SCHEDONI, Pietro
SCHEDONI, Pietro. – Nacque a Sassuolo il 4 settembre 1757, secondo e ultimogenito, dopo il fratello Giuseppe, da Antonio e da Isabella Maria Ferraresi, appartenenti entrambi a famiglie solidamente inserite nel contesto sociale e politico della provincia modenese in epoca estense.
La madre, rimasta precocemente vedova, dopo alcuni anni trascorsi a Formigine, trasferì l’intera famiglia a Modena, dove si formò avendo quali principali maestri il padre Valerio Benincasa e il conte Agostino Paradisi. Visse quasi sempre a Modena, risiedendovi regolarmente e trascorrendo periodi di villeggiatura a Formigine, Comune del quale il fratello Giuseppe – già ministro di Buon Governo della Reggenza imperiale di Modena nel 1799 – era frattanto divenuto sindaco e dove egli convolò a nozze nel 1809 con Marianna Maddalena Castiglioni, dalla quale ebbe due figli morti in tenera età. Rimasto vedovo, nel 1821, benché ultrasessantenne, si risposò con Anna Pignatti. Dalla loro unione nacque il figlio e unico erede Giuseppe (1825-1891).
L’esordio di Schedoni nel campo delle lettere e delle scienze morali è costituito dal breve Saggio intorno ai giuochi (Modena 1788), scritto a sostegno della proibizione del gioco d’azzardo decretata da Ercole III d’Este, favorevolmente recensito l’anno seguente nel Mercurio italico (1789, vol. 2, pp. 352-354) e più tiepidamente nella Continuazione del nuovo Giornale de’ letterati d’Italia (LXI (1789), pp. 288 s.), che si stampava in Modena. Il suo Elogio del conte Agostino Paradisi (in Giornale de’ letterati, LXXXVII (1790), pp. 291-293) fu favorevolmente recensito dal Giornale de’ letterati modenese, ma non incontrò il favore di Girolamo Tiraboschi, che, scrivendo all’erudito Pompilio Pozzetti, qualificò Schedoni del titolo di «don Chisciotte dello stile italiano» (v. Checcucci, 1858, p. 41).
Dovettero trascorrere altri vent’anni, prima che Schedoni pubblicasse la sua opera principale, il trattato Delle influenze morali (I-II, Modena 1810), per il quale fu insignito dal granduca di Francoforte con la medaglia al merito (1811), e cui seguirono poi una seconda edizione (Modena 1816), una terza (Modena 1824), e una quarta e ultima, con il titolo di Codice di pubblica e pratica morale, ovvero dell’influenza che la morale ha sul pubblico costume (Napoli 1829).
Attraverso questo corposo saggio, Schedoni volle integrare la tradizionale sfera della filosofia morale con l’osservazione empirica, per conseguire la formulazione di una vera e propria scienza, le ‘influenze morali’, in grado di individuare, nonostante l’instabilità degli assetti istituzionali tradizionali destabilizzati dalla rivoluzione francese, le basi oggettive della vita sociale: «Mentre la guerra lacerava gli Stati, mentre [...] si ardeva da una parte per difendere le Monarchie, e dall’altra per confonderle tutte in Repubbliche, io persuaso che sempre si reggerà sotto diverse forme di Governo il volubile genere umano, rintracciava se vi sia una Morale, che abbia ad essere comune a tutte le nazioni in qualunque modo elle sieno governate» (Delle influenze morali, cit., pp. 7 s.). La distinzione fra la filosofia morale e le ‘influenze morali’ fu enunciata in questi termini: «[...] in quella vi s’insegnano i precetti, in questa si dovrebbe mostrare come sieno adempiti o violati ne’ pubblici usi e nelle pubbliche Istituzioni» (p. 285).
Vasta ed eclettica è la materia del trattato: i principali argomenti, oltre alle riforme e al ruolo del sovrano nello Stato e nella società, sono il teatro e il suo ruolo pedagogico, la pena di morte – alla quale egli, contrariamente a Cesare Beccaria, era favorevole – le carceri, la prostituzione, il gioco d’azzardo, l’assistenza ai poveri, la guerra, la religione, l’istruzione, i culti, la beneficenza. La prima revisione dell’opera, avvenuta nel clima della Restaurazione austro-estense e pubblicata nel 1816, eliminò toni politicamente inopportuni, come l’elogio a Napoleone, definito «lo scettrato Pensatore che ci governa» (p. 135). Più consistenti furono gli interventi sulla successiva edizione del 1824, improntata a una decisa adesione ai principî legittimistici.
Nello Spettatore italiano... (1822, II, p. 177), Jean Ferri de Saint-Constant, recensendo le Influenze morali, definì Schedoni un autore «annoverato per la Italia fra i più valenti scrittori che vivano», pur non condividendone la rigida correlazione fra estetica e morale.
L’Elogio di Lodovico Antonio Muratori... (Modena 1818) di Schedoni – cui seguirono una Disamina dell’elogio... (Modena 1818; poi in Nuova Biblioteca analitica di scienze, lettere e arti, 1819, vol. 12, pp. 241-247) e una Risposta... ad una disamina dell’elogio di Lodovico Antonio Muratori (Parma 1819) –, fu segnalato nella rubrica Livres étrangers della Revue encyclopédique (Elogio de Lodovico Antonio Muratori [...] Disamina etc..., in Revue encyclopédique, IV (1819), p. 226). Schedoni attaccò, quindi, la Scienza della legislazione di Gaetano Filangieri, scrivendo il trattato Sopra l’opera del cavalier Gaetano Filangieri “La Scienza della legislazione”... (Modena 1826), pubblicato anche nelle modenesi Memorie di religione, morale e letteratura. L’anno seguente apparve Oltralpe una stroncatura della critica di Schedoni a Filangeri (Alcuni sguardi sopra la scienza della legislazione del Filangieri, etc., in Révue encyclopedique, XXXV (1827), pp. 684 s.), mentre, sempre nelle Memorie di religione, morale e letteratura, Schedoni polemizzò con François-René de Chateaubriand sul tema della libertà di stampa, difesa dal legittimista francese. Schedoni, frattanto, era stato nominato da Francesco IV uno fra i dodici censori dei libri per gli Stati Estensi nel 1827.
Nella produzione schedoniana, l’interesse per la poesia e per il teatro italiano e francese – da Corneille e Molière a Goldoni, Alfieri e Nota, oltre a Metastasio – ebbe, inoltre, un indubbio rilievo.
Al saggio Sopra le tragedie di Vittorio Alfieri (Modena 1806), fecero seguito le Annotazioni [...] sopra cento sonetti di alcuni fra i più celebri autori ad uso del figlio proprio nell’età opportuna (Modena 1827), nonché i Principii morali del teatro ravvisati da Pietro Schedoni in ogni genere drammatico (Modena 1828).
Schedoni giudicò in modo estremamente negativo tutto il teatro di Alfieri, nel quale «domina il sovvertimento di tutti i principii» (cfr. Principii morali del teatro..., cit., p. 161); espresse, inoltre, un giudizio positivo sulle commedie di Alberto Nota e su alcune opere goldoniane, riprovando, oltre alle tragedie alfieriane, anche le commedie di Molière. Per questo, in una delle rare disamine novecentesche degli scritti di Schedoni, Tiziano Ascari (1952) lo additò come esempio negativo di critico teatrale: «[...] il prepotere del moralismo ottuse nello Schedoni il senso dell’arte. Mondo poetico e mondo morale sono inseparabili, ma distinti. Lo Schedoni non seppe distinguerli e perciò i suoi giudizi vollero comprendere ad un tempo l’arte e la moralità» (p. 171).
Ormai anziano, Schedoni si dedicò all’apologetica pubblicando l’opera Della religione cattolica riguardo agli interessi della società (Modena 1830), nella quale illustrava l’apporto del cristianesimo all’incivilimento umano.
Definito «uomo celebre non tanto per ingegno e dottrina, quanto per la grande sua pietà e religione» (per cui v. Il dottore Pietro Schedoni, 1836, p. 459), morì a Modena il 27 novembre 1835.
Fonti e Bibl.: Formigine, Archivio storico della parrocchia, Libro dei defunti, 1833-1855; Giornale italiano (Milano), 28 febbraio 1811, p. 236 (conferimento della medaglia d’oro al merito); Gazzetta di Milano, 8 luglio 1818, p. 890 (Elogio di Lodovico Antonio Muratori); J. Ferri de Saint-Constant, Lo spettatore italiano, preceduto da un saggio critico sopra i filosofi morali e i dipintori de’ costumi e de’ caratteri, I-IV, Milano 1822; Il dottore P. S., in Annali delle scienze religiose compilati dall’abate Antonio de Luca, II, Roma 1836; G.F. Rambelli, Necrologie: P. S., in Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, 1839, vol. 238, pp. 74-80; A. Checcucci, Commentario della vita e delle opere di Pompilio Pozzetti delle Scuole Pie con lettere a lui indirizzate…, Firenze 1858; G. Schedoni, P. S.: ricordi storici, s.l. [ma Modena] 1881; T. Ascari, La critica teatrale negli scritti di P. S., in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. 8, IV (1952), pp. 162-172; G. Manni, La polemica cattolica nel Ducato di Modena (1815-1861), Modena 1968, ad ind.; G. Barbolini, Felice Alessandri maestro di Cappella alla corte di Federico Guglielmo II di Prussia, Formigine 1984, ad ind.; M. Schedoni - C. Tacchini - D. Vandelli, Gli Schedoni da Camiazzo. Gli uomini illustri del casato, in Quaderni Formiginesi, s. 3, XIV (1996), 26, pp. 187-192; U. Folena, Con mani di padre: beato Lodovico Pavoni, Milano 2002, ad indicem.