pio
Esclusivo della Commedia; è usato per lo più in rima.
Nel senso proprio di " devoto a Dio " ricorre, probabilmente, solo in Pg XXI 70 li pii / spiriti, " quelli del Purgatorio, devoti a Dio " (Steiner), ove, però, potrebbe anche valere " caritatevoli ". Senz'altro in quest'ultima accezione (da ‛ carità ', cioè " amore ", " piena coincidenza del volere degli angeli e dei beati con quello di Dio ": cfr. Pd III 70-87) occorre in Pd IX 77 fuochi pii, i Serafini " ardenti di carità " (tutto serafico in ardore è detto s. Francesco: cfr. XI 37), e anche in V 121 spirti pii (del cielo di Mercurio; " amorevoli " secondo il Torraca, " santi, ovvero affettuosi verso Dante " secondo il Porena: ma queste interpretazioni sono riconducibili alla prima, giacché l'atteggiamento degli spiriti è comunque determinato dalla carità).
Significato prevalente è quello di " pietoso ": If V 117 Francesca, i tuoi martìri / a lagrimar mi fanno tristo e pio, " dolente e pietoso " (Boccaccio); XIII 38 ben dovrebb'esser la tua man più pia; XXIX 36 in ciò m'ha el fatto a sé più pio: Geri del Bello, cugino di Alighiero, padre di D., ucciso e rimasto invendicato dai parenti, e perciò sdegnoso verso il poeta, " mi ha fatto a sé più pietoso ", in ciò, " riguardo a ciò " (cfr. Barbi, Problemi I 216), " per quest'altra pena accidentale, che ha di essere invendicato " (Lombardi); Pg XXX 101 le sustanze pie, gli " angeli, detti pii non tanto perché santi quanto perché hanno in questo momento pietà di D. " (Vandelli), " perché avevano ‛ compatito ' con D. " (Mattalia); XXXIII 4 e Bëatrice, sospirosa e pia, " per compassione della Chiesa straziata " (Scartazzini-Vandelli); Pd I 100 pïo sospiro, per l'ignoranza di Dante.
In Pg XII 21 lì [accanto ai sepolcri] molte volte si ripiagne / per la puntura de la rimembranza, / che solo a' pïi dà de le calcagne, il Landino spiega: " e' pii, idest e' piatosi, perché chi non è piatoso non si move a compassione del morto "; e così in genere gli altri commentatori antichi e moderni, mentre il Chimenz ritiene che il termine, usato " probabilmente, in senso stretto ", indichi " quelli che hanno cura delle anime dei loro morti " (dà de le calcagne: " stimola "). Ma l'aggettivo ritiene il valore virgiliano in Pd XV 25, dove D. fa esplicito riferimento all'episodio dell'incontro di Enea e Anchise nell'oltretomba (cfr. Aen. VI 684 ss.): Si pïa l'ombra d'Anchise si porse / ... quando in Eliso del figlio s'accorse (cfr. XXXI 62 in atto pio / quale a tenero padre si convene, detto di s. Bernardo).
In Pd XVIII 129 'l pïo Padre, vale " Dio misericordioso " (Torraca); ma il termine, riferito ai beati, può presentare la sfumatura di " santo ": Pd XXV 49 quella pïa, Beatrice, " pia, in quanto gli porge aiuto, a meno che il termine non abbia semplicemente il valore di santa " (Chimenz); tale ultima sfumatura, " santa ", sembra presente anche in Pg XXXII 82 quella pia, cioè Matelda.
Due volte il termine P. è usato insieme con l'aggettivo giusto: Pd XIX 13 giusto e pio, e XXXII 117 giustissimo e pio. Nel primo caso si danno due interpretazioni: la prima, che è dei commentatori antichi e di molti fra i moderni, spiega pio come " misericordioso ": l'aquila del cielo di Giove si definisce, nei beati che la compongono, " giusta e misericordiosa ", in quanto " giustizia e carità sono strettamente congiunte in Dio (le due ‛ vie ' dell'operare divino, cfr. Par., VII, 103-105 e Purg., XI, 37), e così nell'autorità umana che da lui deriva " (Sapegno); diversamente, secondo l'altra interpretazione, pio è usato " probabilmente non nel senso di ‛ misericordioso ', come generalmente s'intende, ma nel senso religioso di " ossequente al volere di Dio, fondamento della giustizia " (Chimenz), " ‛ giustizia ' e ‛ pietà ' sono in stretto rapporto, il vero e solido fondamento della giustizia essendo il sentimento religioso, come Dio è assoluta e suprema giustizia " (Mattalia); l'imperio giustissimo e pio di Pd XXXII 117 è il " governo di Dio giustissimo e misericordioso ". v. anche PIETÀ; pietoso.