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pigliare

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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pigliare

Alessandro Niccoli

Ricorre con media frequenza in tutte le opere sicuramente dantesche; numerosi esempi anche nel Fiore; manca nel Detto.

Nella sua accezione fondamentale esprime l'idea dell'includere o dell'attrarre qualche cosa nell'ambito dell'immediata disponibilità del soggetto, con l'effetto - per questo - di poterla trattenere più o meno a lungo. In senso proprio vale perciò " afferrare " cosa o persona con le mani, tra le braccia o anche mediante uno strumento, in modo da tenerla o da sollevarla da terra: Rime CIII 68 S'io avessi le belle trecce prese / ... pigliandole anzi terza, / con esse passerei vespero e squille; If XXI 73, Pg IX 56, Fiore CCIII13. Può alludere anche alla cattura di una fiera: If XXX 7 Tendiam le reti, sì ch'io pigli / la leonessa e ' leoncini al varco.

Dal linguaggio della caccia o della pesca sono tratte alcune locuzioni figurate, tutte allusive a persone che si lasciano dominare dalla passione d'amore o che sono ingannate da altri: Rime CXIV 6 pigliar vi lasciate a ogni uncino, " siete facilmente sedotto " dalla bellezza femminile; Pd XXVIII 12 [i] belli occhi / onde a pigliarmi fece Amor la corda; Fiore LVIII 13 [i doni delle donne] son esca per ucce' pigliare, " per attrarre i gonzi "; include l'idea della frode e della malizia anche usato assolutamente: CLXIII 7 dobbiam pensare / in che maniera... possiam pigliare [i nostri corteggiatori], / e girgli tutti quanti dispogliando dei loro averi. Non diversa origine ha la metafora ricorrente in Pd XXVII 92 natura o arte fe' pasture / da pigliare occhi, per aver la mente: natura o arte creano cose belle, tali da " allettare i sensi ", in modo da possedere la mente; la derivazione dal linguaggio venatorio è confermata da una singolare concordanza tra il testo dantesco e Detto del gatto lupesco 113-116 " vidi bestie... / ke tutte stavaro aparechiate / per pigliare ke divorassero, / se alcuna pastura trovassero " (Contini, Poeti II 292).

Esprime l'idea del possesso anche quando il soggetto è un sostantivo astratto indicante uno stato fisico o una condizione dell'animo: If III 136 caddi come l'uom cui sonno piglia; Pg XXI 123 più d'ammirazion vo' che ti pigli; un uso analogo si ha anche nel Cavalcanti Li mie' foll'occhi 7 " sospiri e dolor mi pigliaro ".

Altre volte il verbo si limita a indicare l'aspetto incoativo dell'azione: Vn XIII 6 non sa per qual via pigli lo suo cammino. Nonostante l'apparente analogia ha valore del tutto diverso in Pg XI 109 Colui che del cammin si poco piglia, " che acquista, movendo i passi, così poca strada " (Chimenz); e così pure in If VII 17.

A un possibile aspetto durativo si collegano significati che, più che l'atto dell'afferrare, rilevano quello del ricevere ciò che altri dà od offre; unica occorrenza di quest'accezione è offerta da Fiore CCII 6 a me piace, se ciò che pigliaste / ... ancora ingaggiaste, sarei felice anche se doveste impegnare ciò che " avete ricevuto in dono da me ". Al D. canonico appartengono invece esempi, tutti attinenti all'area dell'esperienza affettiva o gnoseologica, nei quali all'idea del ricevere si associa quella dell'assumere in sé, nella propria anima o nel proprio intelletto: Pd XXVIII 61 la donna mia... disse: " Piglia / quel ch'io ti dicerò, se vuo' saziarti "; Rime LXXXIII 54 vanno a pigliar villan diletto; Vn XXII 8, Fiore XXXVI 5. Di qua il significato di " assumere " puro e semplice che il verbo ha in Rime LXXXIII 111 [leggiadria dona] vertù per essemplo a chi lei piglia.

L'estrema genericità di significato attestata da questi ultimi esempi spiega perché il verbo formi locuzioni il cui valore è determinato dal complemento oggetto: ‛ p. baldanza ' (Vn XXV 10), " presumere troppo di sé "; ‛ p. principio ' (Pd VIII 10), " iniziare "; con un senso lievemente diverso: Vn XXX 1 scrissi a li principi de la terra... pigliando quello cominciamento di Geremia, " prendendo spunto " dall'inizio delle Lamentazioni del profeta. E così pure, accompagnato da un complemento indiretto: If XXXII 7 ‛ p. a gabbo ', " sottovalutare " (" Non est hoc opus improvide assumendum... ", Guido da Pisa).

Si riferisce ugualmente alla sfera dell'esperienza intellettuale quando vale " trarre ", " dedurre ", " desumere " (Vn XIII 10 volendo dire d'Amore, non so da qual parte pigli matera, e se la voglio pigliare da tutti, convene che io chiami la mia inimica; Pg XVIII 64 Quest'è 'l principio... onde si piglia / ragion di meritare in voi, " deriva che l'uomo merita lode e premio " [Scartazzini-Vandelli; si noti il ‛ si ' passivante]; Pd VIII 11) o " intendere ", " interpretare ", " considerare " in un determinato modo: Cv III II 3 Amore, veramente pigliando e... considerando... è... unimento spirituale de l'anima e de la cosa amata; II XIV 9, IV XXIV 5.

Vocabolario
pigliare
pigliare v. tr. [lat. *piliare, prob. der. di pilare «saccheggiare»] (io pìglio, ecc.). – Sinon. di prendere, d’uso più fam. e talvolta più enfatico, in quanto indica un’azione più energica, e piuttosto l’atto immediato dell’afferrare che...
pìglio¹
piglio1 pìglio1 s. m. [der. di pigliare]. – 1. L’atto del prendere. È usato quasi esclusivam. nella locuz. dare di p., afferrare con prontezza e decisione: dare di p. a un’arma, a un bastone; mettere le mani su cosa o persona con atto rapace:...
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