PORCINAI, Pietro
– Nacque a Settignano, in provincia di Firenze, il 20 dicembre 1910, da Martino, capo giardiniere della locale villa Gamberaia e proprietario di un importante vivaio a Firenze, e da Giuseppina Marinai.
Il giardino settecentesco della villa Gamberaia, trasformato tra il 1898 e il 1900 dalla sua proprietaria, la nobildonna rumena Catherine Jeanne Ghyka, in un variopinto e ricco water garden, fu uno dei luoghi di formazione di Porcinai. Qui, dal 1915, egli fu spesso ospite con la madre e il fratello Giulio, mentre il capofamiglia era al fronte per la Grande Guerra.
L’ambiente fiorentino era, in quell’inizio secolo, sensibile ai temi paesaggistici e particolarmente a un rinnovato interesse per le forme e le geometrie del giardino all’italiana, che durante tutto l’Ottocento era stato sostituito dalla moda romantica dei giardini inglesi.
Fu testimonianza di questo revival una grande mostra allestita a Palazzo Vecchio a Firenze nel 1931, preceduta nel 1924 dalla pubblicazione del volume illustrato Il giardino italiano del critico d’arte Luigi Dami, edito dalla prestigiosa casa editrice d’arte Bestetti & Tumminelli di Milano.
Porcinai crebbe in questo ambiente, colto e raffinato, molto specializzato, che si occupava di un settore della progettazione che in Italia ha radici antiche. Dopo aver conseguito il diploma di perito agrario, nel 1928 partì per un lungo viaggio in motocicletta che doveva avere come destinazione finale la Gran Bretagna, patria dell’arte dei giardini e quindi meta naturale per un percorso di formazione. Nel biennio 1928-29, però, si limitò a due tappe intermedie, in Belgio e in Germania, ove lavorò presso vivaisti che facevano parte delle reti di conoscenze del padre. Fece pratica delle tecniche di coltivazione e di botanica applicata al paesaggismo moderno. In particolare dalla scuola belga apprese la teoria del giardino costruito, che mirava all’integrazione tra la casa e il suo spazio aperto, secondo geometrie e articolazioni volumetriche derivate dalla maestria della grande tradizione barocca di André Le Nôtre. In Germania venne a contatto con i principi di ecologia e fitosociologia che erano alla base del lavoro dei paesaggisti tedeschi, tra i primi a rilevare il ruolo del sistema del verde progettato per contrastare l’inquinamento industriale.
Paesaggisti tedeschi, inglesi, belgi, quali Karl Förster, Gustav Lüttge, Russell Page, Geoffrey Jellicoe, René Pechère, Gerda Gollwitzer, ed esperti botanici creatori di ibridi per la realizzazione di giardini quale, fra tutti, Fritz Enchke, molto noti nell’ambiente dei progettisti di giardini già nella prima metà del Novecento, divennero per Porcinai un riferimento.
In Italia in quegli anni, per contro, erano poche le figure di paesaggisti di rilievo: Raffaele De Vico, anch’egli diplomato perito agrario, famoso soprattutto per l’ampliamento del giardino zoologico e la sistemazione di vari parchi storici di Roma; Maria Teresa Parpagliolo, che, dopo un’intensa collaborazione con l’Ufficio architettura, parchi e giardini dell’E42, giudicata inadatta alla presenza in cantiere in quanto donna, ebbe una brillante carriera come paesaggista in Inghilterra; e anche in tempi più recenti, Ippolito Pizzetti, letterato, vincitore del premio Porcinai alla carriera nel 2002.
Porcinai si inseriva così fin dagli esordi in un contesto internazionale.
I suoi primi lavori, per la maggior parte giardini privati, dalle descrizioni pubblicate nelle monografie sulla sua opera presentano ancora un impianto classicheggiante (Matteini, 1991, p. 16). Durante il primo periodo di attività egli continuò la sua formazione lavorando, dal 1932, per breve tempo, con il vivaista Martino Bianchi. In quegli stessi anni frequentò il liceo artistico di Firenze diplomandosi nel 1935, per iscriversi nel 1941 al Regio Istituto superiore di architettura di Firenze, che abbandonò definitivamente nel 1945 senza laurearsi, in polemica con l’istituzione, che secondo il suo parere non era in grado di svolgere il ruolo sociale di formare alla conoscenza della bellezza ed educare alla creatività e all’arte, il cui modello primario è la natura.
Nel 1937 ebbe inizio una seconda fase, più matura, accompagnata da una saltuaria collaborazione con la rivista di architettura Domus, all’epoca diretta da Gio Ponti, e nel 1938 fondò lo studio in lungarno Corsini con Nello Baroni e Maurizio Tempestini, che divenne presto un vivace punto di riferimento della vita culturale fiorentina e al quale si rivolsero famiglie importanti dell’imprenditoria italiana e straniera, oltre a una clientela colta. Negli anni Quaranta costituì alcune società di professionisti correlati fra di loro in varie zone d'Italia per poter disporre dei servizi e dei prodotti che meglio potessero soddisfare le esigenze di un progettista del verde: con Ugo Bagni e Bruno Marchesi nel 1940 fondò la Società il Giardino, specializzata per la realizzazione e la manutenzione di parchi e giardini, e nel 1947, con Tempestini e Baroni, fondò OP (Organizzazioni Professionisti per la sintesi nel lavoro). In particolare, la Società il Giardino diventò concessionaria per l'Italia di un sistema di depurazione e sterilizzazione dell'acqua delle piscine, il Petunia-Sole, che escludeva l'uso del cloro. Nel 1948 fu tra i fondatori dell’IFLA (International Federation of Landscape Architects) presso il Jesus College di Cambridge.
Nel 1957, concluso il sodalizio con Baroni e Tempestini, morti prematuramente, spostò il suo studio a villa Rondinelli – una proprietà che faceva parte delle foresterie della villa Medici di Fiesole –, che egli restaurò e completò con luminose serre-studio.
L’opera di Porcinai, oltre alla realizzazione di parchi e giardini pubblici e privati, piscine e campi sportivi, in tutto il territorio italiano, in Costa Azzurra e nelle più importanti strutture alberghiere internazionali, tra le quali il Quisisana di Capri, è caratterizzata dalla collaborazione con alcuni tra i più importanti tra gli architetti, artisti, ingegneri del periodo: Lodovico Barbiano di Belgiojoso ed Ernesto Nathan Rogers, Vittoriano Viganò, Marco Zanuso e Pietro Consagra, Riccardo Morandi, Oscar Niemeyer, Renzo Piano e Richard Rogers, Carlo Scarpa, Franco Albini e Franca Helg, per ricordarne solo alcuni. Luigi Cosenza, incaricato da Adriano Olivetti, lo chiamò per il parco della sede Olivetti di Pozzuoli (1952-58).
Per questo sito, caratterizzato da un terreno in lieve pendenza, Porcinai realizzò una serie di terrazzamenti, al centro dei quali pose una vasca, che serve da accumulo d’acqua per l’impianto di irrigazione.
Marco Zanuso, incaricato dalla Fondazione nazionale Carlo Collodi di progettare e realizzare il «Paese dei Balocchi» (1963-64) su una nuova area di oltre un ettaro confinante col preesistente parco monumentale di Pinocchio a Collodi, lo interpellò per la progettazione e la scelta delle piantagioni, contribuendo di fatto a molte soluzioni paesaggistiche generali.
Del 1970-75 è il suo parco della sede della Mondadori a Segrate, progettata dal brasiliano Oscar Niemeyer, per il quale pensò a uno spazio intorno all’edificio che ricordasse il paesaggio agrario della ‘marcita’ lombarda, contraddistinto dalla regolazione delle acque sul perimetro dei campi coltivati. Porcinai fu inoltre consulente per la sistemazione delle terrazze del Centre Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers (Parigi, 1973-75) e del parco della tomba Brion di Carlo Scarpa (cimitero di San Vito di Altivole, in provincia di Treviso, 1974-76).
In ambito internazionale sono opera di Porcinai: il progetto per l’Hansaviertel Park di Berlino (1956); la consulenza per il progetto UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization) di trasferimento dei templi di Abu Simbel in Egitto (1963-71); il progetto dei parchi di Abha, Medina e Taif in Arabia Saudita (1975-76); il concorso per il parco zoologico di Abidjan in Costa d’Avorio (1979) e per il parco de La Villette di Parigi (1982).
Numerose realizzazioni di Porcinai sono andate perdute, alterate in modo irreversibile o distrutte, tra le quali: la sistemazione di piazza S. Maria Novella, il giardino Il Martello a Fiesole, i giardini pubblici della Cupa a Perugia.
Diversamente dall’architettura costruita, i progetti dei giardini e del paesaggio hanno per natura un carattere ancora più mutevole, soggetto a una normale evoluzione nel tempo, ma anche esposto all’azione alle volte catastrofica degli eventi meteorici, come, nel caso di Firenze, l’alluvione del 1966.
Nel 1971, a Fontainebleau, Porcinai prese parte al I Colloquio internazionale sulla conservazione e il restauro dei giardini storici indetto dall’ICOMOS (International Council of Monuments and Sites). In questo contesto si fece promotore di una commissione comune, tuttora attiva, ICOMOS-IFLA. I lavori di questa commissione si conclusero nel mese di dicembre 1982, a Firenze, con la redazione della «Carta italiana dei giardini storici», che è una sorta di decalogo per tutti gli interventi sul verde storico.
Tra i riconoscimenti per la sua opera Porcinai ricevette il premio IN/ARCH (Istituto Nazionale di Architettura) 1960 e l’Award of Merit della University of Georgia School of Environmental Design. È stato il primo non tedesco a ricevere l’Anello di Friedrich Ludwig von Sckell dall’Accademia Bavarese di belle arti l’8 giugno 1979.
Dalla moglie, Sonia Danesi, Porcinai ebbe quattro figli: Anna, Giovanni, Paola e Pio Francesco.
Morì a Firenze il 9 giugno 1986.
L’archivio Pietro Porcinai, che consiste in più di 1300 progetti, è custodito presso gli eredi, in una delle limonaie-studio progettate da Porcinai stesso nel parco di villa Rondinelli. Il 24 novembre 1997 è stato dichiarato di interesse storico dalla soprintendenza archivistica della Toscana. Una ricca documentazione, con testi e immagini, è consultabile sul sito ufficiale http://pietroporcinai.it.
Fonti e Bibl.: Architettura del Paesaggio, 1986, n. 10 (ottobre), monografico: P. P. architetto del giardino e del paesaggio; D. Armstrong Bell, P., in The Oxford companion to gardens, Oxford-New York 1986, pp. 450 s.; M. Matteini, P. P., architetto del giardino e del paesaggio, Milano 1991; I giardini del XX secolo: l’opera di P. P., a cura di M. Pozzana, Firenze 1998; M. Minelli et al., I giardini di P. P. in Emilia Romagna e nel Veneto, Lecco 1999; P. P. architetto del giardino e del paesaggio. Ciclo di seminari sulla figura e sulle opere, Perugia 2002; L. Zangheri, I giardini di P. P., in Id., Storia del giardino e del paesaggio. Il verde nella cultura occidentale, Firenze 2003, pp. 243-255; Natura, scienza, architettura. L’eclettismo nell’opera di P. P., a cura di T. Grifoni, Firenze 2006; M. Dezzi Bardeschi, P. P. Un architetto giardiniere, Firenze 2010; E. Mussoni, Villa des Vergers-Ruspoli e il giardino di P. P., Milano 2011; I. Romitti, P. P. L’identità dei giardini fiesolani. Il paesaggio come immenso giardino, Firenze 2011; C.M. Bucelli - C. Massi, P. P. a Pistoia e in Valdinievole, Firenze 2012; P. P., in C. Colleu-Dumond, Jardin contemporain, mode d’emploi, Paris 2012, pp. 41, 178, foto © Paola Porcinai pp. 42 s., 179; P. P. Il progetto del paesaggio nel XX secolo, a cura di L. Latini - M. Cunico, Venezia 2012; G. Caparelli - M. Donati, P. P. (1910-1986). Paesaggi moderni a Firenze, Ospedaletto (Pisa) 2013.