MELIA, Pio
– Nacque a Roma il 12 genn. 1800 da Felice ed Eleonora Battistoni, in una famiglia della media borghesia alle dipendenze della corte pontificia.
Il padre, chirurgo dentista di Pio VI, dopo aver seguito il pontefice nel 1798 nella prigionia a Siena e in Francia e dopo aver partecipato tra i medici al conclave del 1800 a Venezia in cui fu eletto Pio VII, mantenne il suo incarico a Roma e lo trasmise al figlio Giovanni che fu dentista di Gregorio XVI. Il M., invece, fu destinato, come poi il fratello Raffaele e la sorella Agnese, alla vita religiosa.
Il 14 ag. 1815 il M. entrò nella Compagnia di Gesù. Nei sei anni successivi, compiuto il noviziato, effettuò gli studi nel Collegio romano; quindi fu trasferito in altri istituti in cui, oltre a svolgere attività educativa e didattica, fu ordinato sacerdote. Alla fine del 1830, dopo essere stato nel collegio di Voghera, ritornò a Roma ove risiedette dapprima nella sede del S. Eusebio e poi nel Collegio romano in cui esercitò gli incarichi di predicatore annuale, confessore e consigliere; il 2 febbr. 1833 emise la professione solenne dei quattro voti. Nei due anni successivi fu nei collegi di Reggio Emilia e di Ferrara; da qui nel 1836 fece ritorno a Roma dove, con il successo ottenuto predicando la quaresima nella chiesa del Gesù, si confermò tra i migliori predicatori della Compagnia, infatti già dal novembre 1833 il vescovo di Imola G.M. Mastai Ferretti, futuro Pio IX, ne aveva chiesto l’invio nella sua diocesi.
La predicazione divenne l’attività specifica del M. che risiedette negli istituti di appartenenza soltanto negli intervalli tra i viaggi in missione nelle diverse diocesi. Nel 1838 fu addetto al collegio di Modena; dal 1839 al 1845 al S. Eusebio di Roma e al Collegio romano; dal 1846 al 1848 al collegio di Parma.
Visitò numerose località dello Stato pontificio, della Toscana, della Liguria, del Piemonte e del Veneto. Dall’ottobre 1841 rimase a lungo in Corsica. Nell’aprile di quello stesso anno, mentre stava ancora a Pisa, egli aveva messo mano (probabilmente in collaborazione con altri) e pubblicato, in forma anonima e senza indicazione di luogo, l’opuscolo Alcune affermazioni del signor Antonio Rosmini-Serbati prete roveretano, con un saggio di riflessioni scritto da Eusebio Cristiano.
In esso, esaminando il Trattato della coscienza morale di Rosmini e riprendendo le annose questioni dibattute nella Chiesa sul peccato originale, il libero arbitrio e la giustificazione, accusava Rosmini di riproporre con linguaggio diverso gli errori dottrinali di M. Lutero, G. Calvino, C. Giansenio e altri. Egli, infatti, partendo dalla distinzione rosminiana dei concetti di «peccato» e di «colpa», riferita in particolare al peccato originale, ne faceva derivare una diminuzione della libera scelta individuale di fronte al peccato, l’infusione della grazia divina indipendentemente dalla volontà dell’uomo e la giustificazione senza la necessità delle opere buone.
L’opuscolo suscitò subito forti reazioni e innescò una lunga serie di vivaci polemiche perché, sulla scia delle dispute teologiche dei secoli precedenti, si inseriva con virulenza nella controversia rosminiana che vedeva contrapposte due profonde esigenze in seno alla Chiesa: da una parte i gesuiti che, interpreti di una concezione più ottimistica della natura umana, si sentivano investiti della difesa della tradizione e dell’ortodossia da tutte le deviazioni connesse al pensiero moderno e in particolare all’idealismo tedesco; dall’altra Rosmini che, più sensibile verso le conseguenze prodotte nell’uomo dal peccato originale e più rigido nella morale, pur ritenendo fondamentale l’ortodossia, sentiva urgente la necessità di rinnovare il linguaggio filosofico e teologico della Chiesa per renderlo più idoneo a stabilire un terreno di dialogo con le correnti filosofiche e le istanze del mondo contemporaneo.
Il saggio mirava a sminuire l’autorevolezza teologica di Rosmini e ad arginare la diffusione del suo pensiero. Questa fu l’interpretazione del Rosmini stesso che, infatti, oltre ad apprezzare i molti interventi in sua difesa, in particolare di alcuni periodici come Il Propagatore religioso di Torino e L’Amico cattolico di Milano, replicò in prima persona con una voluminosa e non meno caustica Risposta al finto Eusebio Cristiano (Milano 1841), riprodotta in seconda edizione con il titolo Dottrina del peccato originale in difesa del Trattato della coscienza contro il finto Eusebio Cristiano (ibid. 1843). Tra i numerosi scritti che si susseguirono, non mancarono le controrepliche, tra cui Sulla difesa del chiarissimo abate A. Rosmini inserita nel Propagatore religioso piemontese. Osservazioni di C.B.P., attribuita generalmente ai gesuiti I. Carminati, A. Ballerini e C. Passaglia che, insieme con il M., erano tra i maggiori indiziati come possibili autori dell’Eusebio Cristiano.
A individuare più tardi nel M. l’autore dell’opuscolo, stampato prima della revisione proposta dal generale della Compagnia J.Ph. Roothaan, fu Passaglia che affermò di averne ricevuto le bozze da quest’ultimo e di essersi espresso – come anche G. Mazio – contro la pubblicazione, perché due terzi erano da scartare e il resto era assai mediocre. Veramente nel linguaggio circospetto del carteggio con Roothaan il M. figura soltanto come tramite di un autore anonimo (Roothaan, V, pp. 472 s. n. 3); però, sempre in tempi posteriori, egli stesso confessò ai padri rosminiani «d’aver avuto parte in quel libro, benché s’ingegnasse far credere non esser stata molta» (La vita di Antonio Rosmini, p. 80).
D’altronde il suo profondo coinvolgimento nella polemica è confermato anche dal fatto che egli, dopo il silenzio imposto alle due parti il 7 marzo 1843 da Gregorio XVI, tentò di riaprirla all’inizio del pontificato di Pio IX proponendo a Roothaan la ripresa dell’iniziativa a opera della Compagnia; ma il 22 giugno 1847 ricevette in risposta, insieme con il divieto, il consiglio di ovviarvi scegliendo le proposizioni di Rosmini «contro la sana morale» e inducendo con esse alcuni vescovi a presentare «formale ricorso a Roma» (Roothaan, III, pp. 341-344).
Due anni prima il M. aveva pubblicato in difesa della Compagnia l’opuscolo Alcune ragioni…(Lucca 1845), in cui, dopo avere definito i crescenti attacchi ai gesuiti una semplice ripetizione di luoghi comuni e di accuse infondate, ricordava le benemerenze della Compagnia, le personalità di rilievo che aveva espresso e il valore dei maestri che egli aveva avuto.
Ad aumentare il disagio, che sfociò nel distacco dalla Compagnia, influirono il peggioramento del clima generale verso di essa e nei propri confronti in Toscana, il desiderio di una maggiore autonomia, pari a quella che godeva il fratello Raffaele, sacerdote che operava in Inghilterra, e infine un episodio, non bene precisato, segnalato a Roma il 29 genn. 1848 dall’incaricato d’affari pontificio a Firenze: Notizie su di un fatto avvenuto in S. Miniato mentre il p. M. gesuita in abiti secolareschi erasi recato a visitare quel mgr. vescovo nel suo passaggio (Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1848, reg. di prot. n. 196).
Così, quando in quell’anno un gran numero di gesuiti fu costretto dalle polemiche dei liberali a lasciare l’Italia, il M. si recò a Londra su invito del futuro cardinale N.P. Wiseman che lo volle suo confessore e gli diede l’incarico di assistere gli immigrati italiani, come già faceva dal 1844 il fratello del M., Raffaele.
Stabilita la sua residenza in Gray’s Inn square, il M. officiò per qualche tempo nella cappella reale sarda di Lincoln’s Inn Fields; poi si occupò delle missioni a Hastings e Saint Leonards-on-Sea (1850-53), quindi a Walthamstow (1855-61). Dopo la morte di Wiseman (febbraio 1865) svolse per alcuni anni, la domenica mattina, le mansioni di cappellano a Brentwood (Essex). Frattanto il 13 sett. 1849 aveva avuto la cittadinanza britannica, il 2 ott. 1853 era uscito dalla Compagnia e nello stesso anno era stato nominato elemosiniere della Italian Benevolent Society. In questa veste dedicò la parte più importante della sua attività ad alleviare le condizioni disagiate dei numerosi immigrati italiani della Little Italy in Hatton Garden. Qui predicò per diversi anni la domenica pomeriggio nella St. Peter’s Italian church, alla cui costruzione – effettuata con i fondi raccolti in gran parte dal fratello in Italia e all’estero e terminata nel 1863 – egli aveva attivamente collaborato.
In riconoscimento dell’opera svolta in favore della beneficenza e della scuola italiana a Londra, il 29 apr. 1879 il M. fu insignito, su iniziativa dell’ambasciatore in Inghilterra L.F. Menabrea, della croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Negli anni del soggiorno inglese egli pubblicò le opere: The pope, the prince, and the people. Doctrines of st. Thomas Aquinas on the rulers and members of Christian States (London 1860), in cui indicava come forma migliore di governo la monarchia e la separazione tra potere politico e religioso; The origin, persecutions, and doctrines of the Waldenses (ibid. 1870), per la cui documentazione era tornato in Italia a consultare le biblioteche di Roma e di Torino; Hints and facts on the origin of man and of his intellectual faculties (ibid. 1872); Words of a believer on the ways of Providence towards man here and hereafter (ibid. 1878).
Il M. morì a Londra il 23 maggio 1883 e fu sepolto nel Kensal Green Cemetery.
Raffaele (Roma 6 maggio 1804 - 11 nov. 1876), ordinato sacerdote il 22 dic. 1827, fu vicerettore del Collegio Urbano di Propaganda Fide, segretario minutante dell’omonima congregazione ed entrò nella Pia Società delle missioni (oggi Società dell’apostolato cattolico), fondata di recente da V. Pallotti che lo aveva inviato a Londra e di cui sarebbe diventato terzo successore come superiore generale (1856-62). Fu anche autore di A treatise on auricular confession…(Dublin-London 1865), The woman blessed by all generations…(London 1868), The life of the servant of God V. Pallotti… (ibid. 1871).
Fonti e Bibl.: Necr., in The Times, 1° giugno 1883; The Tablet, 2 giugno 1883; Weekly Register, 2 giugno 1883; Annual Register, 1883, p. 152; L’Ateneo, 17 giugno 1883; Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff. 23, 17 ott. 1836 (atto notarile contenente notizie sulla famiglia Melia); Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu, Provincia romana, regg. II-VI, ad ind. (copia delle lettere di Roothaan al M.); Roothaan (lettere autografe), 1013, nn. 222-247-302-314-319-324; Epistolae, 1026 (1831-46: lettere autografe del M. a Roothaan); Catalogus sociorum et officiorum Provinciae Italianae Societatis Iesu anno ineunte (Romae 1830-48, 1851-53), ad nomen; Lettera del p. P. M. al m.r.p. generale sulle missioni in Corsica, Livorno 6 febbr. 1842; Ibid., Arch. centrale dello Stato, Ministero della R. Casa, Segreteria reale, div. I, b. 35, f. 1200 (pratica sull’onorificenza di cavaliere al M.); Arch. segreto Vaticano, Segreteria di Stato, 1851, rubr. 253, f. 5 (offerte raccolte da Raffaele in Toscana per l’erezione della St. Peter’s Italian Church); J.Ph. Roothaan, Epistolae, a cura di P. Pirri, Roma 1935-40, III-V, passim; C. Passaglia, Della dottrina di s. Tommaso secondo l’enciclica di Leone XIII, Torino 1880, pp. 277, 282; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, V, Bruxelles-Paris 1894, coll. 843, 877 s.; La vita di Antonio Rosmini scritta da un sacerdote dell’Istituto della Carità, II, Torino 1897, pp. 76, 79 s.; P. Galletti, Memorie storiche intorno alla provincia romana della Compagnia di Gesù dall’anno 1814 all’anno 1914, I, Prato 1914, pp. 458 s.; II, a cura di L. Tognetti, Roma 1939, p. 125; P. Pirri, P. Giovanni Roothaan XXI generale della Compagnia di Gesù, Isola del Liri 1930, pp. 295 s.; G.B. Pagani, Vita di Antonio Rosmini, a cura di G. Rossi, Rovereto 1959, pp. 65-100; J. Gillow, A literary and biographical history, or Bibliographical Dictionary of the English catholics…, New York [circa 1962], IV, pp. 559-563 (è l’opera più informata sulla permanenza dei fratelli Melia in Inghilterra); A. Giovagnoli, Dalla teologia alla politica. L’itinerario di Carlo Passaglia negli anni di Pio IX e Cavour, Brescia 1984, pp. 21, 47; G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), Brescia 2003, pp. 65 s.; F. Boase, Modern English biography (1851-1900), II, London 1965, col. 835; H.C.G. Matthew - B. Harrison, Oxford Dictionary of national biography, XXXVII, Oxford 2004, pp. 742 s. (R. Mitchell); G. Moroni, Diz. d’erudizione storico-ecclesiastica, Indici, ad nomen (accenni al padre del M., Felice, e al fratello Giovanni).
D. Marini