PIORREA alveolare (dal gr. πῦον "pus", ῥοή "flusso")
Con il nome di piorrea alveolare (scolo di pus dall'alveolo) si comprendono le alterazioni croniche, infiammatorie o atrofiche, dell'apparato di fissazione del dente nell'osso (paradenzio). Questa malattia, per la frequenza con cui porta all'espulsione di denti spesso apparentemente sani e alla rapida involuzione dell'organo di masticazione, non ha minore importanza sociale della carie dentale. A differenza di questa, essa colpisce prevalentemente le persone anziane, più spesso quelle immuni da carie.
Le cause della malattia sono da ricercarsi in fattori locali e generali. Tra i primi va rilevata la mancata igiene della bocca, per cui si formano depositi di residui alimentari e concrezioni di tartaro attorno ai colletti dei denti, che mantengono uno stato cronicamente infiammato della gengiva; l'irritazione di questa da parte di prostesi irrazionali; infine il sovraccarico funzionale dei denti per il loro scarso numero, per anomalie della loro posizione o per l'eccessiva forza e durata della masticazione (digrignare notturno dei denti). I fattori eziologici generali sono dati dall'ereditarietà, da anomalie del ricambio (stitichezza cronica, diatesi urartritica, diabete, ecc.) o da uno squilibrio ormonico. Quale primo sintomo della piorrea alveolare il paziente nota l'infiammazione della gengiva, che diviene tumida e che facilmente sanguina; poi, alla pressione digitale, la fuoruscita di pus dal margine gengivale, attorno al colletto del dente, spesso con formazione di veri ascessi; e infine il tentennamento e l'espulsione del dente. In altri casi mancano in un primo tempo i fatti infiammatorî; ma per l'atrofia del paradenzio i denti subiscono spostamenti (formazione di spazî fra i denti anteriori prima serrati) e perdono la connessione con i tessuti circonvicini (denti apparentemente allungati). Sono colpiti tutti i denti o gruppi di denti; più spesso gli incisivi inferiori. Il processo si trascina per molti anni, interrotto da periodi di rinsaldamento dei denti; oppure porta alla rapida espulsione dei denti, cui segue col riassorbimento dei tessuti anche la scomparsa di tutti i fatti infiammatori del paradenzio. Nel decorso della malattia di solito il paziente non avverte dolori, ma risente le conseguenze della grave menomazione della masticazione e, nelle forme purulente, inghiottendo di continuo rilevanti quantità di pus, può andare soggetto a disturbi gastrici. Infine non si può negare la possibilità che dai tessuti peridentarî infiammati partano processi settici in altri organi (reumatismo, nefrite, endocardite, ecc.).
La terapia cercherà d'influire sui fattori eziologici locali e generali. Al primo scopo serve la periodica asportazione del tartaro seguita da regolari pratiche d'igiene boccale, la cura o asportazione chirurgica dei tessuti paradentarî infiammati, l'eliminazione del sovraccarico funzionale, la sostituzione prostetica dei denti mancanti, la limatura delle cuspidi dei denti, l'applicazione di docce portate di notte, di ponti e ferule che riunendo tra di loro i denti malfermi diano loro una stabilità collettiva. Le cure generali cercheranno di regolare la funzione intestinale e d'influire su eventuali perturbamenti del ricambio e della secrezione interna. Mentre nelle forme infiammatorie della piorrea alveolare, spesso causate dalla cattiva igiene, la terapia dà in generale la guarigione completa, nelle forme atrofiche, di natura prevalentemente costituzionale, la terapia non potrà che ritardare la perdita dei denti e, in seguito, dovrà ricorrere a mezzi prostetici.