PIO VII papa
Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti, nato a Cesena il 14 agosto 1742, vestì l'abito di S. Benedetto e fece i voti nel convento di S. Maria nel 1758; passò poi nel convento di Santa Giustina a Padova e nel collegio di S. Anselmo a Roma per compire i suoi studi teologici. A 40 anni venne nominato vescovo di Tivoli, e, pochi anni dopo, promosso all'ordine dei cardinali, fu trasferito alla sede vescovile d'Imola (1785). A Imola pubblicò la famosa omilia (Natale 1796), che proclamava sotto molti rispetti conciliabili evangelo e democrazia; ma a torto quest'omilia è stata considerata come la genesi della democrazia cristiana: si trattava semplicemente d'un piissimo mezzo per evitare contrasti sanguinosi tra le popolazioni e le truppe francesi. Dopo un laborioso conclave a Venezia, il Chiaramonti venne eletto papa il 14 marzo 1800, col nome di Pio VII, e il 3 luglio poté rientrare a Roma, sgombra dalle truppe napoletane.
Il pontificato di Pio VII potrebbe dirsi il segretariato di stato del Consalvi (v.), che aveva avuto gran parte alla sua elezione e che venne subito da lui elevato al ministero. Ma la personalità del papa non fu del tutto assorbita da quella del grande cardinale, perchè i due uomini s'integravano a vicenda nella suprema direzione della Chiesa.
Insieme ricondussero la Chiesa dall'estrema rovina, in cui sembrava essere stata prostrata dalla rivoluzione francese, alla riscossa del secolo XIX. La grande opera cominciò col concordato di Francia (15 luglio 1801), col quale, nonostante i sacrifici che aveva dovuto sottoscrivere, la chiesa cattolica rientrò nel seno della civiltà contemporanea. Terminava, è vero, il regime privilegiato della Chiesa, ma con la deposizione dei vescovi irriducibilmente realisti e con l'enorme prestigio riacquistato presso le masse credenti, sorgeva vigoroso il cosiddetto ultramontanismo, che doveva culminare nel Concilio vaticano. Milano giansenista si piegava al concordato d'Italia del 1802 e Napoli giannoniana chiedeva e otteneva nel 1804 il ripristino della Compagnia di Gesù. Nella Renania agonizzava e periva il principato ecclesiastico, ma con i motuproprî dell'11 marzo 1801, del 15 settembre 1802, del 4 novembre 1802, il Consalvi tentava salvare il potere temporale dei papi, promovendo ardite riforme economico-sociali (la libertà del commercio, la divisione del latifondo, ecc.). La politica di Napoleone arrestò la vasta opera di restaurazione cattolica. Con le leggi organiche in Francia, con i decreti Melzi nel regno d'Italia, egli svelò apertamente, sotto la maschera concordataria, il giurisdizionalismo laico moderno, e invano Pio VII, andando a incoronarlo imperatore a Parigi (2 dicembre 1804), sperò indurlo a più miti pretese. Con l'occupazione di Ancona (3 nommbre 1805) e con la creazione di principati napoleonici a Napoli, a Benevento, a Pontecorvo (1806), lo stato pontificio fu stretto in una morsa di ferro. Cercò spezzare il cerchio il Consalvi, ma Napoleone lo costrinse a dare le dimissioni (17 giugno 1806). Pio VII nominò allora prosegretario di stato il cardinale Filippo Casoni, che continuò la politica di resistenza, rifiutando di partecipare al blocco continentale e di preconizzare i vescovi nominati in forza del concordato d'Italia (21 ottobre 1806), finché, in seguito all'invasione in Roma del generale Miollis, dovette anche lui dimettersi (2 febbraio 1808). Gli eventi allora precipitarono: dopo i due brevi prosegretariati dei cardinali Doria e Gabrielli, il Pacca tenne fronte a Napoleone con fermezza, ma il 17 maggio 1809 l'imperatore decretò la fine del dominio temporale dei papi e, nella notte dal 5 al 6 luglio, Pio VII fu arrestato nel Quirinale e condotto prima a Grenoble, poi a Savona. Quando Napoleone volle sciogliersi dal matrimonio con Giuseppina Beauharnais, il papa non volle acconsentirvi. Napoleone non riuscì neppure con un concilio nazionale (Parigi, 17 giugno 1811) a spezzare l'autorità papale, perché il concilio si mostrò in fondo più che egli non volesse deferente a Pio VII. Il 12 giugno 1812 allora, fece trasferire il papa da Savona a Fontainebleau e con la violenza e le minacce lo costrinse a firmare il vergognoso concordato del 25 gennaio 1813, opera dell'abate de Pradt, che riduceva il pontefice a un cappellano imperiale. Ma i cardinali neri, mandati prima a confino per non aver voluto prender parte alle cerimonie delle seconde nozze di Napoleone, subito liberati dopo il concordato, consigliarono a Pio VII di rinnegarlo pubblicamente il 24 marzo 1813. Napoleone confinò il più energico dei consiglieri del papa, il cardinal Di Pietro, ma gli eventi della guerra e della diplomazia lo costrinsero a porre in libertà Pio VII, che, dopo un viaggio trionfale attraverso l'Italia, poté rientrare da sovrano a Roma il 24 maggio 1814.
Mentre il cardinale Pacca riassumeva temporaneamente il prosegretariato di stato (19 maggio 1814-2 luglio 1815) e iniziava una rigorosa politica di reazione nelle provincie pontificie di prima recupera, il cardinale Consalvi nei convegni diplomatici di Parigi, di Londra e di Vienna riusciva ad ottenere anche la restaurazione pontificia nelle Marche e nelle Legazioni.
Ritornato a Roma, il Consalvi cominciò ad attuare la trasformazione della sovraniti pontificia in governo clericale con qualche temperamento laico e pose le basi di tale trasformazione nel motuproprio del 1816. Mentre si mantenevano l'abolizione degli statuti municipali e l'uniformità centralizzatrice di Napoleone, si accoglieva come principio fondamentale di stato l'esclusione dei laici dalle cariche e dalle funzioni governative. Così si conciliava il sistema amministrativo napoleonico con i diritti del Sacro Collegio.
Ma più che per la politica interna, il pontificato di Pio VII ha stampato un'orma nella storia della Chiesa con la politica dei concordati, mediante i quali essa riacquistò le sue posizioni in tutto il mondo. Alla lotta senza quartiere sul terreno etico-politico contro lo spirito moderno, caldeggiata dalla pubblicistica dei de Maistre e dei Lamennais, la Chiesa preferì gli accordi con gli stati, i concordati, modellati, quasi tutti, sul concordato napoleonico del 1801, con molti notevoli vantaggi però a suo favore (concordato di Francia del 1817, di Baviera del 1817, di Napoli del 1818, ecc.). Anche nei paesi acattolici la posizione della Chiesa migliorò: se lo zar Alessandro prese a perseguitare i gesuiti e concepì con spirito mistico-massonico la Santa Alleanza, in Inghilterra invece s'iniziò il movimento per l'emancipazione dei cattolici e con la Prussia il Consalvi riuscì a stipulare una convenzione nel 1821. Infine col Consalvi si posero le basi degli accordi religiosi con le repubbliche ribelli dell'America meridionale: da un lato Pio VII domandò ai re di Spagna la rinuncia al privilegio del patronato, cioè al diritto di presentazione nei casi di nomina ai vescovati e a gran numero dei benefici ecclesiastici dell'America meridionale, dall'altro canto nel 1823 si decise a inviare nel Chile con i più estesi poteri un vicario apostolico. In tal modo si finì con l'intaccare nel diritto ecclesiastico l'istituto del patronato reale e nella politica il prestigio mondiale della Santa Alleanza. Il glorioso pontificato di Pio VII si apre con le ardite trattative per il concordato di Francia e si chiude con quelle non meno ardite con Bolívar. Pio VII morì il 20 agosto 1823.
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