COLOMBINI, Pio
Nacque in Moritalcino, (prov. di Siena) il 22 agosto del 1865 da Paolo e da Bernardina Bindocci. Egli seguì i primi studi nel ginnasio vescovile della sua città e al liceo "Guicciardini" di Siena compì il corso di studi superiori. Si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Siena, dove si laureò il 28 giugno 1890. Già da studente aveva preso a frequentare la clinica dermosifilopatica, presso la quale, dopo la laurea, iniziò la carriera universitaria come assistente alla scuola diretta da D. Barduzzi. Dopo due anni divenne aiuto e nel novembre 1895 conseguì la libera docenza per titoli in clinica dermosifilopatica.
Nel 1891 si era sposato con Elina Padelletti; dal loro matrimonio nacquero tre figli: Daisy (1892-1906), Bice (1896-1911) e Giovanni (1903-1976). Nel dicembre 1898 si trasferì in Sardegna, essendo stato nominato professore straordinario all'università di Sassari: in questa sede fondò la cattedra di dermosifilopatia e provvide all'organizzazione della clinica e dei laboratori, attrezzandoli per la cura, per la ricerca scientifica e per l'insegnamento; diede contemporaneamente vita al primo dispensario per la cura delle malattie della pelle e fece annettere alla clinica il dispensario celtico. Ottenuta la stabilità nel 1905, nel dicembre dello stesso anno fu chiamato, in seguito a concorso, all'università di Cagliarì dove, il 10 giugno 1907 divenne, professore ordinario di dermosifilopatia. Nel 1910 entrò a far parte della commissione tecnica incaricata di compiere indagini sul diffondersi della lebbra in Italia. Sempre nel 1910 fu nominato rettore dell'università e tenne questa carica per due anni consecutivi, per il tempo cioè in cui ancora si trattenne a Cagliari. Il 1° genn. 1912 fu trasferito all'università di Modena come direttore della cattedra di dermatologia, che resse poi fino alla morte. Nel 1913 fu eletto presidente della Società italiana di dermatologia e sifilografia. A Modena si occupò dapprima del riordinamento della clinica, adattandola alle necessità dello studio e della ricerca scientifica. Negli anni della guerra fu anche consulente dell'ospedale della Croce Rossa italiana a Modena; anche la clinica dermatologica universitaria venne militarizzata, divenendo un importante centro dermatologico della regione. Il periodo modenese del C. è però caratterizzato dal suo lungo impegno nella carica di rettore che egli assunse il 16 ott. 1916 e tenne per sedici anni, fino al 1932.
Fu uomo di multiformi interessi culturali, autore di più di cento pubblicazioni comprendenti, accanto alla vasta produzione scientifica, molti lavori relativi al suo impegno di rettorato. Si occupò anche di storia, come prova un suo scritto giovanile sulle origini, della università di Siena (Cenni storici sulla università di Siena, in Dialcuni istituti di istruzione e di beneficenza di Siena, pubbl. in occasione del XIV congresso dell'Associazione medica italiana, Siena 1891); si interessò di storia dell'arte, donde la stretta amicizia con A. Venturi, e di folclore, come testimonia un certo numero di manufatti sardi da lui raccolti e donati al Museo del costume a Nuoro.
Formatosi alla scuola di D. Barduzzi e di V. Mibelli, il C. svolse un'attività scientifica particolarmente intensa tra il 1890 e il 1910. I suoi lavori si possono dividere in due gruppi principali, indirizzati prevalentemente a problemi uno di terapia e l'altro di clinica. Nel primo gruppo si possono ricordare i lavori sull'uso del mentolo nelle dermatosi pruriginose, sulla importanza degli eccipienti in terapia locale e, in particolare, quello sulle varie terapie del rinoscleroma (Sulla cura di rinoscleroma, in La Riforma medica, VIII [1892], 209-211, pp. 699-704, 711-16, 722-27); interessante appare anche l'attenzione che dimostrò per l'uso del bicloruro di mercurio per via endovenosa nella cura della sifilide e dello zolfo nella terapia dermatologica. Nel secondo gruppo si trovano però i principali contributi del C.; particolare menzione merita la serie di lavori sull'ulcera venerea, problema al quale si dedicò fino dal 1893 (Sulmicrobo dell'ulcera venerea, ricerche sperimentali, in Commentario clinico delle malattie cutanee e genito-urinarie, Siena 1893), e sul quale tornò con diverse pubblicazioni.
Erano trascorsi pochi anni dalla scoperta di A. Ducrey di un bacillo nel pus dell'ulcera molle e dall'osservazione di P. G. Unna che aveva individuato uno streptobacillo nei tessuti; rimaneva tuttavia incerto se i due germi, malgrado alcune differenze tintoriali e morfologiche, rappresentassero due forme di uno stesso microrganismo e se fossero realmente l'agente etiologico dell'ulcera molle. Nella sua opera il C. fissò i punti fondamentali della questione; infatti, sulla scorta dei risultati delle ricerche sperimentali, batteriologiche, microscopiche ed epidemiologiche che aveva condotto sul bacillo di Ducrey, egli dimostrò l'identità di tale microrganismo con lo streptobacillo di Unna, indagando sulla patogenesi del bubbone venereo con una analisi attenta e critica delle sue osservazioni personali e della letteratura contemporanea. Tra i lavori su questo argomento meritano di essere citati: Sulla patogenesi del bubbone venereo, ricerche sperimentali, in Atti della R. Acc. dei Fisiocritici di Siena, s. 4, VIII (1897), pp. 475-547; Studio batteriologico sulla linfangite da ulcera venerea, Siena 1907.
Sempre in venereologia risultano di qualche interesse le ricerche del C. Sulla blenorragia e sulle sue complicazioni nella sfera genitale maschile (Della frequenza della prostatite, della vescicolite, della deferentite pelvicanella epididimite blenorragica e di un caso diprostatite, di vescicolite, di deferentite senzaepididimite, in Il Policlinico, sezione medica, II [1895], 2, pp. 459-80; Bakeriologischeund experimentelle Untersuchungen ueber einenmerkwuerdingen Fall von allgemeiner gonorrhoischer Infektion, in Zentralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten, XXIV [1898])e sulle forme setticemiche della blenorragia (Recherches bactériologiques et expérimentales sur un cas de blennorrhagie avec manifestations articulaires etcutanées. Contribution à l'étude de la pathogénie de ces localisations, in Journal des maladies cutanées et syphilitiques, VII [1895], pp. 577-593).Altri lavori il C. dedicò al problema della sifilide latente e ignorata, al comportamento dell'ulcera nella sifilide acuta, all'influenza delle terapie antiluetiche sull'emopoiesi, all'interessamento splenico nella sifilide acquisita. In dermatologia si occupò del granuloma tricofitico del Maiocchi, dell'orticaria pigmentosa, di dermatosi rare quali le epidermolisi bollose ereditarie, dell'escrezione urinaria dei pentosi nelle forme di xantoma dei diabetici. Nel 1909, alla conferenza internazionale della lebbra, presentò con A. Serra una memoria in cui erano raccolti dati statistici ed epidemiologici sulla diffusione della malattia (La lepra in Sardegna, Cagliari 1912).
Dopo l'assunzione della carica di rettore dell'università di Modena, l'attività del C. si rivolse con particolare impegno a questo importante ufficio. Resse l'ateneo negli anni della guerra mondiale, distinguendosi in iniziative patriottiche e in opere di assistenza verso studenti e docenti chiamati alle armi, dedicando solenni cerimonie ai caduti. Nel periodo di riforma dell'ordinamento degli studi superiori si impegnò. per garantire all'università di Modena la autonomia amministrativa. Si dedicò attivamente al rinvigorimento dell'antico ateneo, caldeggiando la ricostruzione dell'edificio annesso al palazzo universitario, sede di alcuni istituti scientifici, del rettorato e di uffici amministrativi; riattò e aprì al culto l'antica cappella universitaria; ripristinò il sigillo universitario, le toghe accademiche e la collana aurea col blasone rettorale. Si adoperò per favorire la costituzione della Casa e della mensa per gli studenti, sorte a Modena tra le prime in Italia.
Nel 1929, in accordo con la Deputazione di storia patria per le province modenesi, il C. istituì il Comitato permanente per la storia dell'università di Modena con il programma di riordinarne l'archivio antico, di completare la raccolta di documenti e memorie, di stimolare le ricerche sulle tradizioni dello Studio e di promuovere la pubblicazione di una Rassegna per la storia dell'università di Modena; di questo Comitato fu poi nominato presidente onorario, quando cessò dalla carica di rettore.
Fu anche direttore della scuola di perfezionamento per specialisti in patologia coloniale. Il 31 ott. 1932 lasciava l'ufficio di rettore; continuò tuttavia a insegnare patologia e clinica dermosifilopatica.
Insignito di molte onorificenze, il C. fu socio di autorevoli sodalizi italiani e stranieri, tra i quali l'Accademia dei Fisiocritici di Siena, la R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, le Società di dermatologia austriaca, francese, spagnola, tedesca, russa ed americana.
A Montalcino spirò la mattina del 7 luglio 1935.
Fonti e Bibl.: Necr., in Annuario della R. Università di Modena, 1935-36, pp. 261-263; R. Balli, Commem. di P. C., in, Atti e memorie della Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, s. 5, I (1936), pp. CXIX-CXXIV; Elenco delle pubblicazioni di P. C., Sassari 1902; Il rettore dell'univers. di Modena, prof. P. C., in Rivista di terapia moderna e di medicina Pratica, XXI (1928), pp. 27 ss.; I clinici ital. nella cattedra e nella vita (medaglioni), Milano 1928, p. 60; Prof. dott. P. C., in Annali Ravasini, XV(1932), 8-9, pp. 194 s., I, Fischer, Biogr. Lex. der hervorragenden Ärzte [1880-1930], I, p. 261.