tornò a Pavia e prese parte, di nuovo, alle discussioni delle tesi di laurea, presente anche il fratello Francesco, dottore in diritto canonico, al quale era molto legato.
Nel gennaio del 1477, nel quadro di una generale revisione degli offici e delle magistrature seguita alla morte violenta del duca Galeazzo Maria, l'E. fu nominato vicario ducale nell'ufficio di Provvisione della città di Milano, con salario di 32 fiorini mensili, poi elevato a 40. A capo di questa antica magistratura del Comune si sceglievano, di norma, giuristi forestieri. In particolare al vicario spettavano la nomina degli ufficiali del Comune, la concessione della cittadinanza e ampi poteri di giudizio e di condanna. Per i compiti relativi al suo ufficio l'E. partecipò occasionalmente alle sedute del Consiglio segreto.
L'E. esercitò la funzione vicariale fino al 12 ott. 1480, quando fu chiamato a far parte del Consiglio segreto o Senato ducale. La nomina dell'E. faceva seguito al colpo di Stato di Ludovico il Moro, il quale aveva sottratto il giovane duca alla tutela della madre Bona di Savoia valendosi della collaborazione del fratello dell'E., Filippo. Lo Sforza costituì allora un ristretto Consiglio di corte, del quale faceva parte egli stesso insieme all'E., a Roberto Sanseverino, Pallavicino Pallavicini e Franchino Caimi. L'imposizione di questo Consiglio rappresentò una grave umiliazione per la duchessa, che si risolse a ritirarsi definitivamente dalla scena politica. Nel novembre dello stesso anno l'E. fu anche nominato, insieme col Caimi, istitutore e "governatore" del giovane duca. Questa straordinaria ascesa politica fu però ben presto interrotta dalla morte, avvenuta l'8 dic. 1482 nel castello di Porta Giovia, dove risiedeva. L'E. non si era sposato. Aveva rifiutato infatti i matrimoni propostigli dai duchi, che lo avrebbero legato ad alcune cospicue famiglie pavesi, per dedicarsi interamente all'attività professionale e politica.
Fonti e Bibl.: Le lettere relative agli uffici dell'E. sono state reperite e diligentemente esaminate da L. Rossì, nel saggio P. P. degli E.: giureconsulto, podestà, vicario di provvisione, consigliere ducale, senatore, in Boll. stor. pavese, I (1937-1938), pp. 53-110. Cfr. inoltre Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, Carteggio Interno, bb. 451, 771, 787, 790 (contengono alcune lettere dell'E. dal 1468 al 1473); Idiari di Cicco Simonetta, a cura di A. R. Natale, Milano 1962, p. 122; C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1948, ad Indicem; Ead., Iregistri delle lettere ducali del periodo sforzesco, Milano 1961, ad Indicem; Acta in consilio secreto Mediolani, a cura di A. R. Natale, Milano 1963-1969, II-III, ad Indicem; C. de' Rosmìni, Vita di Gianjacopo Trivulzio, Milano 1815, II, (Documenti), p. 73; E. Motta, Morti in Milano..., in Arch. stor. lomb., s. 2, VIII (1981), p. 278; L. Rossi, Francesco degli Eustachi. Protonotario apostolico, consigliere ducale, senatore, in Boll. d. Soc. pavese di storia patria, XXXIII (1933), pp. 191, 246, 250.