PIO di Carpi
Famiglia che tenne la signoria di Carpi dal 1336 al 1527, e faceva parte, come i Pico, della consorteria feudale dei figli di Manfredo, dal cui figlio Bernardo nasce un Pio che nel 1168 col fratello Manfredo si fa cittadino di Modena e diviene nel 1177 podestà del comune e rettore della Lega lombarda. Nei secoli XII e XIII la famiglia contò podestà e vescovi in varie città; nel 1264 era espulso da Modena il suo capo Egidio insieme con i Grasolfi ghibellini. Nel 1306 i P. partecipano alla cacciata di Azzo VIII d'Este da Modena, e nel 1331 Guido figlio di Egidio e suo cugino Manfredo ne divengono vicarî per Giovanni di Boemia, e poi signori; ma nel 1336, premuti dalla lega formata contro il Boemo, devono cedere la città agli Estensi ottenendo Carpi per Manfredo e S. Felice per Guido. Per quasi due secoli dura la lotta con gli Estensi che vogliono sottometterli, o con la forza o con le lusinghe concedendo loro altri feudi nel Modenese, purché li riconoscano quali signori anche per Carpi e Novi, avuta nel 1373. Come gli altri piccoli signori, i P. si fecero condottieri, in quest'epoca, di compagnie, e servirono spesso i Visconti: nel 1450 Alberto Pio, essendo passato ai Savoia, abbandonando Francesco Sforza nella lotta per Milano, ottenne di poter aggiungere al suo nome il titolo di "Savoia". La rovina della famiglia derivò dalle lotte tra i varî rami: uno di essi era già stato stroncato nel 1469 in Gian Lodovico decapitato per congiura contro la vita del duca Borso d'Este. Tra i due rami, derivanti dai fratelli Alberto Pio su ricordato e Giberto, la discordia scoppiò quando il nipote del primo, Alberto Pio (nato nel 1475), rimasto sotto la tutela di Marco, figlio di Giberto, si trovò, nella maggiore età, assai danneggiato: le discordie più volte sopite da Ercole I d'Este, condussero nel 1500 alla vendita da parte di Giberto figlio di Marco della sua parte di Carpi al duca Ercole, che divenne così il pericoloso consorte di Alberto nella signoria. Alberto lottò per far annullare questa vendita e la sua attività, mescolatasi alla grande politica internazionale, fu costantemente volta a danno degli Estensi. Ebbe parte nel 1508 alla formazione della Lega di Cambrai accordando Luigi XII e Massimiliano imperatore. Spogliato dai Francesi di Carpi nel 1510, la riottiene nel 1512 da Massimiliano di cui diviene ambasciatore presso Leone X, che gli concede Meldola e Sarsina e il governo di Bertinoro in Romagna. Riaccesa la guerra in Italia, e occupata Carpi da Prospero Colonna in nome di Carlo V, egli passa a Francesco I di Francia che lo fa suo ambasciatore presso Clemente VII, con cui si trova assediato in Castel S. Angelo, e dal quale è inviato nel 1531 a Parigi dove si trattiene, assai apprezzato dal re, sino alla morte avvenuta nel 1550. Intanto Carpi era nel 1527 venduta da Carlo V ad Alfonso I d'Este. L'azione politica di Alberto fu resa più facile dalla sua vasta e raffinata cultura di cui rimangono tracce nelle due chiese fatte erigere a Carpi dal Peruzzi, nei suoi rapporti con Aldo Manuzio e in qualche opera letteraria e teologica. A un suo nipote, Rodolfo (morto nel 1564), aveva ottenuto nel 1536 la dignità cardinalizia. Estinto questo ramo, durò sino al 1599 la linea di Giberto, con la signoria di Sassuolo. Lo stemma originario della famiglia era di fasce bianche e rosse; dopo il 1450 fu aggiunta la croce bianca in campo rosso dei Savoia e il leone verde in campo d'oro.
Bibl.: Tiraboschi, Memorie stor. modenesi, IV, e Bibl. modenese, art. Pio Alberto; P. Litta, Famiglie nobili italiane, II, 18.