PIEVE
. Da plebs, nel significato di distretto, è parola che si riallaccia alle prime istituzioni romano-cristiane; fu usata largamente nella sola Italia centro-settentrionale, entro la struttura territoriale e forense della già Gallia cisalpina, poi Italia annonaria; e si consolidò successivamente press'a poco entro i confini dell'antica dominazione franco-carolingia, per indicare i larghi distretti delle prime chiese battesimali, corrispondenti per lo più forse alle antiche circoscrizioni pagensi italiche; passò poi a indicare anche la chiesa del capoluogo nel suo edificio materiale e nella sua personalità giuridica che fu, alle origini, certamente sempre di diritto pubblico. Ma se la parola plebs si ritrova solo ampiamente nell'Italia centro-settentrionale e non anche nell'Italia centro-meridionale, ciò non dovette avvenire soltanto a causa di una semplice divergenza linguistica, perché la plebs ebbe, attraverso molti secoli, una struttura diversa da quella della parochia, del pari battesimale, dell'Italia centro-meridionale. La plebs era organizzata con presbiterî di chierici; e le linee generali della sua costituzione furono: la forma congregata o collegiale del sacerdozio plebano; l'ordinamento capitolare del suo potere statuente; la forma condominale dei beni; tuttavia il parroco o arciprete era uno solo e monarchico e aveva giurisdizione su tutto o quasi tutto l'altro clero e le maggiori chiese del distretto. Evidentomente alle origini l'organizzazione parrocchiale, nel territorio diocesano, se vasto, non si compì mediante la creazione di parrocchie presso le quali fossero preti isolati; ma a mezzo di presbiterî di chierici, i quali formarono congregazioni o collegi, a seconda che la volontà del capo assorbisse o meno la volontà dei singoli. Questa organizzazione fu solo in parte comune all'Italia centro-meridionale. Anche qui si ebbero probabilmente, alle origini, primitive chiese battesimali con presbiterî di chierici, perché questa dovette essere la tendenza generale. Ma furono dette, con parola greca, parochiae, e la collegiata rurale del nord è diversa da quella del sud. La pieve collegiata del nord e del centro ebbe sotto di sé molte chiese o cappelle succursali; la parrocchia collegiata del sud non ebbe, in generale, sotto di sé succursali; o, comunque, anche se ne ebbe, esse non arrivarono a compiere, rispetto alla loro matrice, quella parificazione di sostanza o anche di nome che raggiunsero nella pieve centro-settentrionale. In tempi diversi, secondo i territorî, le pievi rurali restarono sommerse dall'emancipazione delle cappelle, e di esse andarono perdendosi le tracce superstiti nell'età moderna; mentre di chiese collegiate e ricettizie abbonda anche adesso l'Italia meridionale. Il moto di elevazione delle cappelle succursali della pieve a parrocchie autonome avvenne anche nei singoli luoghi in tempi diversi. Si può dire che in alcune plaghe cominciasse nel periodo precarolingio, in altre nel periodo carolingio, in altre nel periodo comunale. La vita comune congregata o collegiale dei chierici in alcuni luoghi si spense con l'ampliarsi della signoria fondiaria, o con l'affermarsi del feudo, ovvero si eclissò davanti al sorgere del comune. Onde la nuova situazione parrocchiale, che è quella contemporanea, si ebbe nel sec. XVI, allorché della primitiva organizzazione corporativa e unitaria o erano scomparse le tracce, o si era perduta la memoria, e il nuovo sistema parrocchiale, a cura individuale, disseminato nei più piccoli paeselli, fu ufficialmente riconosciuto dal concilio di Trento.
Bibl.: G. Forchielli, Una plebs baptismalis cum schola iuniorum a San Giorgio di Valpolicella nell'età longobarda, in Studi urbinati, Urbino 1927, n. 2; id., Collegialità di chierici nel Veronese, in Archivio veneto R. Dep. di st. pat., III, Venezia 1928; id., La pieve rurale. Ricerche sulla storia della costituzione della Chiesa in Italia e particolarmente nel Veronese, Roma 1931; id., Recensione di varî opuscoli su pievi italiane, in Riv. di st. del dir. ital., V (1932), pp. 561-569. Per rilievi linguistici, in particolare: W. Meyer-Lübke, Romanische etymol. Wörterbuch, Heidelberg 1911, s. v.; A. Schiaffini, Del tipo "parofia" "parochia", in Studi danteschi, V, Firenze 1922; id., Intorno al nome e all astoria delle chiese non parrocchiali nel Medioevo (a proposito del toponimo "basilica"), in Arch. stor. ital. R. Dep. tosc. di st. pat., Firenze 1922.