Menichelli, Pina (propr. Giuseppina)
Attrice cinematografica, nata a Castroreale (Messina) il 10 gennaio 1890 e morta a Milano il 29 agosto 1984. Minuta, flessuosa, languidi occhi chiari, fu una delle prime dive del cinema muto italiano. Insieme a Lyda Borelli, alla quale venne paragonata per la somiglianza fisica, e alla mitica Francesca Bertini, incarnò la donna dannunziana peccatrice e sensuale, che dominò gli schermi italiani e la fantasia del pubblico fino alla fine della Prima guerra mondiale.
Formatasi in ambito teatrale accanto ai genitori, gli attori Cesare Menichelli e Francesca Malvica, a vent'anni si trasferì a Roma per tentare l'avventura del cinema. Ottenuto un contratto con la Cines, interpretò ruoli poco significativi per Enrico Guazzoni (Il lettino vuoto, 1913; Scuola d'eroi, 1914; Retaggio d'odio, 1914, diretto insieme a Baldassarre Negroni; Alma mater, 1915), e recitò al fianco di Ruggero Ruggeri in Lulù (1914) di Augusto Genina e Papà (1915) di Nino Oxilia. Passata all'Itala Film, trovò in Giovanni Pastrone il regista che ne plasmò l'immagine di attrice, aprendole la via del successo. Per lui interpretò l'aristocratica e perversa pittrice dilettante in Il fuoco (1915) e la duchessa russa, odiosa e insieme irresistibile dominatrice di cuori in Tigre reale (1916), tratto dal romanzo di G. Verga, fissando per sempre i tratti distintivi del suo personaggio di femme fatale, supremamente decorativa e artefatta. Tale apparve in La moglie di Claudio (1918) di Gero Zambuto, che incontrò gli strali della censura, Gemma di Sant'Eremo (1918) di Alfredo Robert, Il padrone delle ferriere (1919) di Eugenio Perego e Pastrone, La storia di una donna (1920) di Perego. Fanciulla diafana e romantica fu invece in Più forte dell'odio è l'amore (1916) di Ernesto Della Lucia, in cui interpreta una ragazza innamorata che subisce la crudele opposizione dei genitori, e in Il giardino incantato, noto anche come Il giardino della voluttà (1918) di Perego, dove langue prigioniera di una zia tirannica. Come molte dive dell'epoca, sposò un nobile, il barone Carlo Amato, che però, a differenza di quanto accadde a Lyda Borelli e Francesca Bertini, non la sottrasse subito al cinema perché era anche presidente di una casa di produzione, la Rinascimento Film. Per questa società la M. recitò con Amleto Palermi nel drammatico Il romanzo di un giovane povero (1920), offrendo una prova convincente nel ruolo dell'orgogliosa e sprezzante protagonista, e nella commedia La seconda moglie (1922), e con Telemaco Ruggeri in L'ospite sconosciuta, noto anche come Mala femmina (1923). Concluse la sua breve carriera con due salaci pochades, La dama de chez Maxim's (1923), ancora di Palermi, e Occupati d'Amelia (1925) di Ruggeri, nelle quali ricoprì con grazia e naturalezza ruoli per lei desueti.
Veritas, Pina Menichelli all'Itala film, in "La vita cinematografica", 15-30 settembre 1915, 34-35.
Viti, L'arte di Pina Menichelli, in "La vita cinematografica", 22-31 maggio 1918, 19-20.
T. Alacci, Le nostre attrici cinematografiche, Firenze 1919, passim.
A. Kirou, Amour-érotisme et cinéma, Paris 1957, passim.
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