PILLNITZ (A. T., 53-54-55)
Piccola località della Sassonia con 1270 abitanti, 5 km. a SE. di Dresda, posta sulla riva destra dell'Elba, presso le pendici della piattaforma granitica di Lusazia, nota soprattutto come residenza estiva della famiglia reale. Il Castello, che è circondato da un bellissimo parco (da una parte secondo il sistema inglese, dall'altra secondo il sistema francese), consta di 3 edifici distinti, il Wasserpalais e il Bergpalais, costruiti rispettivamente nel 1720 e nel 1723 da M. D. Pöppelmann e Longuelune per Augusto il Forte, e il Neues Palais (1818-26): i primi due in uno stile nel quale è evidente la ricerca dell'esotismo, l'ultimo in stile neoclassico. Gli edifici e il parco servono ora per una scuola superiore di giardinaggio.
Il convrgno di Pillnitz. - Sutbito dopo la tentata fuga di Luigi XVI, l'imperatore Leopoldo II, preoccupatissimo per la sorte di sua sorella Maria Antonietta, aveva diretto da Padova (6 luglio 1791) una lettera circolare alle potenze per invitarle a concertarsi con lui sui modi "di rivendicare la libertà e l'onore del re cristianissimo e di porre un freno ai pericolosi eccessi della rivoluzione francese". Non pensava a un intervento armato ché anzi proprio in quei giorni accolse freddamente il conte di Artois e poi, nonché incitare, calmò gli ardori del cavalleresco Gustavo III di Svezia e della scaltra Caterina II di Russia, ma desiderava piuttosto un comune energico passo diplomatico, che spaventasse i giacobini e contribuisse a una sincera intesa tra Luigi XVI e i Foglianti. Di qui il suo incontro con Federico Guglielmo II di Prussia a Pillnitz e la dichiarazione del 27 agosto 1791 con cui i due sovrani proclamavano l'interesse generale "de mettre le roi de France en état d'affermir, dans la plus parfaite liberté, les bases d'un gouvernement monarchique également convenable aux droits des souverains et au bien-être des Français", e invocavano la solidarietà di tutte le potenze per passare, "alors et dans ce cas", a un'azione efficace. Ma si sapeva che incerta era la Spagna e contraria affatto l'Inghilterra. Perciò la dichiarazione, che il conte di Artois, il Bouillé e il Calonne, presenti al convegno, interpretarono poi (Manifesto di Coblenza, 10 sett. 1791) come il preannuncio di un intervento armato, non fu in realtà che una vana minaccia: vana e quindi dannosa, poiché non fece paura a nessuno e screditò i partiti moderati, quasi complici dello straniero, mentre fece di quelli estremi i rappresentanti energici dell'indipendenza e della dignità della nazione.