TACCHINI, Pietro
– Nacque a Modena il 21 marzo 1838, registrato alla nascita anche come Benedetto Giuseppe Andrea, primogenito di sei fratelli (Gaetano, Agostino, Giacomo, Laura e Maria Teresa), nati da Bartolomeo (1794-1868), farmacista del locale ospedale S. Agostino (oggi S. Agostino Estense), e da Giuseppa Selmi (m. 1868).
Studiò presso l’archiginnasio modenese, laureandosi in ingegneria nel 1857; l’anno successivo fu inviato a specializzarsi in astronomia a Padova, su richiesta del direttore dell’osservatorio di Modena, Giuseppe Bianchi (1791-1866), che aveva notato le capacità del giovane e intendeva averlo come assistente. Gli anni trascorsi a Padova furono importantissimi per la formazione del giovane Tacchini, sul piano umano e professionale; egli fu infatti accolto con benevolenza dal direttore dell’osservatorio di Padova, Giovanni Santini (1787-1877), e alloggiò presso l’astronomo Virgilio Trettenero (1822-1863), docente di astronomia presso l’università patavina, beneficiando così di uno stretto contatto con i suoi formatori (Lorenzoni, 1905).
Il soggiorno padovano di Tacchini avrebbe dovuto durare almeno fino alla fine del 1859, ma gli eventi politici che seguirono alla prima guerra d’indipendenza, con l’esilio del duca di Modena Francesco V d’Asburgo-Este (1819-1875), portarono inaspettatamente il giovane Tacchini alla direzione dell’osservatorio di Modena, essendosi Bianchi dimesso per lealtà alla casa ducale.
Il giovane Tacchini rimase circa quattro anni alla direzione dell’osservatorio modenese, un’istituzione che aveva sì una dignitosa tradizione scientifica, ma che disponeva di mezzi e strumenti modesti, che limitavano le possibilità di fare ricerca avanzata e quindi, carriera. Nel 1863 fu però contattato dal direttore dell’osservatorio di Brera, Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), che gli propose di diventare astronomo aggiunto presso l’osservatorio di Palermo. Schiaparelli stava in quel momento agendo d’intesa con il ministro Michele Amari (1806-1889), nel tentativo di trovare una soluzione diplomatica per rilanciare quel prestigioso osservatorio, dotato di strumentazione di prim’ordine, ma privo di personale adeguato. Tacchini accettò e nell’ottobre del 1863 giunse a Palermo, imprimendo di fatto una svolta nell’andamento dell’osservatorio. In quegli anni, il governo postunitario investì molte risorse per fare della città siciliana un polo culturale di primaria importanza; Tacchini si inserì perfettamente in questo stimolante clima culturale, contribuendo con le sue numerose conferenze pubbliche e i suoi articoli divulgativi su riviste locali, a fare di Palermo una capitale culturale.
All’osservatorio, primo compito di Tacchini fu la collocazione di un eccellente telescopio equatoriale di Merz, operazione che fu completata nella primavera del 1865, durante la quale le sue conoscenze ingegneristiche si rivelarono preziose.
Tacchini ebbe l’intuizione di utilizzare lo strumento, con opportuni filtri, soprattutto per osservare il Sole e studiarne la fotosfera, le macchie e le facole: dal 1871 in poi, combinandolo con strumenti spettroscopici, ne studiò la cromosfera e le protuberanze, qualificandosi tra i primi in Italia ad applicare la spettroscopia in campo astronomico, e contribuendo in special modo allo sviluppo della fisica solare.
Tacchini reinserì l’osservatorio di Palermo nel circuito scientifico internazionale: diede nuovo impulso alle pubblicazioni, arricchì la biblioteca, avviò una fitta corrispondenza con i principali astronomi dell’epoca.
In particolare, va segnalato il sodalizio scientifico con Angelo Secchi (1818-1878), gesuita e direttore dell’osservatorio del Collegio romano, uno dei pionieri dell’astrofisica in Italia. Con Secchi, Tacchini ebbe in comune le radici emiliane, un pressoché identico telescopio Merz (che consentì il regolare confronto dei risultati delle loro osservazioni solari), e l’interesse per le nuove tecniche della fotografia e della spettroscopia, applicate soprattutto allo studio del Sole. Dalla loro collaborazione nel campo della fisica solare nacque, nel 1871, la Società degli spettroscopisti italiani (Chinnici, 2008b), di cui Tacchini fu presidente a vita e editore delle Memorie, oggi considerate la prima rivista di astrofisica mai pubblicata.
La collaborazione con Secchi, che era stata occasionale fino a quel momento, divenne significativa a partire dall’eclisse totale di Sole del 22 dicembre 1870, visibile dalla Sicilia sudorientale. In quella circostanza, il governo italiano organizzò la prima spedizione scientifica nazionale, allestendo due stazioni astronomiche, una ad Augusta e l’altra a Terranova (l’attuale Gela). Pur restando dietro le quinte, Tacchini fu il vero artefice della spedizione, procurando strumenti e personale, e organizzando tutti i preparativi (Chinnici, 2008a). Questa fu la prima delle numerose eclissi totali che osservò nel corso della sua carriera (P. Tacchini, Eclissi totali di Sole, Roma 1888): nel 1875, alle isole Nicobar; nel 1882, in Egitto; nel 1883, in Micronesia; nel 1886, nelle Antille; nel 1887, in Russia; nel 1900, in Algeria.
Nel 1874, nonostante la scarsità di mezzi forniti dal governo, Tacchini riuscì a organizzare una spedizione scientifica in India per l’osservazione del transito di Venere; attestatasi vicino a Calcutta, dove egli colse l’occasione per fondare un osservatorio presso il St. Xavier College (Chinnici, 1995-1996), la spedizione italiana fu una delle prime a osservare il fenomeno spettroscopicamente (Chinnici, 2003).
Tra i lavori condotti da Tacchini a Palermo vanno segnalati un catalogo di 1001 stelle australi, eseguito tra il 1867 e il 1869, e una serie di studi sul clima di Palermo, che denotano il suo spiccato interesse per la meteorologia, affiancato a quello per l’astronomia. Non a caso, nel 1879, Tacchini fu chiamato a Roma a dirigere l’appena istituito Ufficio centrale di meteorologia, riuscendo ad annettere a questo anche l’osservatorio del Collegio romano. Negli stessi locali Tacchini realizzò anche il Museo astronomico e copernicano, che diresse dal 1882 al 1902, anno in cui si ritirò dalla direzione dell’osservatorio, dopo aver lasciato due anni prima quella dell’Ufficio, che intanto, nel 1887, era diventato Ufficio centrale di meteorologia e geodinamica. L’interesse di Tacchini, infatti, si era intanto spostato sulla sismologia, avendo fondato nel 1895 la Società sismologica italiana (Palazzo, 1905).
Tacchini fu sempre particolarmente attento all’organizzazione della ricerca scientifica. Nel 1875 propose un progetto di riforma degli osservatori astronomici italiani, che fu sostanzialmente recepito dal decreto Bonghi del 1876, ma mai applicato (Poppi - Bonoli - Chinnici, 2005). Attraverso la direzione dell’Ufficio centrale di meteorologia (come detto, poi di meteorologia e geodinamica), a lui fu affidata dal governo italiano la realizzazione della prima rete meteorologica e sismologica nazionale, con la determinazione degli standard relativi alla strumentazione e ai metodi di rilevamento dati. Ebbe inoltre un ruolo significativo nella fondazione di vari osservatori astronomici, meteorologici e geodinamici, principalmente quello di Catania (stazione sull’Etna) e di monte Cimone.
Fu membro di numerose accademie e società scientifiche; per le sue ricerche solari, nel 1888 fu insignito della medaglia Rumford e nel 1892 del premio Janssen; nel 1891 ricevette inoltre la Legion d’onore. Fece parte di numerose commissioni scientifiche internazionali, tra cui quella per la Carte du ciel (1887), primo progetto internazionale di astrofotografia (Chinnici, 1995).
Tacchini non si sposò, ma mantenne intensi i legami familiari con i fratelli e i nipoti (Lugli, 2001). Il suo fisico robusto fu alla lunga debilitato da ricorrenti febbri tropicali (contratte durante la spedizione in India) e da disturbi epatici.
Morì di polmonite a Spilamberto, nella campagna natale, il 24 marzo 1905.
Fonti e Bibl.: G. Lorenzoni, P. T. nei primordi della sua carriera astronomica, Venezia 1905; L. Palazzo, P. T., in Bollettino della Società sismologia italiana, 1905, vol. 10, 8, pp. 169-178; I. Chinnici, Il contributo dell’Italia all’impresa della Carte du ciel, in Giornale di astronomia, 1995, n. 3, pp. 11-22; Ead., An ‘Italian’ observatory in India. The history of the Calcutta observatory, in Studies in history of medicine and science, 1995-1996, vol. 14, 2, pp. 91-115; M.U. Lugli, P. T., Modena 2001; I. Chinnici, Transito di Venere 1874: una spedizione italiana in Bengala, in Giornale di astronomia, 2003, vol. 29, 4, pp. 45-53; Ead., P. T.: 1838-1905, ibid., 2005, vol. 31, 2, pp. 29-31; F. Poppi - F. Bonoli - I. Chinnici, Il progetto Tacchini e la riforma degli osservatori italiani, in Cento anni di astronomia in Italia 1860-1960. Atti del Convegno..., 2003, Roma 2005, pp. 123-171; I. Chinnici, L’eclisse totale di Sole del 1870 in Sicilia. Lettere di P. T. a Gaetano Cacciatore, Palermo 2008a; Ead., The Società degli spettroscopisti italiani: birth and evolution, in Annals of science, 2008b, vol. 65, 3, pp. 393-438; Ead., Personaggi e vicende dell’osservatorio astronomico di Palermo attraverso l’Unità d’Italia, in Giornale di astronomia, 2011, vol. 37, pp. 2-9.