Pio
Nobile famiglia di origine modenese, tenne la signoria di Carpi dal 1328 al 1527.
L’attenzione di M. – a parte un’allusione indiretta a Manfredo I P. come vicario imperiale di Modena dal 1332 al 1336 (in Istorie fiorentine I xxviii si annota che Giovanni di Boemia si ritirò dall’Italia e «lasciò solo guardato Reggio e Modena») –, è riservata al contemporaneo Alberto III (1475-1550). Questi, nipote del celebre umanista Giovanni Pico della Mirandola, fu un uomo politico di primo piano, colto e incline al mecenatismo. Sostenne anche un’aspra polemica contro Erasmo da Rotterdam, accusandolo di aver dato una base teorica all’eresia luterana e soprattutto di aver creato una profonda frattura tra l’Umanesimo e la teologia, con la sua pretesa di essere l’unico in grado di comprendere il vero significato dei Vangeli. Nel 1508, in qualità di ambasciatore di Luigi XII re di Francia, Alberto partecipò alle negoziazioni che si conclusero con la firma della lega di Cambrai (→). Fu anche al servizio dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo e dei pontefici Leone X e Clemente VII. Nel 1516 fu destinatario di due discorsi politici di Lodovico Alamanni (→). Anche Aldo Manuzio il Vecchio poté beneficiare del generoso sostegno del Carpigiano. La sua azione politica fu tutta volta alla difesa della signoria avita, ma lo schieramento nel campo antimperiale, nel 1522, si rivelò fatale. Nel 1522 le truppe di Carlo V occuparono Carpi, che l’imperatore cedette agli Estensi nel 1527. I P. di Carpi si estinsero nel corso del 16° sec.; l’ultimo esponente di rilievo fu il cardinale Rodolfo (1500-1564).
Dal 20 giugno al 24 settembre 1510 M. fu impegnato nella sua terza legazione in Francia, in una fase di già aspro conflitto tra Luigi XII e il papa Giulio II. Nella lettera dei Dieci a M., 26 luglio 1510 (LCSG, 6° t., p. 450), viene citato Alberto P., allora ambasciatore a Roma per il re di Francia. Dopo aver difeso con determinazione la causa francese presso il pontefice, Alberto si era fermato a Firenze, dove aveva ottenuto rassicurazioni dal governo della città circa la sua fedeltà all’alleanza con la Francia. Oltre dieci anni dopo, dall’11 al 20 maggio 1521, M. fu inviato a Carpi presso i francescani frati minori lì riuniti in capitolo generale, con l’obiettivo di ottenere la divisione della loro provincia toscana in due parti, fiorentina e senese (realizzata nel 1523). In questa legazione, resa celebre dal carteggio con Francesco Guicciardini, M. fu ospitato e appoggiato da Sigismondo Santi, cancelliere di Alberto P. (cfr. LCSG, 7° t., pp. 151-60).