BRASAVOLA (Brasadula, Bresavola), Pietrobono
Figlio di Giuliano e fratello di Antonio, è probabilmente da identificarsi con il "Piero Gio. Bradaxolla muradore ingegnere del marchese Nicolò" presso il quale abitò nel 1440 Gaspare Nardi bolognese (Campori, p. 34). Nel 1440 il B. lavorava sotto la direzione del ferrarese Biagio di Bonacquisti come "uno dei principali construttori delle mura" di Ferrara (Cittadella, p. 235) e ancora due anni dopo era occupato alle mura che andavano dalla porta di S. Biagio a quella del Leone, di fronte al castello. Nel 1452 dal duca Borso e dalla magistratura cittadina ebbe l'incarico di recingere di mura la parte meridionale della città ampliando la cerchia e portando "dentro da Ferrara il Polesene de Sancto Antonio, e furono fatti cittadini tutti quelli del dicto Polesene per respecto delle mura nuove" (cfr. Diario ferrarese, in Rerum Ital. Script., 2 ed., XXIV, 7, a cura di G. Pardi, p. 47).
Nel 1466 la zona era stata sistemata; a questa opera collaboravano anche Benvenuto degli Ordini e Cristoforo della Carradora (Frizzi, p. 10). Furono necessari lavori di bonifica e di interramento per far sì che questa zona divenisse parte organica della città, lavori che si possono seguire ancora oggi perché le strade di quella zona seguono chiaramente il percorso degli antichi canali - il principale era il canale del Bo, ora via Ghiara - e certamente, seppure vi furono collaboratori, l'organizzatore di questa che fu chiamata l'"addizione di Borso", fu il B. (Padovani).
Nel 1453 il B. era andato a lavorare nella cittadella di Lugo dove nel 1458 lavorò anche un Pellegrino Brasavola (Venturi). Il monumento che insieme con i documenti dei cronisti ci permette di ricostruire la personalità di un autore certamente affascinante, ma ancora da studiare, è il gran claustro della certosa ferrarese. La costruzione della certosa durò dal 21 apr. 1453 (Frizzi) al 24 giugno 1461 (Scalabrini) e nonostante la, partecipazione di altri architetti e la trasformazione della chiesa e del convento, nel gran claustro si può trovare un modulo della maniera del B. riscontrabile in altri palazzi di Ferrara. Nel 1454 questi lavorava infatti con un certo Nigrisolo alla ricostruzione del palazzo Contrari (Cittadella, pp. 319 ss.).
Ebbe l'incarico da Camilla, seconda moglie di Uguccione II il palazzo fu concepito vastissimo, a forma di quadrilatero limitato, dalle vie Canonica, Voltapaletto, Suore e Contrari; su quest'ultima si apre il prospetto principale. Della primitiva architettura restano alcune finestre e la pilastrata di angolo. Sulla base di queste opere documentate si possono riferire al B. (Padovani) palazzo Pendaglia e il loggiato Muzzarelli ora Crema. Entrambi si rifanno a casa Romei (notevole testimonianza dell'architettura civile a Ferrara nelle sue forme di passaggio dalla civiltà gotico-fiorita a quella rinascimentale), eretta nel 1445 sulle strutture di case precedenti.
Fonti e Bibl.: G. A. Scalabrini, Mem. storiche delle chiese di Ferrara..., Ferrara 1773, pp. 116 s.; L. Ughi, Diz. storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, I, p. 57; A. Frizzi, Mem. per la storia di Ferrara, IV, Ferrara 1848, pp. 10, 43, 191; L. N. Cittadella, Notizie... relat. a Ferrara..., Ferrara 1868, I, pp. 235 s., 319 ss.; G. Campori, Gli architetti e gl'ingegneri... degli Estensi..., Modena 1882, pp. 30, 34; A. Venturi, L'arte a Ferrara nel periodo di Borso d'Este, in Rivista storica ital., II (1885), p. 701; G. Gruyer, L'art ferrarais, Paris 1897, I, pp. 307, 333, 395; G. Padovani, Architetti ferraresi, Rovigo 1955, pp. 20-24; B. Zevi, B. Rossetti..., Torino 1960, pp. 20, 185; G. Medri, Il volto di Ferrara nella cerchia antica, Rovigo 1963, p. 187; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, p. 541; Dizionario encicl. di architettura e urbanistica, I, p. 413.