Verri, Pietro
Economista, storico e letterato (Milano 1728-ivi 1797). Fu uno dei massimi esponenti del movimento riformatore italiano. Ufficiale austriaco (1759-60), partecipò alla guerra dei Sette anni. Si dedicò poi allo studio della struttura economica dello Stato lombardo, non disgiungendo da esso l’interesse per questioni teoriche più ampie, di argomento prevalentemente morale. Risalgono a questo periodo (1763) il Saggio sulla grandezza e decadenza del commercio di Milano sino al 1750 e le Meditazioni sulla felicità; la sua attività pratica intanto veniva indirizzata al fine di ottenere la riforma del sistema delle ferme, cioè degli appalti delle imposte indirette. Consigliere dell’apposita giunta di riforma (1764), ottenne che gli appalti passassero all’amministrazione diretta del governo (1770). Al centro della Società dei pugni, amministratore e redattore principale del Caffè (1764-66), stimolò C. Beccaria a scrivere Dei delitti e delle pene e l’aiutò nella stesura. Nei successivi trent’anni della sua vita occupò numerosi uffici pubblici: vicepresidente (1772) e poi presidente (1780) del Magistrato camerale, consigliere intimo di Stato (1783), membro della municipalità repubblicana (1796). Tipico rappresentante del riformismo settecentesco, V. legò il suo nome alla costante lotta per lo sviluppo delle forze produttive della Lombardia, quale effetto della auspicata abolizione di ogni vincolismo all’interno del Paese. Con la Rivoluzione francese (alla quale diede una tiepida adesione) maturò il suo distacco dall’assolutismo illuminato per sostenere la necessità di un regime costituzionale. Altre opere: Memorie storiche sull’economia pubblica dello stato di Milano (1768); Riflessioni sulle leggi vincolanti (1769); Meditazioni sulla economia politica (1771); Osservazioni sulla tortura (1777; pubbl. 1804); Storia di Milano (1783-99).