TACCHI VENTURI, Pietro
– Nacque a San Severino Marche (Macerata), il 12 agosto 1861 sesto degli otto figli di Antonio, avvocato rotale, e di Orsola Ceselli, appartenente a un’agiata famiglia della borghesia locale.
Compiuti gli studi presso il ginnasio comunale, nel 1876 si trasferì con la famiglia a Roma, dove frequentò per due anni il pontificio seminario romano dell’Apollinare, alunno del futuro cardinale Felice Cavagnis e dello storico Giuseppe Tomassetti. Il padre Giovanni Egidi, professore di teologia alla Pontificia Università Gregoriana, indirizzò la vocazione religiosa manifestata dal giovane Tacchi Venturi verso l’Ordine gesuita, al quale fu ammesso il 12 novembre 1878. Trasferitosi a Cossé-le-Vivien (Mayenne, Francia), allora sede provvisoria del noviziato romano della Compagnia, nel 1880 tornò in Italia in seguito all’espulsione dei gesuiti dalla Francia decretata dai provvedimenti di Jules Ferry (29 marzo 1880). Terminato il noviziato a Napoli, a villa Melecrinis, dove pronunciò i voti religiosi il 13 novembre 1880, riprese gli studi letterari sotto la direzione del padre Antonio Cesare de Cara. Nel 1883 conseguì la licenza liceale e fino al luglio del 1885 studiò filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel biennio trascorso al collegio Mondragone in qualità di prefetto degli studi, si dedicò alla stesura della sua prima pubblicazione, Memorie biografiche del p. Camillo Mearini d.C.d.G. (Città di Castello 1886). Richiamato a Roma nel 1887, si iscrisse, primo del suo Ordine, alla facoltà di lettere e filosofia presso l’Università di Roma dove conseguì nel 1891 la laurea a pieni voti con una tesi poi pubblicata sull’inedito encomio di s. Gregorio Nazianzeno (P. Tacchi Venturi, De Ioanne Geometra eiusque in S. Gregorium Nazianzenum inedita laudatione in cod. Vaticano Palatino 402 adservata, in Studi e documenti di storia e diritto, XIV (1893), pp. 133-162), meritando una borsa di studio della Fondazione Corsi. Nel 1890 iniziò la collaborazione, durata tutta la vita, con La civiltà cattolica.
La propensione per gli studi storici convinse il preposito generale Luis Martín García ad affidargli nel 1896 la redazione di una storia della Compagnia di Gesù in Italia: il necessario lavoro di ricerca condotto in archivi e biblioteche in Italia e all’estero consentì a Tacchi Venturi di tessere una discreta rete di contatti, fra i quali si ricordano Benedetto Croce e don Achille Ratti, futuro Pio IX, allora prefetto della Biblioteca Ambrosiana.
Il materiale raccolto fu utile per la stesura di alcune monografie: la prima, Stato della religione in Italia alla metà del sec. XVI (Milano 1908) vinse il primo premio al Concorso Rezzi dell’Accademia della Crusca e costituì il primo volume della storia della Compagnia in Italia, La vita religiosa in Italia durante la prima età della Compagnia di Gesù (Roma 1910). Secondo importante sforzo storiografico furono i due volumi delle Opere storiche del p. Matteo Ricci (Macerata 1911 e 1913).
Nominato segretario generale della Compagnia (aprile del 1914) dal preposito generale Franz Xaver Wernz, Tacchi Venturi rispose sul Corriere d’Italia (30 aprile 1914) alle accuse mosse dalle pagine dei periodici L’Unità cattolica e La Liguria del popolo circa tendenze moderniste e divisioni all’interno dell’Ordine; la difesa però non dissipò presunte perplessità nutrite dallo stesso Pio X nei confronti del nuovo segretario, descritto in alcuni articoli dell’epoca come l’esponente della frazione moderata della tendenza liberale all’interno della Compagnia. Durante la prima guerra mondiale Tacchi Venturi dovette farsi carico anche degli affari generali della Compagnia: le sollecitazioni per garantire una corrispondenza regolare con il neoeletto preposito generale Wladimiro Ledóchowski (costretto a lasciare Roma per la Svizzera, perché suddito austriaco) e le periodiche richieste di agevolazioni alla frontiera, se da un lato attirarono sulla sua persona le attenzioni e i sospetti delle autorità, dall’altro contribuirono alla crescente familiarità con apparati statali e uomini politici italiani, fra i quali anche i presidenti del Consiglio Paolo Boselli e Vittorio Emanuele Orlando. L’accorta gestione delle relazioni con il governo italiano nel difficile frangente bellico permise a Tacchi Venturi nel dopoguerra di perorare con successo il ritorno in Italia di confratelli e novizi di nazionalità straniera, mentre in veste di rettore della chiesa del Gesù (1918-40) ottenne dallo Stato la restituzione di alcuni locali dell’antico complesso monumentale, ovvero la cappella dei Nobili e alcune stanze attigue alle camere abitate da s. Ignazio di Loyola, nonché del Fondo gesuitico, l’archivio cioè del procuratore generale della Compagnia, di cui iniziò anche il riordinamento, terminato successivamente da Pio Pecchiai.
Dispensato dall’incarico di segretario (1921), si dedicò alla prima parte del secondo volume della storia della Compagnia, Dalla nascita del fondatore alla solenne approvazione dell’Ordine (1491-1540) (Roma 1922). Già però nel settembre del 1922 Pio XI lo incaricò di negoziare con lo Stato italiano l’acquisizione della Biblioteca Chigi, un tassello importante nel programma di accrescimento dei fondi della Biblioteca apostolica Vaticana perseguito dal prefetto Franz Ehrle.
Tacchi Venturi si relazionò per la prima volta con il neoeletto presidente del Consiglio Benito Mussolini, che decise per la donazione, un primo segnale della politica di avvicinamento tra Chiesa e Stato italiano intrapresa dal fascismo. Il successo della trattativa segnò anche l’ingresso di Tacchi Venturi nell’orbita dei rapporti tra S. Sede e governo fascista: nelle complesse circostanze dettate dall’assenza di rapporti diplomatici ufficiali (stabiliti con i Patti lateranensi l’11 febbraio 1929), il cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri e Mussolini scelsero il gesuita quale intermediario di fiducia ‘ufficioso’, nel corso di un incontro segreto tenutosi la sera del 19 o del 20 gennaio 1923 a palazzo Guglielmi.
Nonostante l’impegno continuativo che il nuovo incarico comportò pressoché fino al 1943, Tacchi Venturi conservò un ruolo attivo nella Compagnia: già rettore della chiesa del Gesù, residente dal 1922 nel Pontificio Collegio pio latino-americano e dal 1925 nel Collegio S. Francesco Saverio dove ricoprì varie mansioni (confessore, prefetto, consultore), egli si adoperò inoltre presso l’amministrazione civile per garantire la soluzione di questioni inerenti la Compagnia stessa in Italia e all’estero.
Fra le pratiche più rilevanti affidategli dalla S. Sede negli anni Venti si ricordano: le dimissioni di Luigi Sturzo dall’incarico di segretario del Partito popolare italiano (PPI); la gestione delle segnalazioni in merito alle violenze squadriste ai danni di circoli cattolici; la reintroduzione, attraverso la riforma Gentile, dell’insegnamento della dottrina cristiana nella scuola primaria e la garanzia di autonomia decisionale alla gerarchia ecclesiastica in merito alla scelta dei testi e alla valutazione di idoneità degli insegnanti; il rispetto delle richieste della S. Sede nelle trattative per la riforma della legislazione ecclesiastica (1925); il salvataggio delle banche cattoliche e delle casse rurali; la mancata espropriazione di alcuni edifici ecclesiastici nell’ambito delle trasformazioni urbanistiche che interessarono la capitale. Egli si adoperò inoltre in favore di numerosi confinati politici e dello stesso Alcide De Gasperi per il quale ottenne il miglioramento delle condizioni detentive.
Fra i provvedimenti legislativi espressamente dovuti al suo intervento si ricordano quelli per il ripristino del crocifisso nelle scuole e negli uffici pubblici, per il miglioramento delle condizioni economiche del clero, per il riconoscimento di alcune feste religiose nel calendario civile (S. Giuseppe).
Autore di un primo promemoria informale al ministro della Giustizia Alfredo Rocco per sollecitare l’avvio di trattative per la conciliazione, non fu però coinvolto nei negoziati Barone-Pacelli: uscito pressoché indenne da un’aggressione nel parlatorio della casa generalizia il 27 febbraio 1928 (le cause del gesto rimangono poco chiare), Tacchi Venturi poté invece svolgere opera parallela e ufficiosa per la soluzione di questioni che dal punto di vista della S. Sede ostacolavano il buon esito dei negoziati, ottenendo ad esempio l’allontanamento di Ernesto Buonaiuti dall’insegnamento universitario o limitando la portata del d.l. del 9 aprile 1928 n. 696 – che vietò definitivamente qualsiasi organizzazione giovanile che non facesse capo all’Opera nazionale balilla – allo scioglimento dei soli scout cattolici.
Il concordato non pose fine alle tensioni e Pio XI si rivolse più volte a Tacchi Venturi, anziché al nunzio apostolico in Italia Francesco Borgongini Duca, per protestare contro i vulnera inflitti alle norme concordatarie: l’accordo del 2 settembre 1931, che il gesuita definì la «Riconciliazione della Conciliazione» (Archivum Romanum Societatis Iesu, Tacchi Venturi, Affari, b. 51, f., 1476, Azione cattolica. Composizione del dissidio maggio-giugno 1931) e il risultato più rilevante della sua attività di intermediario, pose fine allo scontro su Azione cattolica, scongiurando la rottura delle relazioni diplomatiche. Ciò consentì a Tacchi Venturi di organizzare la visita ufficiale di Mussolini in Vaticano dell’11 febbraio 1932.
Portavoce di Pio XI presso il duce per evitare l’aggressione all’Etiopia nel settembre del 1935, fu poi coinvolto nell’azione diplomatica internazionale promossa dai vertici vaticani per la soluzione del conflitto, con l’incarico di trasmettere al governo le proposte di trattativa francesi che pervenivano nella segreteria di Stato.
In questo frangente Pio XI rinunciò all’intenzione, manifestata nel corso dell’udienza del 9 gennaio 1936, di ricompensare il gesuita con la berretta cardinalizia: oltre ai timori del pontefice per le reazioni dell’Inghilterra, che avrebbe potuto interpretare la nomina di un ecclesiastico gradito al regime come un segno di benevolenza verso il fascismo, è stata avanzata l’ipotesi dell’opposizione esercitata dal padre generale Ledóchowski, preoccupato per l’aumento dell’autorità e del prestigio del gesuita.
Indicato da Mussolini come la guida culturale nella conciliazione, Tacchi Venturi fu coinvolto in alcune notevoli iniziative dell’epoca: fu direttore dal 1926 della sezione ‘materie ecclesiastiche’ dell’Enciclopedia Italiana di Giovanni Treccani e dal 1934 della Storia delle religioni, pubblicata da UTET; vantò inoltre l’affiliazione a numerosi istituti fra i quali la Pontificia Accademia romana di archeologia, l’Accademia Tiberina, l’Istituto di studi romani e la Società romana di storia patria. Le pubbliche attestazioni di stima per l’alto valore morale e civile della sua opera trovano riscontri anche nell’epistolario privato di Tacchi Venturi, che conserva inoltre testimonianza dei contatti intercorsi con personalità note del panorama politico e culturale dell’epoca, fra le quali si ricordano Vittorio Emanuele Orlando, Maria Montessori, Umberto Nobile e Margherita Sarfatti. Lo stesso Mussolini riconobbe «l’influenza culturale esercitata su di me e su molti uomini della rivoluzione» (Y. De Begnac, Taccuini mussoliniani, Bologna 1990, p. 591), ma il rapporto fra i due registrò occasionali battute di arresto, plausibilmente imputabili alle tensioni nelle relazioni fra la S. Sede e il governo.
Nel corso del 1938 la questione ebraica fu al centro dei colloqui fra Tacchi Venturi e il duce, oltre alle nuove divergenze sull’Azione cattolica: Pio XI decise ancora una volta per la mediazione diretta del gesuita inizialmente per scongiurare l’emanazione delle leggi razziali e successivamente per perorare la non applicabilità delle norme persecutorie agli ebrei convertiti al cattolicesimo e ai coniugi di unioni miste, questione che il gesuita discusse nuovamente nell’agosto del 1943, su incarico di Pio XII, con Umberto Ricci, ministro dell’Interno del governo Badoglio.
Alla volontà di Pio XII vanno inoltre ascritti gli appelli di Tacchi Venturi a Mussolini tra l’aprile e l’agosto del 1939 affinché si adoperasse per moderare Adolf Hitler, mentre nel 1940 fu portavoce del pontefice nel tentativo di scongiurare l’entrata in guerra dell’Italia.
Fra le personalità aderenti (non firmatarie) del Manifesto degli scienziati razzisti, Tacchi Venturi si prodigò tuttavia durante la seconda guerra mondiale per la salvezza di centinaia di ebrei convertiti (alcuni dei quali battezzati da lui stesso) e non, le cui istanze pervenivano a lui direttamente o attraverso la segreteria di Stato.
Conclusa la guerra l’anziano gesuita si dedicò alla pubblicazione della seconda parte del secondo volume della storia della Compagnia in Italia, Dalla solenne approvazione dell’Ordine alla morte del fondatore (1540-1556) (Roma 1951) e al riordino del suo archivio personale.
Morì a Roma il 18 marzo 1956.
Fonti e Bibl.: Il fondo P. Pietro Tacchi Venturi S.J., comprensivo della corrispondenza privata e della serie Affari (1922-1945), che documenta l’attività di intermediario tra S. Sede e governo fascista, è conservato presso l’Archivum Romanum Societatis Iesu. Per il periodo successivo al febbraio del 1939, cfr. Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, I-XI, Città del Vaticano 1965-1981.
A. Giannini, Padre Tacchi in funzione diplomatica, in Doctor Communis, 1956, vol. 9, pp. 227-236; G. Martina, La mancata nomina cardinalizia del p. T. V.: relazione dell’interessato, in Archivum Historicum Societatis Iesu, LXV (1996), pp. 101-109; A. Saggioro, Storico, testimonio e parte. P. T. V.: storia, storiografia e storia delle religioni, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei, 2002, vol. 13, 3, pp. 451-489; V.S. Severino, La storia delle religioni italiana nei primi anni della Conciliazione. Documenti e riflessioni su P. T. V. S.I., in Studi e materiali di storia delle religioni, n.s., 2002, vol. 2, pp. 379-396; G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’Enciclopedia italiana specchio della nazione, Bologna 2002; A.R. Maryks, Pouring Jewish water into fascist wine. Untold stories of (Catholic) Jews from the Archive Mussolini’s Iesuit P. T. V., Leiden-Boston 2012; S. Palagiano, La serie «Affari» del fondo P. P. T. V. SJ (1861-1956) nell’Archivum Romanum Societatis Iesu (ARSI). Lavori archivistici e primi rilievi, in Archivum Historicum Societatis Iesu, LXXXV (2016), pp. 97-185.