PINEROLO (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Torino, situata a 370 m. s. m., sulle estreme propaggini orientali delle Alpi Cozie, allo sbocco delle valli del Lemina e del Chisone in pianura. La morfologia del terreno si rispecchia nella struttura topografica della città, con la parte vecchia raggruppata intorno alla chiesa di S. Maurizio e al castello merlato dei principi di Acaia, cui si accede attraverso un dedalo di vie strette e tortuose, mentre la parte nuova si stende ai piedi della collina con ampie piazze, strade, quartieri moderni. Contava 16.089 abitanti nel 1931 ed è notevole nodo stradale e ferroviario collegato con Torino (km. 38) e Torre Pellice (km. 18) mediante ferrovia elettrica; tramvie portano a Torino, Cumiana (km. 15), Perosa Argentina (km. 18), Saluzzo (km. 31). Esistono servizî automobilistici pubblici per il Colle di Sestrières, Torino, Baudenasca e San Secondo. Per Pinerolo passa inoltre l'arteria internazionale che porta a Briançon (Francia). Il comune è stato ampliato nel 1929 con l'aggregazione dell'ex-comune di Abbadia Alpina, sicché ha una superficie di kmq. 50,28 e una popolazione di 22.890 abitanti (1931), distribuiti in numerose frazioni. La posizione geografica ha fatto di Pinerolo un attivo centro commerciale con mercati e fiere frequentatissime; serve un retroterra ad economia svariata, agricola, forestale, mineraria, industriale; è allo sbocco dell'importantissima valle del Chisone, ricca d'industrie meccaniche e tessili (Villar Perosa e Perosa Argentina), di cave e miniere. Nel 1927 erano occupate nelle varie industrie (comune attuale) 3103 operai, di cui 794 nelle industrie tessili (a Pinerolo e ad Abbadia Alpina) e 737 in quelle meccaniche (fonderie, trafilerie, chioderie, materiale ferroviario, strumenti per pesare, ecc.). Fiorente è anche l'industria estrattiva (talco e grafite) con le successive lavorazioni ed applicazioni.
Monumenti. - I principali monumenti tuttora esistenti a Pinerolo, risalgono per la maggior parte ai secoli XIV e XV.
Dal punto di vista artistico la loro conservazione è in genere cattiva, poiché sono stati falsati da ripetuti rimaneggiamenti e restauri. S. Donato, la cattedrale, la cui fondazione risale al 1044, si presenta oggi con struttura fondamentalmente gotica. Alla prima colonna a destra, sotto la scrostatura dell'intonaco, appaiono frammenti di un affresco quattrocentesco di buona fattura. Il coro e il presbiterio sono decorati da affreschi e da quattro quadri di G. Palladino di Guarene. Gli stalli e il pulpito sono opera d'intaglio settecentesca. La chiesa di S. Maurizio, sul colle dominante la città, è anch'essa ricordata già nel 1078, ma l'attuale costruzione, in tardo stile gotico a cinque navate, risale alla seconda metà del 1400 (1470) ed è stata ampiamente restaurata nel 1897. Contiene affreschi dei fratelli Pozzi e un'ancona con la Natività della Vergine del Beaumont. Interessante è il campanile, costruito nel 1326 o 1336. Alla chiesa è annesso il Santuario della Madonna delle Grazie, di antica fondazione, ma ormai tutto rifatto. Un'altra importante chiesa di Pinerolo, del sec. XIII, era S. Francesco, contenente le tombe dei principi d'Acaia, ma fu abbattuta all'epoca napoleonica. Resti dell'abside e campanile dell'antico S. Domenico sono incorporati nell'edificio della Congregazione di Carità. Come tutte le città piemontesi, anche Pinerolo annovera parecchie chiese barocche, la cui architettura è però modesta: la chiesa secentesca di S. Maria Liberatrice; S. Rocco, finita nel 1744; S. Secondo eretta nel 1773 dall'architetto G. Gerolamo Buniva. Sussistono ancora, inoltre, a Pinerolo, parecchi esempî di architettura civile. Storicamente l'edificio più noto è il palazzo dei principi d'Acaia o Castel Nuovo, fatto costruire da Filippo d'Acaia nel 1318 e successivamente modificato. Artisticamente però, causa i radicali rifacimenti, il suo interesse è scarso. In quello che doveva essere il salone d'onore sono stati recentemente rinvenuti, sotto lo scialbo, frammenti d'affresco monocromi rappresentanti probabilmente fatti dei Savoia. Più interessante è invece il Palazzo del Senato, costruzione quattrocentesca in mattoni, con finestre quadrate e con bifore ornate di terrecotte, sciupata, ma nel complesso genuina.
Sono degne di menzione alcune altre case quattrocentesche: la casa del Vicario, la casa Gagliardi, la casa Ghiglia, ecc., e il palazzo barocco, fatto costruire nel 1779 da Vittorio Amedeo IV, ch'è attualmente sede del Collegio-Convitto Municipale.
Storia. - Il nome, derivato dall'abbondanza di pini, s'incontra per la prima volta in un diploma di Ottone II, da attribuirsi al 981, che conferma alla chiesa di Torino i suoi possessi; ma vi è ragione di credere che il nome di Pinerolo vi sia stato interpolato quando il diploma fu confermato al vescovo Carlo da Federico Barbarossa nel 1159. Senza contestazioni invece è la signoria che vi ebbe la contessa Adelaide, la quale, dopo avere nel 1064 fondato l'abbazia pinerolese di Santa Maria, donò a quella Pinerolo nel 1078. Sorgeva l'abbazia nel borgo di S. Verano, poco al di sotto dell'attuale Abbadia Alpina, che era il vero centro di Pinerolo, dal quale dipendevano altri piccoli borghi come quelli intorno alle chiese di S. Donato in basso e di S. Maurizio sul Monte Pepino in alto. La signoria dell'abate durò dal 1078 al 1220 e durante essa ebbe origine anche in Pinerolo il comune, che riconobbe la signoria dell'abate. Questa tuttavia non poteva durare a lungo: la casa di Savoia tutto all'intorno proseguiva lentamente, ma con progresso continuo, il riacquisto del territorio già posseduto dalla contessa Adelaide e andato perduto quasi completamente dopo la morte di questa. Tomaso I nel 1220 restaurò la dominazione sabauda in Pinerolo; vennero compilati gli statuti d'accordo coi savî deputati dal comune; ma neanche questa signoria rimase senza contrasti, sia per rivalità di supremazia sopra il comune, sia per ragioni commerciali, premendo ai Pinerolesi che il traffico oltremontano s'indirizzasse per Pinerolo verso il Delfinato. Guerre e paci si susseguono fino alla pace del 1235 con cui il conte Amedeo IV di Savoia ricuperava almeno nominalmente i suoi diritti sulla città. Ma alla venuta di Federico II in Piemonte l'abate, che gli aveva reso omaggio, venne investito nel 1238 di tutti i diritti che un tempo possedeva su Pinerolo; scomunicato e privato della sua dignità dal pontefice, il suo successore vendette Pinerolo nel 1243 a Tomaso II di Savoia. Questi e i suoi successori, del ramo di Acaia, la possedettero pacificamente, formandone la capitale del Piemonte, fino al 1418, quando, estintosi il ramo d'Acaia, il Piemonte fu unito in un solo stato con la Savoia da Amedeo VIII. Dal 1536 al 1559, come gran parte del Piemonte, Pinerolo stette sotto la Francia, a cui rimase anche dopo la pace di Cateau-Cambrésis fino al 1574, quando Emanuele Filiberto ne ottenne la restituzione da Enrico III di Francia; tornò alla Francia nel 1631, e rimase in soggezione francese fino al 1706; poi nuovamente dal 1801 al 1814, come capoluogo di circondario del dipartimento dell'Eridano.
Arte della stampa. - Jacques Le Rouge di Chablis (esperto tipografo già dal 1472 stabilito a Venezia), introdusse l'arte della stampa a Pinerolo, dove esistevano fabbriche di carta. Vi pubblicò alcuni classici, oggi tutti estremamente rari, tra cui (25 ottobre 1479) il De consolatione di Boezio. La stessa data reca un Giovenale; del febbraio 1480 è un Ovidio, e del 2 aprile 1481 i Carmina di Prospero d'Aquitania.
Bibl.: D. Carutti, Storia della città di Pinerolo, 2ª ed., Pinerolo 1897; F. Gabotto, Pinerolo e i suoi recenti storici, Pinerolo 1893; L. Facta, Brevi cenni storici su Pinerolo, Pinerolo 1899; F. Gabotto, L'abazia e il comune di Pinerolo e la riscossa Sabauda in Piemonte, in Bibl. della soc. st. sub., I, Pinerolo 1899; C. Alliaudi, Notizie biografiche su G. Francesco Porporato, Pinerolo 1866.