TORRIGIANI, Pietro
TORRIGIANI, Pietro (Piero). – Nacque a Parma il 1° marzo 1810, terzogenito di Luigi e di Caterina Damiani. Ebbe una sorella, Anna (1806), e un fratello, Annibale (1808).
Appartenne a una famiglia di notabili, che espresse vari rinomati professionisti, tra cui Flaminio, zio del padre, docente di anatomia, patologia e fisica sperimentale all’Università di Parma, dove fu maestro di Giovanni Rasori e di Giacomo Tommasini. Il padre, avvocato, fu anche letterato e appassionato di musica; inoltre, ‘liberalissimo’, partecipò ai moti del 1831, nei quali risultò coinvolto anche Pietro, il cui nome comparve tra gli inquisiti, ma senza subire processi.
Negli anni dell’adolescenza, sotto la guida del cugino, il compositore Luigi Finali, Torrigiani si dedicò agli studi musicali. Nel 1826 si iscrisse al corso di filosofia dell’ateneo cittadino, sostenendo l’esame finale nel 1829, anno in cui s’immatricolò nel corso di scienze fisiche, frequentando il primo anno.
Coltivò per tutta la vita la passione per la musica e, fino alla metà degli anni Quaranta, ciò costituì l’ambito prevalente della sua attività: fu, tra l’altro, vicedirettore e poi direttore della sezione di musica vocale della Società filarmonica ducale parmense. In rapporti di stima con Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti, tra gli amici di famiglia vi fu anche Niccolò Paganini, che, nel 1837, lo nominò tra i propri esecutori testamentari.
Autore di varie composizioni, raggiunse un apprezzabile riconoscimento a livello nazionale nel 1841 con la rappresentazione, al teatro del Fondo di Napoli, del melodramma Ulrico di Oxford ossia gli allegri compagni; tra le attrici in scena quella sera vi fu anche la soprano Emilia Hallez (1817-1890), che Pietro sposò nel 1843. Di lei – che tra il 1839 e il 1843 riscosse notevole successo con ruoli impegnativi in numerose opere, tra cui Saffo in Saffo di Giovanni Pacini e Abigaille in Nabucco di Giuseppe Verdi – Alberto Cametti annotò: «ebbe voce di non eccessiva potenza, ma chiara, piena, uguale, fluttuante; il suo stile era semplice e pieno di grazia e di affetto. Maritatasi al maestro Torrigiani si stabiliva a Parma e abbandonata la scena si dedicava tutta alla famiglia».
Nel 1842 fu la volta di La Sibilla, rappresentata al teatro Comunale di Bologna, e, nel 1846, di La Sirena di Normandia al teatro San Carlo di Napoli. Queste due composizioni, tuttavia, suscitarono diffuse critiche spingendolo ad abbandonare il teatro e a coltivare altri interessi. Nel 1846, inoltre, nacque il primo figlio, Luigi (morto nel 1925), cui seguirono Carolina Amelia (1848-1913), Anna (1849-1851), Elena (1852-1936), Guido (1855-1882), Carlo (1856-1862).
Partecipò attivamente agli eventi del 1848, frangente in cui si rafforzò il rapporto d’amicizia e politico con Girolamo Cantelli, figura di riferimento per gli ambienti della destra storica locale e nazionale. Sostenne il governo provvisorio e fu uno dei due rappresentanti inviati presso Carlo Alberto, in quel momento all’assedio di Peschiera, per porre ai suoi ordini le milizie parmensi. Inoltre, venne nominato componente del Comitato di pubblica sicurezza e assunse la vicepresidenza del casino di conversazione, presieduto da Pietro Giordani, cui lo legò un rapporto d’amicizia.
Ripristinato il governo ducale, tra il 1849 e il 1854 si ritirò nella villa di Ozzano Taro, località pedemontana parmense. In quegli anni, si dedicò ai miglioramenti nella produzione agricola e, soprattutto, s’interessò a quei temi di natura economica che sarebbero stati al centro della sua seconda vita lavorativa di docente universitario e uomo politico.
All’indomani dell’uccisione di Carlo III, sotto la reggenza di Luisa Maria, acquistò nuova visibilità sulla scena cittadina: nel 1857 contribuì alla nascita del settimanale L’Annotatore, sulle cui pagine si occupò di temi politico-economici; l’anno successivo, partecipò alla fondazione della Società parmense di lettura, espressione degli ambienti moderato-conservatori favorevoli all’unità italiana, diventandone vicepresidente, e poi, dal 1867 al 1871, presidente.
L’anno di svolta, tuttavia, si ebbe nel 1859, con l’avvio sia della sua carriera accademica, sia di quella politica, grazie alla stima che Luigi Carlo Farini nutrì nei suoi confronti. In agosto, un decreto dittatoriale lo nominò docente di elementi di pubblica economia (poi economia politica) presso il locale ateneo, dove, nel triennio 1865-68, ricoprì anche la carica di preside della facoltà giuridica, per passare poi nel 1871 all’università di Pisa. A Parma, suo allievo, supplente e successore fu Ferdinando Zanzucchi.
In settembre Torrigiani fu eletto nell’Assemblea costituente parmense e fece parte della delegazione inviata a Parigi per rivolgere solenni ringraziamenti all’imperatore Napoleone III. Sul finire di settembre venne anche nominato da Farini direttore del dicastero dei Lavori pubblici per le province parmensi e, in dicembre, ministro dei Lavori pubblici delle province dell’Emilia. A partire dal 1860, fu ininterrottamente deputato del collegio di Borgotaro fino al 1879, anno della nomina a senatore. Nel 1876, infine, venne chiamato all’incarico di consigliere di Stato, abbandonando l’insegnamento accademico.
Strenuo sostenitore dei precetti del pensiero liberista, nel 1874 fu tra i fondatori, a Firenze, della società di economia politica intitolata ad Adam Smith. Alla critica al protezionismo accostò quella al socialismo, vedendo nel primo «uno dei lati con cui la figura del socialismo cerca di presentarsi favorevolmente nel mondo» (Un supplemento dell’Annotatore annotato, 1858, p. 13). In particolare al socialismo rivolse l’accusa di diffondere «idee erronee e perniciosissime al civile consorzio» e, in particolare, di contrapporre lavoro e capitale, legittimando «ogni eccesso a cui il lavoratore sia spinto, onde liberarsi della tirannia» di quest’ultimo (ibid., pp. 4 e 7).
In ambito accademico godette di una certa notorietà. Tra i colleghi, particolarmente intenso fu lo scambio culturale con Francesco Protonotari, fondatore della rivista Nuova Antologia, di cui Torrigiani fu un collaboratore. Il suo profilo scientifico, tuttavia, anche per il preminente impegno politico, non raggiunse un posto di primissimo piano (cfr. Augello, 2003). Tra i temi che caratterizzarono la sua attività parlamentare, un posto di rilievo spetta alla costante attenzione per lo sviluppo del sistema ferroviario, proposto, intrecciando istanze economiche e nazionali, come uno dei «mezzi migliori onde assicurare la indipendenza e la integrità de nostro territorio, e far progredire i nostri commerci rannodando i popoli della bassa e dell’alta Italia» (Circolare del Comitato promotore della via ferrata fra Parma e Spezia, 16 aprile 1865). In particolare, egli sostenne in modo costante la richiesta di un collegamento ferroviario tra Parma e La Spezia, presiedendone anche il Comitato promotore, sorto all’indomani dell’Unità.
Altra questione fu la rivendicazione di un ruolo centrale dell’istruzione popolare e tecnica quali strumenti funzionali alla crescita sociale ed economica del Paese. Nell’affrontare le questioni educative l’approccio economico rimase, tuttavia, sempre prevalente: la forte ostilità verso ogni alterazione delle regole del libero mercato, lo portò, così, a contrastare ogni prospettiva di gratuità dell’istruzione.
Soprattutto, infine, l’impegno di Torrigiani in Parlamento fu animato dalla ferma opposizione alla tassa sul macinato, che egli condannò come sistema iniquo che, favorendo la povertà e aumentando il costo del lavoro, danneggiava il sistema produttivo nel suo insieme (cfr. La tassa del macinato ed i suoi effetti, 1868). Affermò anche uno stretto nesso tra questa imposta e lo sviluppo della pellagra: «la tassa di cui mi occupo colpisce il frumento di due lire il quintale, e di una lira il gran turco. Non è dubbio che aumenterà la consumazione di questo, e in pari tempo scemerà la potenza muscolare di chi è così costretto a farne un uso soverchio» (ibid., p. 12). Ne nacque una vivace polemica con Paolo Mantegazza che, pur contrario all’imposta, contestò le affermazioni di Torrigiani. L’opposizione nei confronti di questa imposta, che fin dal 1868 lo vide separarsi «dai colleghi coi quali ho sempre avuto comuni gl’intendimenti e l’opera» (ibid., p. 3), ebbe un ruolo decisivo in quella svolta politica che, nel 1876, lo vide schierarsi con i dissidenti toscani e con la sinistra a sostegno della ‘rivoluzione parlamentare’ che pose fine all’esperienza di governo della destra storica.
All’indomani della caduta del gabinetto Minghetti, per alcuni giorni, sulla stampa nazionale circolò l’ipotesi di un incarico a Torrigiani nel nuovo governo come ministro dell’Agricoltura e del Commercio. Tramontata questa prospettiva, pur ricoprendo ruoli di prestigio, la sua attività politica subì un processo di emarginazione: «dopo il 1876 perdette l’amicizia dei moderati e non si guadagnò le simpatie dei progressisti» (Raffaello, 1885, p. 1).
Soprattutto, la sua attività politica e intellettuale subì le conseguenze di un progressivo decadimento mentale, di cui un astioso necrologio si propose, tra l’altro, di illustrarne le manifestazioni esteriori: «non comprendeva mai quello che gli si diceva, non parlava più correttamente perché affetto da una stranissima afasia, e non sapeva più fare altro che giuocare a scacchi» (ibid.). Date le particolari condizioni di salute, dapprima, nel 1881, ottenne di essere messo in aspettativa dall’incarico di consigliere di Stato, e poi, nel 1883, vi fu la forzata messa a riposo, compensata dalla nomina a grande ufficiale della Corona d’Italia.
Morì a Parma il 9 luglio 1885.
Opere. Torrigiani scrisse numerose pubblicazioni a tema economico, tra cui: Dei calmieri e di una tassa pei poveri nello Stato di Parma nell’anno 1853. Discorso di Piero Torrigiani, Milano 1854; Un supplemento dell’Annotatore annotato da P. Torrigiani, Parma 1858; La tassa del macinato ed i suoi effetti. Considerazioni del deputato P. Torrigiani ai suoi elettori, Firenze 1868; Intorno all’influenza della economia politica sulle leggi civili. Prolusione del prof. Pietro Torrigiani al corso delle lezioni pel 1871-72, Pisa 1872. Fu autore anche di tre opere teatrali (Ulrico di Oxford ossia gli allegri compagni, La Sibilla, La Sirena di Normandia) e di alcuni spartiti, tra cui La Cantica di Francesca da Rimini del divino Alighieri vestita di note musicali e dedicata al celebre Giacomo Tommasini da Pietro Torrigiani, Milano 1835. Ulteriori riferimenti bibliografici si trovano in Bibliografia generale delle antiche province parmensi, a cura di F. da Mareto, I, Parma 1973, pp. 561 s. Per un elenco degli interventi parlamentari, oltre al portale storico della Camera dei deputati, https://storia.camera.it/deputato/pietro-torrigiani-18140311, si veda L’Emilia Romagna in Parlamento (1861-1919), a cura di M.S. Piretti - G. Guidi, II, Dizionario dei deputati, Bologna 1992, pp. 298-306.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Torrigiani è presente presso l’Archivio storico dell’Università di Parma, l’Archivio di Stato di Parma e l’Archivio centrale dello Stato. Lettere di e per Torrigiani sono presenti presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Carteggi vari, in partic. Torrigiani a Protonotari); inoltre varie lettere sono pubblicate in P. Giordani, Epistolario, a cura di A. Gussalli, VII, Milano 1855; in G. Micheli, Lettere di P. T. a Luigi Carlo Farini (1859-1860), Parma 1923; in A. Codignola, Paganini intimo, Genova 1935. Sulla sua figura di economista, si veda M.M. Augello, P. T. tra economia e politica: tassa sul macinato e corso forzoso, in Gli economisti in Parlamento. 1861-1922. Una storia dell’economia politica dell’Italia liberale, II, a cura di M.M. Augello - M.E.L. Guidi, Milano 2003, pp. 81-108; Id., Dizionario degli economisti accademici italiani dell’800, Pisa-Roma 2012, pp. 333-336. Sull’attività politica: Raffaello, La gente che se ne va. Il senatore P. T., in Capitan Fracassa, 12 luglio 1885, p. 1; P. Mantegazza, Ricordi politici di un fantaccino del parlamento italiano, Firenze 1896, pp. 151-156; G. Micheli, P. T. e un’ambasciata parmigiana a Napoleone III, in Aurea Parma, VII (1923), 2, pp. 65-77; O. Masnovo, I patrioti parmensi del ’31 secondo nuovi documenti, in Archivio storico per le province parmensi, s. 3, III (1937), p. 211. Una voce dedicata a Torrigiani è presente in: F.J. Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, VIII, Paris 1865, p. 244; T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d’Italia nelle tredici legislature del Regno, Roma 1880, pp. 843 s.; A. Pariset, Dizionario biografico dei parmigiani illustri o benemeriti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti o per altra guisa notevoli, Parma 1905, pp. 110 s.; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, IV, Parma 1999, pp. 598 s.; sul sito del Senato della Repubblica http://notes9.senato.it/ web/senregno. nsf/e56bbbe8d7e9c734c125703d002f2a0c/36a29c88594787c14125646f006127fe?OpenDocument.