pioggia (ploia: cfr. Parodi, Lingua 227; per ‛ piova ', che ha diversa etimologia, v. questa voce)
In senso proprio, e senza alcuna allusione specifica, in Pg XXI 46 non pioggia, non grando, non neve, / non rugiada, non brina più sù cade / che... (ancora unita a fredda neve è la noiosa pioggia, / onde l'aere s'attrista tutto e piagne, Rime C 21; unita a rugiada, nel biblico ricordo di Gelboè, / che poi non sentì pioggia né rugiada [Pg XII 42], " secondo l'imprecazione, che D. immagina avverata, di Davide dopo la morte di Saul [II Reg. I, 21]: Montes Gelboë, nec ros, nec pluvia veniant super vos, neque sint agri primitiarum ' ", Scartazzini-Vandelli); si veda inoltre Pd I 80. Con più preciso riferimento, ancora nel Purgatorio è ricordata la p. che bagna le ossa di Manfredi (III 130) e quella che cadde impetuosa dal pregno aere a ingrossare i rivi grandi, onde fu poi travolto il corpo di Bonconte (V 119).
La greve pioggia che batte il cerchio dei golosi (If VI 35; v. anche i vv. 19, 54 e 101, XI 71; cfr. inoltre piova, in VI 7) è propriamente una mistura di grandine grossa, acqua tinta e neve (VI 10), e perciò è detta greve, " pesante ", ovvero " gravosa a sopportarsi ": resta incerto, nell'esegesi sia antica che moderna, il significato allegorico di questa p., nel rapporto di contrapasso fra la pena e la colpa; in ogni caso essa, insieme con gli altri elementi che realisticamente rappresentano lo scenario del terzo cerchio, indica che " alla qualità tutta sensuale di un peccato, che avvilisce l'uomo a una condizione bestiale, corrispondono la materialità ripugnante del castigo e quello stato di prostrazione in cui i golosi giacciono immersi in una sorta di torpore animalesco " (Sapegno) e nel tormento dei sensi per opera del freddo, del fango, del puzzo, dei latrati e delle unghiate di Cerbero e della p. stessa.
Ancora in senso proprio, ma con valore contestuale metaforico, in Pd XXVII 125 Ben fiorisce ne li uomini il volere; / ma la pioggia continüa converte / in bozzacchioni le sosine vere. " È innata ‛ ne gli uomini ' una volontà del sommo bene e ‛ fiorisce ' in loro; ma di poi, come l'assidua piova vieta che susine non producono il vero frutto, ma convertonsi in bozzacchi, che sono pieni d'acqua e di vermini, così la ‛ piova della cupidità delle cose terrene ' corrompe la sincera volontà " (Landino); il Venturi intende p. nel senso di " incentivi sì frequenti al peccare, e l'istesso peccare, che di qui viene "; l'Andreoli parafrasa " stimoli al male "; mentre il Porena, seguito in parte dal Chimenz, esclude il valore traslato di " cupidigia ", anche perché sarebbe una ripetizione del v. 121 (Oh cupidigia, che i mortali affonde...), e ritiene più rispondente all'immagine della p. " qualche cosa di esterno all'uomo, che ne sciupa il buon volere... non un suo male intrinseco ", e cioè " l'ambiente corrotto... e principalmente... il malo esempio dei pontefici ".
La pioggia di If XIV 48 designa le falde di fuoco che piovean sul sabbione del VII cerchio (v. 29): " La pena del fuoco, evidentemente ispirata dal biblico castigo di Sodoma (città di lussuriosi e sodomiti), Dante ha esteso ai bestemmiatori e usurai, i tre peccati essendo dottrinalmente accomunati nella violenza contro Dio " (Mattalia). Più oltre si ha un'efficace ripresa del termine: la pioggia de l'aspro martiro (XVI 6).
A una pioggia di manna sono paragonati li angeli che tornavan suso in cielo (Vn XXIII 25 58): " il paragone non pare esatto se si osservi che la pioggia cade e gli Angioli salivano: ma il termine di somiglianza sta nella candidezza del colore e nella placidezza del movimento " (D'Ancona, in D.A., Vita nuova, Pisa 1884, ad l.). In senso figurato, in Pd XXV 78, dove D. si rivolge a s. Giacomo: Tu mi stillasti, con lo stillar suo [di Davide], / ne la pistola poi; sì ch'io son pieno, / e in altrui vostra pioggia repluo, " refundo... instillationem tui Iacobi et David ", Benvenuto; " ri-piovo, riverso in abbondanza su altri, la vostra pioggia, il vostro fecondo e divinamente ispirato insegnamento " (Mattalia), ovvero l' " acqua della Speranza instillatami da voi " (Chimenz).
Con diverso traslato, in Rime dubbie XI 11 la morte... / combatte dentro a quel poco valore / che mi rimane, con piogge di troni (" folgori "), cioè con " violenti, furiosi assalti ".
La forma ‛ ploia ', " pienamente provenzale " (Contini), ricorre sempre in rima, e in senso metaforico. In Rime CXIII 12 designa la " pioggia " di lagrime che sgorgano dagli occhi della donna; nel Paradiso, invece, lo refrigerio de l'etterna ploia (XIV 27) è la " gioia che nasce dalla pioggia della grazia di Dio che scende eternamente su loro [i beati] e li ristora e rallegra, quetando ogni loro desiderio " (Scartazzini-Vandelli; per analoghi traslati D. usa anche ‛ piova '). Si veda ancora Pd XXIV 91 La larga ploia / de lo Spirito Santo, ch'è diffusa / in su le vecchie e 'n su le nuove cuoia, " l'ispirazione che si effonde, come abbondante pioggia... dallo Spirito Santo nelle pagine del Vecchio e del Nuovo Testamento " (Sapegno). V. anche PIOVERE.