PILO (XXVII, p. 282)
Delle varie ipotesi formulate da scrittori antichi e moderni per identificare il luogo di Pylos, la capitale e la residenza del re Nestore che prese parte alla spedizione achea contro Troia sotto il comando di Agamennone re di Micene, gli scavi recenti hanno confermato la giustezza della teoria ricordata da Strabone che poneva l'antica città alle pendici del Monte Aigalion, verso l'interno. Gli scavi hanno ora infatti messo in luce a Epano Englianos nella Messenia Occidentale, circa 5 km a E del mare Ionio e quasi 6 km a Nord della baia di Navarrino, concreti resti del palazzo e della città bassa. È un colle a cima spianata, lungo circa 200 m e largo 100 nel punto più largo, che si eleva sul lato occidentale della strada maestra, circa 4 km e mezzo a sud di Chora. Un'alta erta scoscesa lo limita nettamente da tutti i lati eccetto che a est dove la salita è agevole.
Il colle era abitato sin dal Medio Elladico e un muro di fortificazione in piccole pietre era stato costruito nel Tardo Elladico. Alla fine del Tardo Elladico III A sembra che tutte le costruzioni siano state bruciate e rase al suolo. La cima del colle fu quindi liberata dalle case, tagliata e spianata per dare ampio spazio a un grande palazzo del Tardo Elladico III B. La cittadella era riservata al re mentre il popolo viveva in un'ampia città che si estendeva in basso, fuori e sotto la rocca reale. Il palazzo comprende quattro edifici separati, eretti successivamente entro il Tardo Elladico III B e tutti distrutti con l'intera città bassa in un terribile incendio alla fine di quel periodo.
Evidentemente fu costruito prima l'edificio a SO: da un cortile esterno, attraverso un portico con due colonne, si passava in una grande anticamera con un'unica colonna assiale interna, quindi a sinistra, attraverso una porta, si arrivava alla sala del trono, con quattro colonne interne e probabilmente un focolare centrale. Le due sale avevano pavimenti a stucco e mura affrescate. Dietro a queste sale di rappresentanza c'erano passaggi, scale per il piano superiore e molte stanze di varia misura tra cui probabilmente una stanza da bagno.
Separato da questa ala di SO da un cortile pavimentato a stucco v'è un complesso centrale più grande. Un propileo con una sola colonna per facciata porta da un cortile esterno a uno interno: attraversati quest'ultimo, un portico distilo e un vestibolo - come a Tirinto - si accede alla sala del trono con quattro colonne e un grande focolare centrale. Il trono stava contro il muro a destra, sotto una galleria che correva lungo i quattro lati della stanza. Focolare, pavimenti, mura e senza dubbio tutte le opere lignee avevano decorazioni dipinte. Dietro il trono vi era un affresco rappresentante una composizione araldica con due grifoni alati, con l'aggiunta ad ognuno di un leone. Un lucernaio forniva luce e aria e un camino conduceva il fumo attraverso il tetto. Vicino al propileo, a SO, v'erano due stanze per gli archivî, che hanno restituito più di mille tavolette d'argilla e frammenti: si tratta di documenti economici in scrittura lineare B, composti, come ha precisato M. Ventris, in un primitivo dialetto greco (v. cretese-micenea, civiltà, in questa App.). Alla sinistra del cortile, una sala d'aspetto. Lungo la sala del trono e dietro erano le dispense contenenti 6000 e più vasi di varia foggia e quattro magazzini per l'olio d'oliva. Un corridoio sui due lati dava accesso a una scala che portava al piano superiore. Sul lato orientale dell'edificio, dietro a una stanza da bagno, con la vasca ancora conservata, v'è un appartamento, composto da una grande camera con focolare centrale, da un piccolo "boudoir" e forse da un gabinetto, che era probabilmente la residenza della regina.
L'ala separata a nord-est, che comprendeva sei o più stanze, costituiva presumibilmente l'officina del palazzo. Le tavolette scritte che vi si sono trovate si riferiscono a lavori in cuoio e metallo. L'angolo sud della costruzione può aver servito da santuario con davanti un altare. Il corpo a nord, che contiene i resti di trentacinque grandi giare o pithoi, era evidentemente la cantina del palazzo. Sono stati trovati molti sigilli di argilla, alcuni dei quali recano inciso un ideogramma che Ventris e altri hanno interpretato come segno del vino.
Per la planimetria generale, per le proporzioni e lo stile, per la qualità dell'architettura e delle decorazioni il palazzo di Englianos si colloca vicino ai contemporanei palazzi di Tirinto e di Micene. L'unica famiglia reale che nella tradizione greca avesse ricchezze e potere politico sufficienti a mantenere un palazzo di simili proporzioni è quella dei Neleidi, il cui rampollo più famoso fu Nestore.
Il palazzo di Englianos, come quelli di Micene e Tirinto, fu distrutto dal fuoco, come si è detto, alla fine del Tardo Elladico III B, circa 40 o 50 anni dopo la caduta di Troia (corrispondente allo strato di Troia VII a). Secondo la tradizione greca, le generali distruzioni che quasi dappertutto - meno che in Attica - segnano il cambiamento dal Miceneo III B al III C riflettono l'urto dell'invasione dorica.
Bibl.: I resoconti degli scavi recenti in American Journal of Archaeology, vol. LVII (1953), pp. 59-64; LVIII (1954), pp. 27-32; LIX (1955), pp. 31-37; LX (1956), pp. 95-101; LXI (1957), pp. 129-135; LXII (1957), pp. 175-191; LXIII (1959), pp. 121-137.