Pigmalione
Figlio di Belo, re di Tiro, al quale successe, fratello di Didone (Elissa o Elissar) andata sposa a Sicheo (Sicharbas o Zicharbaal) suo zio e cognato. P., " auri caecus amore ", come dice Virgilio (Aen. I 349), fonte di D., uccise a tradimento Sicheo, senza curarsi della sorella, alla quale anzi tenne nascosto il crimine. Non riuscì tuttavia a impadronirsi dei tesori, perché Didone, messa in guardia dall'ombra di Sicheo apparsale in sogno, fuggì nascostamente con i nobili Tiri malcontenti portandosi dietro i tesori. D. ricorda P. nel passo di Pg XX 103: nel girone degli avari Ugo Capeto, rispondendo alla seconda domanda formulata dal pellegrino (vv. 35-36), gli dice che le anime recitano esempi di povertà rassegnata e di liberalità finché dura il giorno, di notte invece esempi di avarizia, in cui sono riflesse le azioni malvage derivate da questo vizio, che s. Tommaso distingue in vari aspetti (Sum. theol. II II 118 8). P. costituisce il primo esempio di avarizia (il tradimento). Ugo Capeto ne parla come di colui cui traditore e ladro e paricida / fece la voglia sua de l'oro ghiotta, dove paricida è da intendere, come in latino parricida, uccisore di un parente prossimo (cfr. Virg. Aen. I 340-351).