ZANGHERI, Pietro. –
Nacque a Forlì il 23 luglio 1889 da Francesco, maestro di musica, e da Geltrude Mazzotti.
Si iscrisse, assecondando i desideri paterni, all’Istituto tecnico commerciale Matteucci, conseguendo il diploma di ragioneria nel 1908. Ma già nell’anno successivo esordì pubblicando Appunti sulla flora dei dintorni di Forlì, in Rivista italiana di scienze naturali (XXIX (1909), pp. 31-36, 51-59). Zangheri, che già nel 1905 aveva cominciato a comporre le «prime raccolte di piante» (Zangheri, 1999, p. 3), maturò l’esigenza di un lavoro più consono a coltivare la passione per la fauna e la flora romagnole; anche con l’aiuto del padre riuscì a essere assunto presso l’azienda agricola dell’ingegnere Leopoldo Tosi, uomo colto, interessato al miglioramento zootecnico e agricolo.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale Zangheri, che era stato militare di leva nella Sanità, fu richiamato, con il grado di sergente, a prestare servizio presso l’ospedale militare di Torino. In quel frangente dedicò le ore di libera uscita a frequentare l’orto botanico. La permanenza a Torino consentì a Zangheri di intrecciare numerosi rapporti, con Mario Bezzi, valido entomologo, che allora insegnava presso il liceo Alfieri, con Oreste Mattirolo, direttore dell’orto botanico, e due suoi assistenti, Giovanni Gola e Giovanni Negri, con Renato Pampanini, Alberto Chiarugi, Roberto Conti e Guido Moggi. Terminato il conflitto, Zangheri nel 1921 sposò Maria Ragazzini – da cui ebbe tre figli, Vilfredo, Miranda e Sergio, valente entomologo, – e vinse il concorso a direttore della casa di riposo di Forlì.
La nuova occupazione gli lasciava tempo libero a sufficienza per realizzare il suo piano di lavoro, che aveva come obiettivo l’esplorazione sistematica della Romagna; la produzione scientifica di Zangheri, dopo l’esordio botanico del 1910, assommò a oltre duecento titoli. Fra questi, di notevole rilievo furono la monografia, scritta in collaborazione con Vittorio Nigrisoli, Le piante medicinali della Romagna (Forlì 1935; seconda edizione, 1951); la serie Romagna fitogeografica, iniziata nel 1936 e conclusasi nel 1966 con l’uscita del quinto contributo; la monografia Funghi mangerecci (Forlì 1936; seconda edizione, Novi Ligure 1960); Il naturalista esploratore, raccoglitore, preparatore (Milano 1951), opera di grande successo, ripetutamente riedita (1959, 1965,1970, 1976, 1980); il Repertorio sistematico e topografico della fauna e flora vivente e fossile della Romagna in base ai materiali contenuti nel Museo Zangheri, che iniziato nel 1966, come volume fuori serie delle Memorie del Museo civico di storia naturale di Verona, si concluse con il quinto nel 1970; L’ambiente naturale e l’uomo (Bologna 1970); nel 1976, pur avanti nell’età Zangheri, infaticabile, fu in grado di portare a termine la Flora italica, scritta in collaborazione con Aldo Brilli Cattarini, edita in due volumi (Padova), cui seguì Ecologia e società attuale (Bologna 1978).
Non trascurabile fu l’interesse per la storia degli studi naturalistici, fra cui Il naturalista forlivese P. Cesare Majoli (1746-1823) e la sua opera «Plantarum collectio», in Nuovo giornale botanico italiano, 1925, vol. 32, pp. 115-205, e Spunti di storia naturale nell’opera e negli scritti di G.B. Morgagni, in Forum Livii, VI (1931), pp. 93-104.
Parallelamente al concrescere delle ricerche e delle escursioni Zangheri individuò subito nella forma museo il collettore e l’espressione più adatta del suo metodo di indagine; si risolse dunque per allestirne uno, al quale destinò parte dei locali della sua abitazione; la cardinalità della collezione fu sottolineata dalla pubblicazione dell’Inventario del «Museo Zangheri». Storia naturale della Romagna (Verona 1959). Nel 1960, per disposizione dello stesso Zangheri, la collezione, sotto il nome di Museo di storia naturale della Romagna, fu ricollocata al palazzo Gobetti di Verona, occupando ben cinque sale con un totale di circa 150.000 reperti, esempio pressoché unico di restituzione integrale della fauna e della flora di una regione.
Alla raccolta dei reperti Zangheri cominciò ad associare anche la formazione di un archivio di 2000 lastre fotografiche per un totale di circa 1500 scatti, compiuti fra gli anni Venti e Quaranta, per parte dei quali Zangheri si avvalse della fotografia stereoscopica (alcuni aspetti tecnici furono esposti da Zangheri stesso in Fotografie a colori in rilievo, in Note fotografiche (AGFA), 1939, n. 16, pp. 18-21). Il fondo, per volontà del figlio Sergio e dalla nipote Fiorella, fu donato alla Provincia di Forlì-Cesena, e come Archivio fotografico della Romagna è ora custodito a Santa Sofia presso la Comunità del Parco nazionale delle foreste casentinesi, monte Falterona e Campigna. Esito collaterale di questo uso della tecnica fotografica fu il grande plastico della Romagna, che Zangheri realizzò su base cartografica in scala 1:25.000. Collocato a palazzo Gobetti, al centro di Verona, fu da Zangheri «attorniato da numerosi ingrandimenti fotografici, riguardanti vari aspetti esemplari di quel territorio» (Agostini et al., 2011, p. 6).
Per i meriti scientifici, ottenne nel 1956 la libera docenza in geobotanica. Fu membro della Società botanica italiana già dal 1910, entrando a far parte dal 1927 fino al 1969 del consiglio direttivo; fu ugualmente socio della Società geologica italiana dal 1915, della Società entomologica italiana dal 1922, della Società italiana di scienze naturali dal 1925, dell’Unione zoologica italiana dal 1943, della Società di studi geografici dal 1948, della Società di studi romagnoli dal 1949. Animatore del Movimento italiano per la protezione della natura fin dai suoi esordi nel 1950, costituì la Pro natura Forlì nel 1966; fu condirettore dal 1941 al 1974 dell’Archivio botanico, proponendo che nel 1956 mutasse il titolo in Archivio botanico e biogeografico italiano per favorire la pubblicazione dei lavori del Gruppo italiano biogeografi costituitosi nel 1954. Fu insignito della medaglia d’oro dei Benemeriti della cultura e ricevette il premio nazionale per la fitogeografia, che gli conferì l’Accademia nazionale di scienze forestali.
Ritiratosi a Padova nel 1974, si spense il 25 febbraio 1983.
Fonti e Bibl.: A.J.B. Brilli Cattarini, P. Z. (23.7.1889-25.2.1983), in Informatore botanico Italiano, XV (1983), pp. 125-138 (con bibliografia completa); S. Ruffo, P. Z. (1889-1983), in Natura e montagna, XXXI (1984), pp. 25-42; A. Veggiani, Ricordo di P. Z. (1889-1983), in Studi romagnoli, XXXV (1984), pp. 505-509; Omaggio a P. Z. naturalista (catal.), Forlì 1985; S. Zangheri, P. Z., naturalista e biogeografo, in Archivio botanico e biogeografico Italiano, LXII (1986), pp. 23-29; Convegno commemorativo del prof. P. Z. nel primo anniversario della scomparsa..., Forlì...1984, Castrocaro Terme 1987; A. Silvestri, P. Z. a cento anni dalla nascita, in Studi romagnoli, XL (1989), pp. 537-547; P. Z. (1889-1983). Antologia degli scritti nel centenario della nascita, a cura di A. Silvestri, Forlì 1989; P. Z. e la realtà naturalistica romagnola. Atti del Convegno A.N.M.S., Forlì... 1989, in Museologia scientifica, X (1993), 3-4, pp. 318-365; P. Z.: un naturalista alle radici del Parco. Atti del Convegno, [Santa Sofia] 1998 (riedito poi con titolo Un naturalista alle radici del parco: P. Z., [Santa Sofia] 2003); S. Zangheri, P. Z. e il museo di storia naturale della Romagna, in Quaderno di studi e notizie di storia naturale della Romagna, 1999, n. 11, pp. 3-8; F. Toscano, P. Z., in F. Gàbici - F. Toscano, Scienziati di Romagna, Milano 2006, pp. 251-260; N. Agostini et al., L’immagine della Romagna di inizio ’900 nell’Archivio fotografico della Romagna di P. Z., in Quaderno di studi e notizie di storia naturale della Romagna, 2011, n. 32, pp. 3-25; P. Z. e la natura della Romagna nei 130 anni dalla nascita, ibid., 2018, n. 51, supplemento.