BARTOLI, Pietro Santi
Artista nato a Perugia nel 1635 e morto nel 1700 a Roma, dove lavorò a lungo. Allievo di P. Lemaire e N. Poussin, fu pittore ed incisore, celebre non tanto per le opere originali che egli ha lasciato e per le riproduzioni di pitture rinascimentali, quanto per la sua vasta attività connessa con il mondo classico. Nei rami da lui incisi sono infatti riprodotte centinaia di opere antiche, per molte delle quali, perdute o deteriorate, la sua documentazione è una fonte preziosa. L'interesse del B. si manifestò non solamente nel campo della pittura (Le pitture antiche delle grotte di Roma e del sepolcro dei Nasoni) e della scultura (Admiranda Roman. antiquit. ac veteris sculpt. vestigia); eseguì riproduzioni del codice virgiliano vaticano e, collezionista egli stesso, rivolse la sua attenzione ai cammei (Museum Odescalchum sive thes. antiq. gemmarum) ed alle comuni lucerne (Le antiche lucerne sepolcr. figurate). Il contributo dato dal B. alla conoscenza del mondo antico si concretò pure in un notiziario archeologico (Memorie di varie escavazioni fatte in Roma e nei luoghi suburbani); la curiosità del cultore di antichità prevale talvolta sull'animo dell'artista nelle descrizioni di scavi e ritrovamenti avvenuti al suo tempo, corredate da piante, sezioni, riproduzioni di oggetti anche umili ed usuali (Gli antichi sepolcri rom. ed etruschi). Ma la fama del B. è particolarmente legata alle grandi serie di riproduzioni dei rilievi delle colonne di Traiano e di M. Aurelio, con cui diede inizio alle pubblicazioni monumentali d'arte romana del Settecento e dell'Ottocento. Sono due opere di grande impegno che meglio delle altre rivelano la qualità delle sue riproduzioni: egli usa un disegno semplice e scevro d'effetti, accurato e lineare, anche se non perfettamente aderente in ogni particolare all'originale, di cui egli sa, tuttavia, sufficientemente penetrare lo spirito e rendere l'atmosfera.
Bibl.: Thieme-Becker, II, 1908, p. 555 ss.; Od. Hillyer-Giglioli, in Enc. It., s. v.; ivi bibliografia.