S. Pier Damiani firma molte delle sue lettere e alcuni opuscoli facendo seguire al nome Petrus l'umile epiteto di peccator; analoga designazione volle fosse incisa sul suo sarcofago un Petrus clericus (m. 1119) che fu rettore, all'inizio del sec. 12º, della canonica di S. Maria in Porto Fuori ("Hic situs est Petrus peccans cognomine dictus"). Dante nel canto XXI del Paradiso (vv. 121-123) fa nominare da s. Pier Damiani un Pietro Peccatore (In quel loco Fonte Avellana fu' io Pietro Damiano, E Pietro Peccatore fu' nella casa Di Nostra Donna in sul lito adriano) e i commentatori discutono da sempre se l'espressione vada considerata come una citazione che s. Pier Damiani fa di sé con riferimento a un periodo trascorso come umile frate con questo nome nella canonica di S. Maria in Porto Fuori, o, ipotesi meno probabile (e in questo caso il secondo fu' andrebbe letto fu terza persona e non prima persona sing.), come accenno da parte del santo al più tardo frate ravennate proprio per correggere una presunta errata confusione tra i due personaggi diffusa ai tempi di Dante. Al quale frate, forse per l'erronea interpretazione di una pergamena, è stata attribuita fin dai tempi antichi l'appartenenza alla nobile famiglia ravennate degli Onesti, cui una tradizione tarda vorrebbe appartenesse lo stesso Pier Damiani.