PIGNATTA, Pietro Romolo
PIGNATTA, Pietro Romolo. – Nacque a Roma nel 1635-1636. Religioso, compositore, librettista, la sua attività musicale è documentata dal 28 gennaio 1679, quando, successore di Giuseppe Spogli, fu nominato maestro di cappella nella basilica di S. Apollinare in Roma, istituzione ch’egli servì fino ad agosto 1686. Membro della Congregazione dei musici di Santa Cecilia, fratello maggiore di Giuseppe Pignatta (noto per essere riuscito a fuggire dal carcere del S. Uffizio a Roma nel 1693), dal 1688 Pietro Romolo è documentato a Graz, al servizio del principe Johann Seyfried von Eggenberg (1644-1713). Durante la prigionia del fratello (1690-1693) si recò per alcune settimane a Roma per visitarlo, risolvere affari di famiglia e riportare con sé in Stiria la madre.
Pur rimanendo alle dipendenze del principe Eggenberg, Pignatta soggiornò a Venezia per allestirvi i propri «drammi musicali» nelle stagioni d’autunno e carnevale 1695-1696 e 1699-1700. L’allestimento di opere sue a Treviso e Vicenza ne lascia intuire la presenza nei territori della Serenissima anche nel 1697-1698. Nell’agosto 1700 Pignatta fu eletto con voto unanime maestro di cappella nel Duomo di Padova per tre anni, con l’onorario di 150 ducati annui; l’incarico gli fu evidentemente rinnovato, se il 25 aprile 1704 il maestro si dimise per motivi di salute. Nel 1705 è documentato a Udine – continuava a fregiarsi del titolo di maestro di cappella dell’Eggenberg, ch’era anche principe della Contea di Gradisca sull’Isonzo – e per alcuni mesi a Capodistria, dove partecipò alla festa di san Nazario e a quella di san Rocco con musiche composte su commissione della confraternita locale e insegnando canto corale e figurato ai religiosi. Il 1° febbraio 1706, con diciotto voti a favore e dieci contrari, ottenne il posto di maestro di cappella nel Duomo di Cividale del Friuli concorrendo contro il padovano Giuseppe Bauer; nel 1711, dietro sua richiesta, gli venne concessa la dispensa dal servizio del coro a causa della salute declinante. Morì a Cividale il 5 febbraio 1715.
Le testimonianze sull’attività compositiva di Pignatta durante la permanenza a Roma sono scarse. Nel 1756 Giambattista Martini chiedeva notizie a Girolamo Chiti circa la formazione musicale del compositore, segno evidente che già a pochi decenni dalla morte se n’era persa memoria. Un Beatus vir è attribuito a Pignatta nei Salmi vespertini raccolti da Giovanni Battista Caifabri (Roma 1683), che li dedicò allo stesso Pignatta definendolo «degno successore di quel cigno del nostro secolo, Giacomo Carissimi», maestro di cappella in S. Apollinare dal 1629 alla morte (1674). Il Mercure galant dell’aprile 1683 serba inoltre memoria di un’opera di Pignatta rappresentata in casa di Mario Cianti a Roma per la nascita del duca di Borgogna, committente l’abate Augustin Servien, cameriere segreto partecipante del Papa: la regina Cristina di Svezia avrebbe chiesto di poterla replicare nel proprio palazzo.
A Graz, Pignatta compose i «drammi musicali» L’Oronta d’Egitto overo La costante incostante (1688) e Il vanto d’amore (1689), entrambi rappresentati nel palazzo Eggenberg: se la paternità della musica è dichiarata sui frontespizi dei libretti, quella delle parole gli venne poi attribuita dai cronografi veneziani del primo Settecento. Nel 1692, nella chiesa delle Reverende Madri di S. Chiara della Regina a Vienna, diede gli oratori San Francesco Saverio apostolo dell’Indie, Il Tobia, Davide pentito. Per Graz compose testo e musica della «sacra tragedia musicale» Santo Ermenegildo overo Il trionfo della santa fede cattolica (1693) e dell’«opera tragicomica per musica» Santa Genuefa overo L’innocenza calunniata (1694; sebbene la lettera dedicatoria rechi la firma di Pietro Romolo Pignatta, l’argomento e almeno una parte del testo dell’opera furono certamente redatti da Giuseppe Pignatta su commissione del principe Eggenberg).
La prima opera di Pignatta allestita a Venezia fu La costanza vince il destino (teatro dei Ss. Giovanni e Paolo) dedicato alla contessa hannoverana Clara Elisabetta Platen-Hallermunde; nel libretto, datato 15 ottobre 1695, l’autore si fregia per la prima volta del titolo di «abbate». Nel carnevale successivo (stesso teatro) furono rappresentati L’Asmiro re di Corinto, con dedica al principe Eggenberg, e Sigismondo primo al diadema, dedicato al figlio di un ambasciatore spagnolo; di quest’ultimo dramma, «concepito da penna illustre», i cronografi attribuiscono il testo al nobile Giovanni Grimani. Gli stessi cronisti attribuiscono a Francesco Rossi e a Pignatta testo e musica del Paolo Emilio, allestito nel teatro di Cannaregio nel dicembre 1699, poi spostato al teatro di S. Fantin. Il vanto d’amore del 1689 fu ripreso in un teatro privato presso S. Moisè nel 1700.
Nell’autunno 1697 a Treviso fu ripreso Inganno senza danno (rifacimento dell’Asmiro re di Corinto); nel carnevale successivo la stessa opera, con il titolo Chi non sa fingere non sa vincere, fu ripresa a Vicenza insieme con La costanza vince il destino (sotto il titolo Oronta d’Egitto). A Udine Pignatta riprese di nuovo Oronta d’Egitto overo La costanza vince il destino per il teatro Mantica (1705) ed allestì Il Pompeo, dedicato ai deputati della città; del cast fecero parte tre musici dell’Eggenberg. Durante il servizio in duomo a Padova diede l’«oratorio sacro» Il Davide penitente (marzo 1703, testo di Michele Brugueres); stabilitosi a Cividale, compose Le industrie amorose di Filli in Tracia, rappresentato in un teatro provvisorio e dedicato al provveditore Daniel Baldi nel 1707 (cfr. Valentinelli, 1861).
Vengono talvolta attribuite a Pignatta tre arie adespote che nel libretto del ‘pasticcio’ Nerone fatto Cesare allestito da Vivaldi nel teatro di S. Angelo a Venezia nel carnevale 1715 recano la sigla «P.P.»: la quale sta però forse per «persona privata» (Strohm, 2008, p. 158).
Delle opere e degli oratori di Pignatta rimangono i soli libretti. Al compositore sono attribuiti un Magnificat a otto voci copiato da Giovanni Battista Candotti (Cividale del Friuli, Archivio musicale capitolare, Fondo principale, P2.114) e l’antifona Regina cæli, lætare alleluia (Capodistria, Škofijski Arhiv, GA III/28). Attribuite al «Sig. Pignatta», senza identificare né Giuseppe né Pietro Romolo, sono le cantate per soprano e basso continuo Fuggite amor, fuggite (Berlin, Staatsbibliothek, Mus.ms. 30186), Amor è come un mar (ibid., Mus.ms. 30197) e Fermati, dove fuggi (Lund, Biblioteca Universitaria, Saml.Wenster Ä:1). Perduto è il manoscritto della biblioteca di Stato sassone di Dresda (Mss., 101) che, secondo Robert Eitner (1902), conteneva le cantate Fuggite amor, fuggite e Cos’è, misero cor, attribuite a Pignatta. La Sonata con oboè, due violini et basso del Pignata (Vienna, Biblioteca nazionale austriaca, E.M. 100) è in realtà una Sinfonia per tromba, due violini e basso continuo di Giuseppe Torelli (1690 circa).
Fonti e Bibl.: Roma, Bibliomediateca dell’Accademia nazionale di S. Cecilia, Archivio storico, Archivio preunitario, Registri, Atti costitutivi, Congregazioni generali e segrete, Atti delle congregazioni generali e segrete (5 luglio 1684; 25 settembre 1684); Bologna, Museo della Musica, I.011.015 (19 febbraio 1756).
Les aventures de Joseph Pignata échappé des prisons de l’Inquisition de Rome, Cologne 1725; G. Valentinelli, Bibliografia del Friuli, Venezia, 1861, p. 176, doc. 1221; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker…, VII, Leipzig 1902, p. 448; R. Casimiri, Disciplina musicae e maestri di cappella dopo il Concilio di Trento nei maggiori istituti ecclesiastici di Roma, in Note d’archivio per la storia musicale, XIX (1942), p. 120; A. Garbelotto, Un oratorio musicale sconosciuto, in Padova, I (1955), pp. 20-23; II (1956), pp. 34-37; G. Marioni, La cappella musicale del Duomo di Cividale, in Memorie storiche forogiuliesi, XLII (1956-57), pp. 160-164; H. Federhofer, Musik in der Steiermark, in Die Steiermark. Land, Leute, Leistung, a cura di B. Sutter, Graz 1971, pp. 639 s.; L. Bianconi - T.Walker, Production, consumption and political function of seventeenth-century opera, in Early Music History, IV (1984), pp. 285-287; A. Lovato, La cappella musicale della cattedrale di Padova nel secolo XVIII, in Note d’archivio per la storia musicale, n.s., II (1984), pp. 148 s., 170-172; G. Cattin - G. Pressacco, La vita musicale nell’entroterra veneto. Udine, Trieste e centri friulani minori, in Storia della cultura veneta, V: Il Settecento, 1, Vicenza 1985, pp. 463 s.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, pp. 16 s.; G. Radole, La musica a Capodistria, Trieste 1990, p. 49; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1990, nn. 3193, 5476, 6847-6849, 7201, 7205, 13190, 17524-17526, 17754, 20258, 20913, 21977, 23280, 24316-24317, 28948; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, p. 739; B. Nestola, La musica italiana nel Mercure galant (1677-1683), in Recercare, XIV (2002), pp. 105, 151; M.G. Sità - R. Flotzinger, P., P. R., in Österreichisches Musiklexikon, IV, Wien 2005, p. 1769; A. Zanini, P. R. P., operista romano e maestro di cappella a Cividale del Friuli, in Artisti in viaggio 1600-1750. Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia, a cura di M.P. Frattolin, Udine 2005, pp. 81-90; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel et al. 2005, col. 576.; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, pp. 213, 216, 220 s., 237 s., 607; R. Strohm, The operas of Antonio Vivaldi, Firenze 2008, p. 158; Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, Udine 2009, pp. 2005-2007.